Tina Pica… l’attrice dal corpo esile e dalla voce possente, indimenticabile e grande caratterista del nostro Cinema.
Tina Pica, il cui vero nome è Concetta, nasce a Napoli, più precisamente vicino al Borgo Sant’Antonio Abate, il 17 febbraio 1888.
È la secondogenita di tre figli – i suoi fratelli si chiamano Anna e Francesco – di Giuseppe Pica e Clementina Cozzolino entrambi attori. Suo padre è capocomico e con la sua compagnia viaggia per tutte le zone della Campania riscuotendo anche un discreto successo rappresentando drammi strappalacrime e commedie.
Così, con il Teatro nel sangue Tina Pica debutta a soli sette anni al Teatro San Ferdinando dove Federico Stella la vuole per prendere parte allo spettacolo Il cernaio della ferrovia.
In seguito, Tina Pica prenderà parte ad alcuni spettacoli popolari e a quelli messi in cartellone dalla sua famiglia che le riserva i ruoli più commoventi.
Ma un giorno accade che il padre, ormai anziano, non si sente bene e non può andare in scena così la giovane Tina si offre di andare in scena al posto suo per interpretare il ruolo di Don Anselmo Tartaglia, ma Giuseppe non glielo permette vietandole di incarnare quel personaggio che sente quasi esclusivamente “suo”. Tina disubbidisce e ottiene un grande successo. Da questo momento molti sono i ruoli maschili che incarna sul palcoscenico aiutata anche dal suo fisico asciutto, snello e dalla sua ineguagliabile e distintiva voce bassa, cavernosa, potente.. quasi fosse uno scherzo: da una donna così minuta una voce così forte quasi fosse per una divertente e insolente legge del contrappasso.
Infatti, Tina Pica ricopre il ruolo di Amleto in una versione napoletana dell’omonimo dramma scespiriano e crea una compagnia tutta sua al Teatro Cabiria di Bagnoli.
Piano piano la giovane Concetta si fa largo nel mondo del Teatro ma si avvicina anche al cinema che proprio in questi anni furoreggia a Napoli. Qui, infatti, sorgono alcune delle più importanti case di produzione cinematografica che hanno nomi come “Lombardo Film” (la futura e odierna “Titanus”), la “Astra Film”, la “Cabiria Film”, la “Tirrenia Film” e moltissime altre dalla vita più o meno breve. Ma tra le più importanti vi è la “Dora Film” appartenente alla prima regista donna italiana: Elvira Notari. Diretta da questa regista Tina Pica prende parte a due film nel 1916 che si intitolano Carmela, sartina di Montesanto e Ciccio, il pizzaiolo del Carmine che segnano definitivamente il suo debutto nel mondo del cinema.
Da questo momento, Tina Pica inizia a dividersi fra le tavole del palcoscenico e i set cinematografici seppur rimanendo sempre più affezionata allo spettacolo dal vivo, dal vero. Le sue successive apparizioni cinematografiche risalgono agli Anni Trenta quando partecipa, nel 1934, a Cappello a tre punte di Mario Camerini e, nel 1937, a Fermo con le mani, di Gero Zambuto dove la vediamo accanto a Totò.
Ma il suo interesse per il Teatro è totale tanto da scrivere, creare e tradurre in napoletano testi teatrali come accade per San Giovanni decollato di Nino Martoglio e assume la direzione del Teatro Italia di Napoli.
Gli anni Trenta segnano anche l’inizio del sodalizio teatrale con i Fratelli De Filippo entrando a far parte della “Compagnia Teatro Umoristico I De Filippo”. Profonda è l’ammirazione, la stima e la collaborazione con Eduardo il quale scrive e immagina appositamente per Tina Pica i suoi personaggi…una sorta di teatro ad personam. Con questa prestigiosa Compagnia debutta in Natale in Casa Cupiello dove interpreta Concetta, la moglie di Lucariello (ruolo che poi verrà incarnato anche da Pupella Maggio e Regina Bianchi).
Ma il lavoro con i De Filippo non è semplice: frequenti sono i litigi (soprattutto fra Eduardo e Peppino) e le prove spesso divengono insopportabili tanto che Tina Pica, stanca di questa continua tensione, decide di abbandonare la Compagnia. Decide di riprendere a lavorare con Eduardo nel 1945 per rimanere sino al 1947 prendendo parte alle recite di grandi spettacoli come Filumena Marturano e Questi fantasmi. Poi, nuovamente una prolungata separazione fino al 1954 quando Tina torna al fianco di Eduardo recitando in Miseria e nobiltà prima dell’addio definitivo.
Questa volta “la mela della discordia” è stato il cinema. Tina Pica, infatti, chiede ad Eduardo un periodo di pausa per recitare nel film di Luigi Comencini – del 1953 – Pane amore e fantasia che la consacrerà al grande pubblico. Eduardo, già un po’ scontento, accetta. Accade però che le riprese si protraggono più del previsto e quando Tina Pica torna a teatro Eduardo non la vuole perché non gli “sierve”. Così, l’attrice se ne va per sempre dal suo Teatro.
Clip film Pane, amore e fantasia
Ed è forse anche per questo che negli Anni Cinquanta abbiamo modo di vederla in svariati film come Carosello napoletano (1954) di Ettore Giannini, L’oro di Napoli (1954) di Vittorio De Sica, Pane, amore e gelosia (1954) di Luigi Comencini, Le signorine dello 04 (1954) di Gianni Franciolini, Il segno di Venere (1955) di Dino Risi, Destinazione Piovarolo (1955) di Domenico Paolella, Un eroe dei nostri tempi (1955) di Mario Monicelli, La nonna Sabella (1957) di Dino Risi, Il conte Max (1957) di Giorgio Bianchi, La nipote Sabella (1958) di Dino Risi. Per di più va sottolineato che i ruoli per Tina Pica vengono scritti e creati appositamente per lei e che è la prima caratterista italiana ad avere il suo nome nel titolo del film (succedeva solo a Totò in questo periodo!). Così, abbiamo film come Mia nonna poliziotto (1958) di Steno, La sceriffa (1959) di Roberto Bianchi, La zia d’America va a sciare (1958) e La Pica sul Pacifico (1959) di Roberto Bianchi Montero.
La sua ultima apparizione cinematografica avviene nel 1963 nel film Ieri, oggi e domani di Vittorio De Sica,dove la vediamo, a 79 anni, rivestire i panni della nonna di Umberto (Gianni Ridolfi) del giovane seminarista che, dopo aver visto la prostituta Mara (Sophia Loren), decide di abbandonare il seminario.
Così, Tina Pica rimasta vedova, nel 1967, del suo secondo marito Vincenzo Scarano e senza figli si trasferisce nella casa di un suo nipote, Giuseppe Pica, al Vomero dove – tra religiosità e superstizione – si fa costruire una piccola cappella ricavata da una piccolissima stanza dopo poter pregare e conservare i suoi santini sino a quando muore il 15 agosto 1968.
Indimenticabile attrice, indimenticabile volto, indimenticabile voce: questa è stata Tina Pica per il nostro Cinema con quelle sue espressioni quasi sempre accigliate e con la sua – esplicita – volontà di avvicinarsi al sesso maschile..come accade ne Il segno Venere quando dice a Ignazio alias Raf Vallone, dopo aver annunciato della gravidanza della sua fidanzata Agnese (Sophia Loren), “Chiamami..zio!”.
E forse è proprio questo suo giocare con i gender, con l’ambiguità maschile/femminile che Tina Pica è oggi una delle massime icone del mondo omosessuale..Insomma, una donna di oltre un secolo fa eppure così moderna e così attuale.
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