Questa domenica cinemio presenta per la rubrica I Grandi Maestri del Cinema un nuovo autore, Nicola Donadio, che collaborera’ con Davide in questa rassegna cinematografica che sta ripercorrendo tutti i grandi del cinema mondiale. Il film con cui ha scelto di esordire è un super-successo di Clint Eastwood, versione regista ed attore, ossia Million Dollar Baby.
La trama in breve
di Nicola Donadio
Un vecchio allenatore di pugilato, Frankie, ha perso il suo pugile, smanioso di trovare un manager che lo facesse combattere immediatamente per il titolo. Intanto nella stessa palestra Frankie incontra una ragazza che lo vorrebbe come allenatore, per diventare una grande pugile. Nonostante il carattere schivo e scontroso, l’uomo accetta e in breve conduce Maggie verso vittorie e incontri sempre più importanti. Poi l’imprevisto finale, con tutta la carica drammatica delle scelte seguenti.
Analisi del film
Dal cinema degli anni duemila raramente vediamo uscire film come questo: asciutto, senza una parola o un gesto di troppo, e allo stesso tempo carico di sbalzi emotivi, con l’alternarsi di sentimenti di sconforto o di smarrimento a sentimenti di gioia e di speranza. La boxe fa da sfondo, come spesso è accaduto in molti film hollywoodiani.
In primo piano invece, possiamo facilmente ritrovare il discorso della fede e dei suoi limiti, ma anche la caducità dei rapporti, tanto nello sport quanto nella famiglia e nelle amicizie. Il rapporo tra Frankie e Maggie è ispirato per contrasto dal rapporto che Frankie stesso non ha con sua figlia, con cui non si sente da molto tempo.
Hilary Swank viene consacrata con il premio Oscar nel ruolo della protagonista, Clint Eastwood giganteggia alla regia e non sfigura assolutamente nel ruolo del burbero uomo di sport. Impossibile non citare la delicatezza con cui Morgan Freeman fa da grillo parlante tra i due. In totale il film ha collezionato quattro premi Oscar e una marea di premi in giro per il mondo.
Il contesto storico
A pochi anni di distanza, l’America di Bush può essere riletta a livello storico servendosi anche di un film come questo.
Non si tratta solo dell’America della guerra in Iraq, ma del Paese in cui infuriava (e infuria) una guerra etica, tra l’integralismo religioso e il senso morale di chi non si ferma davanti a dei dogmi. E difatti le domande che Frankie pone dall’inizio al reverendo sono intrise di ironia, oltre che di ricerca di assoluto.
La coerenza del personaggio sta nel fatto che davanti a una richiesta di dolce morte, l’uomo dimostra anzitutto indecisione e sofferenza, e solo in un secondo tempo giunge ad una scelta. Discorso diverso per la famiglia della ragazza, bigotta e approfittatrice fino in fondo, una sorta di campione stereotipato della famiglia americana.
Anni di guerre, di lotte, di pugni sotto la cinta, anni di bugie; a tutto questo Clint ribatte con la sua visione morale della vita, senza essere mai moralista, ma ritornando al valore non quantificabile dei sentimenti