Presentato in anteprima al Bif&st 2013 il mediometraggio di Winspeare è un commosso e sincero omaggio alla memoria del vescovo Antonio Bello ormai prossimo alla beatificazione.
Chi è don Tonino Bello
Antonio Bello, don Tonino per tutti, nacque ad Alessano (Le) nel 1935. Fu vescovo nella diocesi di Molfetta (Bari) dal 1982 al 1993 , anno della sua morte per un tumore. Guida di Pax Christi dal 1985 si distinse per le opere di apostolato spese verso i bisognosi e per l’impegno contro gli interventi bellici nella Guerra del Golfo e nella guerra nella ex Jugoslavia. Dal 2007 si è avviato il processo di beatificazione. La sua fama di carità è nota a tutt’oggi in Italia e anche oltre i confini.
Un ‘anima in cerca
Come più volte precisato dal regista Winspeare, il mediometraggio ( dura infatti quaranta minuti) “L’anima attesa”, non è sulla vita del vescovo salentino bensì è dedicato alla sua figura spirituale ancora viva e presente. Un uomo d’affari sui quarant’anni,vittima della crisi economica e sull’orlo del fallimento decide di lasciare la sua città di residenza, Molfetta ( dove don Tonino ha vissuto da vescovo e dove è deceduto) per raggiungere la sorella ad Alessano ( dove il vescovo vide i natali).Freddo e poco disponibile verso il suo prossimo l’uomo vede con fastidio ogni minimo disturbo ai suoi programmi e mal sopporta un petulante interlocutore che gli si siede accanto in autobus , ma poi quando l’uomo gli regala una cover per telefonini, l’imprenditore comincia a porsi degli interrogativi e a vedere gli altri con occhi diversi mentre la visione di un bimbo fuori moda con un sorriso che cattura e una fisarmonica lo segue quasi ovunque.
Un cammino spirituale
Caratterizzato da una rutilante musica suonata da una fisarmonica ( lo strumento musicale che don Tonino amava suonare) il mediometraggio mostra il cammino spirituale di un uomo di oggi che lentamente si discosta dai clichés della vita moderna sempre di corsa, basata solo sui valori materiali per scoprire invece un nuovo percorso esistenziale più semplice e che ha come cardine l’umana solidarietà.
Molti i simboli della pellicola: la vecchia cinquecento guidata dal protagonista richiama l’auto che il vescovo soleva condurre, il bambino ( tra l’altro assai somigliante al defunto vescovo di Molfetta) è quell’anima “attesa” del titolo, il don Tonino fanciullo che vuole prendere per mano l’uomo smarrito dalle smanie mondane.
Poetico, finanziato interamente da privati, il film di Winspeare è un esempio di come le piccole cose possono diventare grandi.