Questo lunedì parliamo di un film del 1931 che è stato restaurato e digitalizzato in epoca recente: “Idillio infranto”. La pellicola, ultimo film muto in Italia è stata interamente girata in Puglia.Converseremo qui su CINEMIO con Nico Girasole, musicista che ha avuto l’arduo compito di dare voce e musica al film.
Idillio Infranto: Film folkloristico pugliese
Con il sottotitolo “film folkloristico pugliese” la pellicola “Idillio infranto” usciva in tutta Italia. Girato nel 1931 e uscito due anni dopo quando il sonoro impazzava in tutto il mondo il film, diretto dall’umbro Nello Mauri ,narra di una tenera storia d’amore tra Maria, figlia di un mezzadro e Carlo, figlio di un signorotto dell’agro di Alberobello che ha studiato a Bari.Maria viene promessa a un altro ricco proprietario terriero e Carlo , convinto di un suo tradimento torna in città dedicandosi ai bagordi e allacciando una relazione con la maliarda Silvana. Quando torna al paesello è tardi: Maria si è sposata e nel rapporto con la sua terra e la sua gente ha ritrovato il senso della vita.
Elogio del lavoro dei campi
Nella logica del tempo il film vuole elogiare il lavoro dei campi, all’epoca estremamente faticoso anche perché l’agro vicino ad Alberobello è particolarmente pietroso e per niente domabile all’aratro o alla zappa mentre al contrario la città è vista come tentacolare e peccaminosa poiché ci si sofferma sui circoli i cui avventori sono dediti al fumo e al gioco delle carte e le cui donne sono “facili” e disponibili. Tipica propaganda fascista che tentava di conquistare la massa rurale ( vedasi le successive campagne del grano a conferma degli intenti mussoliniani).
Al di là dagli intenti propagandistici dichiarati o sottintesi, la pellicola di Mauri ha molti elementi positivi: una valida recitazione malgrado molti interpreti non siano professionisti ( un elemento realista che sarà poi ampiamente sfruttato dalla cinematografia a più di dieci anni dall’uscita del film), una fotografia ottima e delle riprese anche ardite (da una vettura in movimento si possono notare degli edifici e delle strade di Bari) quindi sposa bene un’idea più moderna di “fare cinema” che negli anni a venire troverà terreno fertile.
Il progetto di restauro
Per decenni la pellicola diretta da Mauri è rimasta nell’oblìo fino a quando , dopo aver casualmente rinvenuto il film in una cassapanca di una villa di proprietà del produttore , si è deciso di avviare una complessa opera di restauro nella quale ha avuto un ruolo fondamentale il musicista e compositore pugliese Nico Girasole, il quale buttatosi anima e corpo nel lavoro, ha restituito al film una parte basilare : quella voce che mancava, riscrivendone la colonna sonora e portando avanti un progetto di pregio per complessità e per perizia.
L’artista si è offerto di rispondere ad alcune nostre domande per illustrarci il progetto sia pur a distanza di molti anni arricchendolo anche con alcuni filmati che spiegano il lavoro da lui effettuato .
Ciao Nico e benvenuto a Cinemio! Potresti spiegarci in cosa è consistito il progetto di restauro del film “Idillio infranto”?
Nel 1988 Tommaso Lapegna, un operatore Rai nato ad Acquaviva delle Fonti, contattò l’Associazione TransTv della quale ero fondatore insieme ai fotografi Antonio e Roberto Tartaglione e ad Angelo Amoroso d’Aragona che ne rivestiva la carica di Presidente. Lapegna ci portò a conoscenza dell’esistenza di un film prodotto da un pioniere pugliese del cinema italiano, Orazio Campanella, che appassionatosi alla fotografia negli anni ’20 aveva coltivato quella passione facendola sfociare nel progetto di IDILLIO INFRANTO, un film muto il cui sceneggiatore è rimasto nascosto sotto lo pseudonimo Gigus, e che probabilmente potrebbe essere, per via di molti intrecci autobiografici, lo stesso Orazio. Per la realizzazione di quest’impresa Orazio Campanella aveva fondato la Apulia Cine di Acquaviva delle Fonti e riunito intorno a sé il fotografo Roul Perugini e il regista Nello Mauri, ambedue abruzzesi.Di IDILLIO INFRANTO vi era una traccia in un articolo pubblicato su Il Corriere Cinematografico del 1933 e visibile presso il Museo del Cinema di Torino. A contattare Lapegna era stato Sante Zirioni, storico del cinema e discepolo di Ricciotto Canudo, il famoso critico cinematografico pugliese che trasferitosi a Parigi fondò i primi cineclub.Io ed Angelo eravamo già amici da poco più d’una decina d’anni e coltivavamo la passione per il cinema, la musica e il desiderio di entrare nel mondo della produzione cinematografica. Allora i nostri campi di esercizio erano il teatro, la pubblicità radiotelevisiva e il video-documentario.Fra queste esperienze avevamo appena prodotto il documentario “Bari – Città invisibile” (1989) di Tommaso Lapegna che raccontava il trasferimento del Museo Archeologico di Bari presso la sede di Santa Scolastica, in fondo a via Venezia di Bari vecchia, l’antico lungomare prima della bonifica.Scrivendo le musiche di quel documentario si costituì un’interessante relazione di fiducia con Lapegna che, dopo aver coinvolto Angelo nel progetto di remake del film appena trovato, e ancora invisibile, mi propose di scrivere qualche idea musicale per lo stesso basandomi sulla descrizione di una sequenza che si svolgeva presso il Convento di Cassano delle Murge. Questa scrittura di un fugato per archi, insieme ad alcuni materiali fotografici e didascalici facenti parte del film, concessi in uso dalla famiglia erede di Campanella che li custodiva quasi a propria insaputa nella casa di campagna, confluirono nella pubblicazione di REMAKE (1989), un opuscolo edito dalla Mediateca Regionale di Puglia diretta da Alfonso Marrese.La notte del Capodanno 1996 finalmente arrivò la notizia: il progetto di restauro del film era finalmente stato preso in considerazione dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Bari. L’Assessore Domenico Doria aveva ritenuto valida l’idea di proiettare il film nel corso dei festeggiamenti per il Centenario del Cinema che si sarebbero svolti ai primi di maggio dello stesso anno. Avevamo pochissimi mesi per realizzare un progetto mastodontico.
A te l’arduo compito di ridare una voce al film, che percorso hai scelto?
Quando gli enti finalmente si accorgono della validità di un progetto quasi mai sanno valutare se il tempo a cui la loro burocratica indifferenza ha relegato il tale progetto ne renderà possibile la realizzazione. Noi ci siamo svenati per non perdere l’occasione che da tanto agognavamo. Da una parte era necessario fare qualcosa per rendere visibile la pellicola altamente infiammabile e insieme si doveva scrivere anche la musica ma su un materiale non del tutto visibile. Il tempo era davvero poco e allora si scelse di fare una proiezione molto rischiosa di quell’unica pellicola in nostro possesso per poterla videoriprendere. Ma questa ripresa della proiezione rivelò che la pellicola, piena di muffe e ossidazioni, era completamente inguardabile: era solo una successione di 52 minuti (al passo di 24 fts) di chiazze chiare e scure dove ogni tanto si distinguevano dei baffi o dei capelli lunghi, un cavallo o una pecora. Insomma sulla base di un materiale davvero illeggibile io ebbi il compito di capire la storia, individuare i personaggi e pensare a dei temi musicali adatti a rappresentarne le vicende. La prima lavorazione della colonna sonora perché dovetti rinunciare a dirigere l’ensemble poiché mentre gli strumentisti provavano per allestirle, stavo ancora completando la scrittura musicale. Infine Venerdì 3 maggio 1996 fu proiettata la pellicola che era stata sottoposta ad un lavaggio e infine copiata su un supporto in 35mm. Fu un grande successo di pubblico. Quella sera nel Nuovo Palazzo di Bari c’erano quasi mille persone a fronte dei seicento posti a sedere. All’indomani gli enti, dopo essersi compiaciuti del lavoro, avevano già dimenticato cosa farsene del film: la tesaurizzazione non è un’arte amministrativa.Il film, in quella forma, fu proiettato un’altra volta ad Alberobello, in una rassegna estiva. Per me era davvero deprimente che tutto quel lavoro non potesse vedere le ribalte adatte al suo valore. Passarono alcuni anni in cui io mi rassegnai all’indifferenza degli enti.Poi grazie a un incontro con Antonella Gaeta, allora giovanissima redattrice di La Repubblica di Bari, fra le tante cose affrontate nel corso di una bellissima intervista che mi fece a proposito dell’uscita del mio cd Et Nico – Ed. Vel Net,le parlai anche di Idillio, così, incidentalmente. Fu molto emozionante scoprire che lei era stata la giovanissima giornalista che aveva recensito il film nell’edizione del 1996 sulle pagine del quotidiano Puglia. Le raccontai che immaginavo una nuova vita per Idillio e del fatto che in quegli anni di buio avevo riflettuto sulla presunta assenza della voce nel cinema muto. Avevo studiato e trovato molti indizi che dicevano della possibilità di approcciare in modo diverso all’idea di musica per il cinema muto: per me la voce doveva avere un ruolo centrale proprio perché il film era muto.L’occasione che Antonella Gaeta mi offrì fu quella di partecipare al Carpino Folk Festival per il quale riscrissi tutta la musica mantenendo i temi del 1996 inalterati ma strumentati diversamente e, soprattutto, cantati: avevo scritto anche una grande quantità di testi che potevano contribuire a capire le vicende del film senza essere pleonastiche. Misi insieme i fidati musicisti con cui avevo realizzato Et Nico integrando le loro presenze con altre necessarie. Con una formazione di sette strumentisti, un attore, una voce femminile ed io come direttore della sincronizzazione dal vivo facemmo dieci giorni di prove intensissime e partimmo per il meraviglioso concerto a Carpino.
Da allora ho riscritto varie volte l’intera orchestrazione di Idillio che portammo a Procida, ad Istanbul, a Stettino, a Roma, a Corfù e un paio di volte a Bari e a Mola di Bari con sette strumentisti, voci cantate maschile e femminile, un attore, direttore.Infine la versione,enorme, con cinquantasei elementi: orchestra, solisti, coro, voci soliste, attore, dicitori, direttore d’orchestra, direttore di concertini, direttore di coro, tre concertini (jazz, folk, serenata).
Quando ho scritto quest’ultima versione non è stato per megalomania ma perché la Teca del Mediterraneo della Regione Puglia e La Cineteca Nazionale di Roma mi avevano promesso una realizzazione dal vivo con questa orchestrazione, un workshop da tenere presso il centro sperimentale di cinematografia, tremila copie del dvd da dare con la Gazzetta del Mezzogiorno, una versione operistica e metafilmica della storia di Idillio che io ho anche cominciato a scrivere.
La realtà invece è stata che il direttore della Teca doveva andare in pensione, il curatore del restauro della pellicola della Cineteca era agli sgoccioli dell’incarico, i soldi erano pochi e si stamparono, male, solo trecento copie. Anzi malissimo.
Tutto il mio sforzo di fare bene si è scontrato con la vaghezza degli enti.
Rifaresti a distanza di anni un’esperienza similare?Quali sono i tuoi attuali progetti?
Rifarei in ogni momento l’esperienza di comporre la colonna sonora di un film muto drammatico. E forse anche di un comico, dove i luoghi comuni sono tantissimi, forse più che nel drammatico, ma dovrebbe esserci un mercato e la sua realizzazione non dovrebbe pesare solo sulla volontà degli autori di “esserci” e di fare bene. Il punto è che durante tutta questa vicenda di Idillio io ho continuato a scrivere tantissima musica ma, incredibilmente, è come se avessi scritto solo questo lavoro. Per fortuna ci sono validissimi musicisti che mi chiedono musica da suonare sicché io scrivo. Tanta musica: contemporanea, da camera, musica jazz per grandi e piccole formazioni, musica rock, canzoni, ecc…Il punto è che Idillio ha rappresentato la possibilità di scrivere in modo sinfonico basandomi su un racconto lungo il che ha rappresentato una vera preziosa occasione di uscire dalle piccolissime forme ripetitive, poco variate, che tanto si usano oggi non per scelta estetica ma per ignoranza.Dal punto di vista intellettuale questa lavorazione mi ha stimolato ad indagare una questione sulla quale si passa sù troppo superficialmente: la storia del cinema muto. Per via di questo film ho dovuto produrre numerosi articoli di carattere scientifico dei quali sono particolarmente orgoglioso: fra questi il più sontuoso è l’articolo contenuto in Gli spaghetti di Mendel, otto lezioni di storia della scienza rivolte agli studenti della scuola di specializzazione per docenti SIS, Ed. Cacucci 2008, per la curatela di L. Dibattista. Invece dal punto di vista musicale Idillio è stata la mia occasione di tessere un grande arazzo di carattere sinfonico approfittando delle tecniche di variazione armonica, temporale, strumentale, come non si usa quasi più fare.
Per ulteriori approfondimenti
http://www.bcr.puglia.it/apulia/documenti/materiali/Idillio-infranto_libretto.pdf
trailer del film: