Reacher, la nuova serie iper-testosteronica su Prime Video: la recensione

Reacher, nuova serie tv tratta dai bestseller scritti da Lee Child, approda il 4 febbraio su Amazon Prime. Protagonista il colossale – nel senso più letterale del termine – Alan Ritchson, già Aquaman in Smallville e Hank Hall in Titans. Condividono la scena con lui Willa Fitzgerald (Alpha House, Royal Pains) e Malcom Goodwin (iZombie).

Reacher era in precedenza già stato portato sullo schermo, in questo caso quello cinematografico, da Tom Cruise in due film del 2012 (Jack Reacher) e del 2016 (Jack Reacher: Never Go Back).

Reacher - poster
Reacher – locandina

Reacher

Siamo a Margrave, piccola (e immaginaria) cittadina in Georgia, USA. Da un bus scende un uomo, a prima vista un incrocio tra Big Jim e Ken (non Il Guerriero, il fidanzato di Barbie), con l’espressività di Schwarzenegger e l’andatura dondolante di Chris Hemsworth (o di The Rock, o di chiunque abbia bicipiti, quadricipiti e femorali talmente sviluppati da impedire agli arti di toccare il resto del corpo). Senza bagaglio, si guarda intorno e poi si dirige verso una tavola calda, si siede, ordina, sta per addentare la torta e… Tutta la polizia del paese (quindi una manciata di agenti – leggi due) lo circonda con armi spianate, lasciandogli giusto il tempo di tirare fuori i contanti, pagare, per poi sbatterlo in prigione con l’accusa di omicidio.

Il colosso non fa una piega, non dice una parola, giusto sorride alla poliziotta che mossa a pietà (o attratta da cotanta possanza fisica) gli porge una tazza di caffè. Lei si chiama Roscoe Conklin (Willa Fitzgerald) ed è tutto ciò che un pubblico maschile standard potrebbe sognare, a partire dal nome di uomo: biondina, minuta ma tosta, di poche parole e brava con le mani e con le armi. Il feeling col nostro muscoloso eroe è tanto scontato quanto immediato.

Arriva il momento dell’interrogatorio, ed entra il gioco il terzo protagonista della serie, il detective Oscar Finlay (Malcom Goodwin). Armato dei suoi occhialini, del suo completo giacca cravatta e gilet d’altri tempi, di una laurea a Harvard e di un’attitudine al fair-play che contrasta col suo entourage più che il colore della sua pelle con l’incarico di capo detective in uno stato del profondo sud statunitense.

Dopo l’iniziale mutismo, quando oramai ci stavamo rassegnando ad un protagonista senza parole, Egli decide di parlare (dicendo, ad un Finlay sorpreso quanto noi spettatori, che lo fa “quando vuole”). E capiamo che, vabbè, lui è Jack Reacher (Alan Ritchson), ma questo i fan dei libri lo sapevano già. Da quando era sceso dal bus. Perché Reacher viaggia in autobus, senza bagaglio, paga in contanti e – soprattutto – è alto quasi 2 metri con tanto di torace che misura 130 cm. Non così arduo da identificare.

Scopriamo però che è venuto qui per visitare la città dove suo fratello gli aveva detto fosse stato ucciso e sepolto un musicista Blues che ascoltavano da piccoli.

Scopriamo che, al di là della sua prestanza, ha una mente capace di brillanti deduzioni da far invidia a Sherlock e un acuto spirito di osservazione (“details matter” – i dettagli sono importanti – è il suo mantra).

Scopriamo anche che è un ex maggiore della polizia militare, ora ritirato, e, a stretto giro, che c’è un morto e che lui è stato accusato solo perché erano vent’anni che in città non c’era un assassinio e appena è arrivato lui c’è scappato il cadavere. E che questo non sarà che il primo di una lunga serie di cadaveri e uccisioni, pure piuttosto plateali. Che inizieranno a fioccare come neve a dicembre. Fintanto che il fantastico e improbabile trio – lui, Roscoe & Finlay – non riusciranno a districare la complicata matassa. Intrisa di corruzione, di false piste, di rapimenti, qualche crocefissione, molte scazzottate e delle battute qua e là, giusto per gradire.

Reacher – official trailer

Una serie ad alto contenuto testosteronico che cerca di essere fedele ai libri

La precedente incarnazione filmica di Jack Reacher, pur se interpretata dal beneamato action-hero per eccellenza, Tom Cruise, aveva lasciato piuttosto delusi i fan della saga, che conta ben 30 libri e qualcosa come più di 100 milioni di copie vendute al mondo (dati del 2018).

I seguaci, infatti, si lamentavano in particolare del physique-du-rôle del protagonista, descritto nella serie come un energumeno di 1.95 cm circa, con torace possente e massa che supera i 100 kg, capello biondo scuro e occhio ceruleo. Pur con un gran sforzo di immaginazione, e pur se all’epoca l’autore, Lee Child, avesse dichiarato che “le dimensioni del personaggio nel libro” fossero una pura “metafora della sua forza inarrestabile, che Cruise può rappresentare a suo modo”, la maggior parte dei lettori aveva di che storcere il naso, considerando l’altezza non svettante di Tom, il suo fisico non propriamente imponente e la folta capigliatura bruna. (Soprassediamo sulle dichiarazioni successive dello stesso scrittore, che a quel punto lo riteneva pure troppo vecchio per il ruolo).  

Per i fan, quindi, Alan Ritchson è una scelta molto più aderente alla versione letteraria dell’eroe, la cui grandezza fisica è vista come parte integrante della sua identità. Quando, con un solo sguardo torvo, Ritchson dissuade un ragazzo che sta maltrattando la fidanzata,ad inizio show, si capisce che parte della persuasione è dovuto alla stazza più che al potere ipnotico dei suoi occhi. E che quindi, ok, le dimensioni un po’ contano, in ogni caso.

Reacher - Finlay e Jack
Reacher: Finlay e Jack

D’altronde, il personaggio di Reacher, per come è scritto, è chiaramente destinato ad un pubblico maschile: Jack non parla molto, ma se lo fa manda a casa tutti per la sua folgorante arguzia e il suo umorismo caustico; non si scompone mai ma quando picchia, picchia duro; ha un lato sensibile e un alto ideale di giustizia, ma non si abbassa a facili sentimentalismi (l’unica lacrima non scende per la morte del fratello ma per quella, avvenuta molto tempo prima e rivista in un flashback, di momma).

Insomma, è il classico maschio alfa, con tanto di passato militare alle spalle, da tirar fuori quando necessario, poche donne intorno ché non siamo qua per occuparci di frivolezze – ma le poche, toste e mascoline, per cui in confronto Trinity (di Matrix) parrebbe una damina settecentesca prossima allo svenimento. Sono ovviamente anche taciturne e brave a menare, in pratica il sogno proibito di buona parte degli adolescenti maschi occidentali.

La serie di Amazon non deluderà questo tipo di pubblico, che anzi si delizierà anche di battutine disseminate qua e là, come ormai ci ha abituato il genere d’azione. Stile:

Lui, il cattivone corrotto, che dice “Mi basta fare una telefonata per distruggerti la vita”.

Lui, Reacher, che, senza batter ciglio, risponde “Mi basta un telefono per togliertela, la vita”.

Standing ovation e risata a testosterone libero che si diffonde nell’aria.

Il plot di questa prima stagione è interamente tratto dal primo romanzo della serie, Killing Floor, apparso nel lontano ’97. Va detto che l’intrigo è decisamente intrigato, e che il nostro è oggettivamente bravo a osservare e dedurre, va quasi a colpo sicuro, con giusto qualche svista minima che contribuisce a mantenerlo umano e alla suspense per gli spettatori.

Reacher - Roscoe e JAck
Reacher: Roscoe e Jack

Ciò detto, per chi non è già fan della serie e probabilmente per un pubblico femminile o che si identifica meno nei canoni standard del maschio alfa già citato, probabilmente Reacher risulterà un filo troppo. Troppo testosteronico. Troppo rigido Ritchson, che riesce a far rimpiangere l’espressività del buon, vecchio Arnold, il che è tutto dire.

Troppo inverosimili alcuni passaggi – tipo che detective e poliziotta affidino praticamente le indagini ad un perfetto sconosciuto, ex-militare, precedentemente sospettato e personalmente coinvolto perché fratello della prima vittima. O che Reacher passi da deduzioni di una finezza degna di un gran stratega a monosillabi e botte simil Hulk. O che si possa davvero mettere in prigione un uomo (bianco, biondo, occhi azzurri e ex-soldato, per giunta) perché è arrivato in paese al momento sbagliato, quando qualcuno ha commesso un crimine. Per limitarsi ai primi che vengono in mente dopo aver visionato in anteprima le 8 puntate.

Troppo inutilmente splatter, anche, a tratti, o quantomeno crudo (ché ancora mi chiedo perché la banda dei sudamericani debba crocifiggere e far ingoiare i testicoli, francamente, e soprattutto perché dobbiamo vedere il risultato finale di questa loro opinabile scelta).

Insomma, troppo noi-uomini-duri-in-un-paese-di-uomini-duri. Ma sospetto che sia proprio questo ciò che ha contribuito al fascino e al grande successo della serie di libri, quindi chi lo apprezza non ne sarà sicuramente deluso.

Bilancio finale di Reacher

Al mio compagno è piaciuto molto. Ma lui, non è che è un maschio alfa, ma gli piaceresse. O, se gli piaceresse!

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