Cannes 2010: una delusione?

Mentre Juliette Binoche si commuove sulla Croisette, a piangere in questi giorni sono anche i critici cinematografici presenti al festival: non per la commozione, però. Il buon Mereghetti, sul Corriere della Sera, ha scritto martedì un bilancio sconsolato sulla prima metà di questa edizione 2010. La doppia delusione, lunedì, per i film in concorso di Takeshi Kitano ed Alejandro Gonzalez Inarritu è giunta in effetti abbastanza inaspettata…

Sul maestro giapponese, che per la verità ormai da parecchi anni sembra lontano dal genio di “Hana-bi” e “Brother”, Mereghetti è particolarmente impietoso:

“Si fatica a immaginare cosa potrebbero trovare di interessante [sta parlando dei giurati, ndb] in Outrage di Takeshi Kitano, storia di uno yakuza di secondo livello (interpretato dallo stesso regista) che finisce coinvolto nella guerra di potere del suo boss. I tempi sono cambiati (come dice una battuta) e quindi sarebbe inutile cercare quei codici di comportamento della mala che in passato avevano vivificato i suoi capolavori. Ma ridurre tutto a una serie di uccisioni senza necessità, con troppe gratuite concessioni al gusto splatter (coltelli poco affilati con cui non si riescono a tagliare le solite falangi, trapani da dentista usati come armi d’offesa) non aiuta a trovare una vera ragion d’essere a un film che, alla fine, sembra piuttosto un tentativo di inseguire glorie passate rivestendo i panni del personaggio che più gli aveva dato popolarità”.

binochecannes

Ad Inarritu, invece, il critico del Corriere concede l’onore delle armi: il suo “Biutiful” può comunque vantare la solita grande interpretazione di Javier Bardem, che interpreta una canaglia desiderosa di riscattarsi moralmente al termine dell’esistenza. Secondo Mereghetti, “quello che non convince proprio è lo sguardo del regista, che descrivendo una Barcellona lontanissima dalle immagini turistiche finisce per restituire con un eccesso di piacere questo mondo di abiezione e sofferenza”.

Chissà. Io i film non li ho ancora visti, certo che quello di Kitano a questo punto mi è anche passata la voglia. Di Inarritu ho adorato lo stile dei film precedenti (“21 grammi”, “Babel”, “Amores Perros”) e dunque qualcosa di buono spero di trovare anche in “Biutiful”.

Ma leggendo i commenti che compaiono in questi giorni sul Corriere ed altri giornali, più che altro mi chiedo: se quello che si suppone il meglio del cinema mondiale viene accolto così, cosa dovremmo dire del resto? Sono i critici troppo severi, sono i direttori di festival troppo incapaci, o è proprio il cinema nel 2010 ad attraversare un momento storto?

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