Continuiamo la nostra intervista con Marco Campogiani, di cui abbiamo già pubblicato la prima parte, in occasione della proiezione del suo film La cosa giusta al Festival di Monopoli (BA) Sguardi di cinema italiano.
La sceneggiatura
La sceneggiatura risulta originale ed attuale: la storia è basata su un fatto di cronaca realmente accaduto nel gennaio 2005 a Mohammed Daki, un marocchino, accusato di essere complice di terroristi, rimasto quasi due anni in carcere per poi essere rilasciato pur rimanendo sotto stretta sorveglianza fino alla definitiva sentenza di innocenza.
Contrariamente alla drammaticità dei fatti, il film però alterna momenti intensi a momenti comici. Molto efficace per esempio la scena del pedinato che in bicicletta indica con il braccio la direzione a chi lo segue.
Marco Campogiani:
“L’idea del film è nata da un’immagine: il pedinato che mette la freccia indicando a chi lo segue che sta svoltando. Un gesto ironico, che indica un rapporto strano tra il sorvegliato e i sorveglianti”
E questo in effetti è il momento di ‘svolta’ della storia: quando Khalid dimostra di aver capito di essere sorvegliato, il rapporto tra i tre cambia. Inizialmente pieni di pregiudizi, i due poliziotti scoprono la verà realtà del tunisino e ne capiscono di più la situazione di disagio.
Marco Campogiani:
“Quello che mi interessava era anche il passaggio dallo sguardo dal di fuori sulla persona, alla conoscenza derivata dal dialogo. Tutti e tre i personaggi cercano di uscire fuori da quello che è il loro ruolo stereotipato, quello che ci si attende da loro e la cosa termina un pò in uno scacco: inizia il tentativo di relazionarsi al di fuori dei pregiudizi”.
I personaggi non stereotipati
Un’altra scelta efficace del film è stata quella di mostrare la coppia tunisina in una veste lontana dai soliti stereotipi degli arabi.
Marco Campogiani:
“Nel delineare il personaggio di Sofia volevo uscire dagli stereotipi della donna musulmana sottomessa: si capisce che lei è una donna che ha aspettato il proprio uomo che è stato scarcerato dopo diverso tempo senza smettere di amarlo.Ha anche fatto delle scelte: accade che persone che vivono in Italia in una situazione precaria lasciano i figli in custodia nel loro paese di origine. Si capisce che lei ha subito la situazione e ha paura che riaccada ma il suo personaggio ha una compostezza, è ostinato ma non fa scenate. Fino alla scelta finale di non seguire il marito nel rimpatrio.”
Lo stesso Ahmed Hafiene ha affermato di aver accettato il film anche per questo motivo, tanto che alla domanda di come mai non avesse ancora fatto fiction televisive ha risposto:
“Perchè in televisione l’immagine dell’altro è molto stereotipata, non è a livello del cinema italiano: le parti che ti offrono sono o di qualcuno che costringe la figlia a portare il velo o di qualcuno che dà botte alla moglie.”
A detta del regista Marco, il film dovrebbe avere una nuova distribuzione ad Aprile: e noi attendiamo fiduciosi.
Nell’attesa guardiamo insieme una clip del backstage del film: