Chi è Boris, l’alter-ego di Woody Allen?

Per il week end vi propongo una commedia superficialmente Aromantica del disincantato Woody Allen: basta che funzioni. Pessimismo e leggerezza si alternano alle stranezze del protagonista in una pellicola che può convincere. Misogino, logorroico, ermetico e ipocondriaco, Boris (Larry David) ha un unico desiderio: quello di vivere isolato dal mondo. Affetto da pessimismo cosmico e sopravvissuto a un matrimonio con una donna piena di se e arrivista tenta, fallendo, un suicidio. E’ convinto che l’amore sia un evento transitorio: “sono un uomo con un ampia visione del mondo e sono circondato da microbi”.

locandina

Incontra Melody (Evan Rachel Wood), rientrando a casa. La ragazza, una bionda svampita del Mississipi, lo prega di lasciarlo entrare. La sua permanenza nell’appartamento è tutt’altro che breve e lei mostra evidenti segnali di infatuazione nei confronti del burbero professore. Sembra prendere sul serio anche gli aforismi di Boris, nonostante lui si mostri espressamente contrario alla sua stupidità.

Nonostante il cinismo gli scorra nelle vene, acconsente a sposare la ragazza. Rivisiterà di conseguenza, le sue sprezzanti critiche sul legame amoroso. L’armonia dei due, sarà alterata dall’arrivo dei genitori di Melody che, risponderanno al caso con una necessità impellente di rivoluzionare completamente la loro vita. Poligamia e adulterio diverranno i nuovi protagonisti della manche finale.

Tematiche

Allen ci mostra come risolvere il problema dell’inutilità della vita: accettare gli eventi casuali senza pregiudizi, perché potrebbe durare anche la relazione più assurda, “basta che funzioni”. Dose di paranoia centellinata ma presente.

scena del film

La pellicola nel complesso è carina, ma sono più intriganti i dialoghi e gli spunti narrativi che il film in sé. Il messaggio è collegato al titolo: non è importante chi sceglierai, l’importante è che funzioni. Se un rapporto è all’apparenza perfetto, ma fa acqua da tutte le parti, non vuol dire che si debba proseguire la relazione. Viceversa se un legame si istaura tra persone completamente diverse, proprio quello potrebbe essere il caso ideale.

I monologhi sono molto interessanti dal punto di vista del contenuto, ma poco avvincenti i dialoghi faccia a faccia con la telecamera, ricorrenti nei film di Allen. In quei momenti è più facile distrarsi e non prestare attenzione alle immagini. Insomma, sarebbe stata sufficiente una voce narrante per dare sfogo all’alter-ego di Woody Allen. L’impronta alleniana è mantenuta. Gli intrecci passionali si avviluppano in situazioni dall’epilogo quasi imprevedibile.

Sopprimere gli impulsi, evitare comportamenti naturali, reprimere gli istinti può condurre ad un cambiamento della personalità. E’ questo che accade ai personaggi: per loro il caso non è percepito come evento fortuito, ma come un segno. Una sfida verso nuove occasioni per disertare la provvisorietà dei sentimenti e le insicurezze umane. La piega comico-riflessiva espressa verso la fine funziona, tanto che, anche il più burbero dei cinici potrebbe ricredersi. O no?

“Qualunque amore riusciate a dare e ottenere, qualunque felicità riuscirete a rubacchiare, qualunque temporanea elargizione, basta che funzioni”.

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