Continuiamo l’intervista a Cristian Scardigno, regista di Amoreodio, in concorso al Sudestival 2014. Nell’articolo anche l’intervista ai due protagonisti Francesca Ferrazzo e Michele Degirolamo.
Amoreodio: l’intervista al regista Cristian Scardigno
Il film ha partecipato a numerosi festival nazionali ed internazionali. Qual è stato il riscontro di pubblico e critica che hai ottenuto? Noti una differenza tra il pubblico italiano e quello straniero?
Un riscontro decisamente positivo. A Montreal, sede dell’anteprima mondiale, gli spettatori lo hanno votato tra i migliori film della rassegna, favorendo una nuova proiezione nell’ultimo giorno del festival. Ad Annecy le sale erano strapiene e la partecipazione del pubblico al dibattito post-proiezione è stata notevole e gratificante. In generale, il film è piaciuto ad ogni fascia di età, e forse questa è stata la cosa che mi ha soddisfatto maggiormente. Non ho ancora letto abbastanza recensioni da poter giudicare l’apprezzamento o meno del film tra la critica. Il premio ad Annecy è stato importantissimo in questo senso, così come le belle parole ricevute da diversi critici che ho avuto il piacere di incontrare ai festival. Differenza tra il pubblico italiano e straniero? E’ ancora presto per dirlo e soprattutto il pubblico che ho incontrato finora è quello appassionato dei festival. Ad ogni latitudine, il pubblico festivaliero ama i film che vede e gli autori che li presentano. Finora però ho avuto più opportunità di confrontarmi con un pubblico straniero e devo dire che mi ritengo molto soddisfatto del modo in cui hanno visto e successivamente apprezzato il film.
‘Amoreodio’ è la tua opera prima. Com’è stata questa esperienza? Com’è stato passare dal corto al lungo? Ci sono degli aneddoti che ti va di raccontarci?
E’ stata un’esperienza faticosa e allo stesso tempo straordinaria. In questi ultimi tre anni ho imparato tutto quello che c’è da sapere sulla realizzazione di un film. Ho scritto la sceneggiatura in quasi due anni, lavorato in produzione per un anno, curato la regia sul set per un mese e la post-produzione per sette mesi. Prossimamente sarò in prima linea anche per la distribuzione.
Mi piace seguire ogni aspetto della mia opera, lavorando e confrontandomi ogni volta con le persone che mi sono intorno, cercando di esaltare le qualità di tutti coloro che incontro sulla mia strada: dai miei soci produttori a tutto il cast, dalla mia infaticabile troupe a tutte le persone che in un modo o nell’altro mi hanno aiutato. La differenza tra un cortometraggio e un lungometraggio sta soprattutto nei tempi di gestione. Il corto nasce e muore nel giro di pochi mesi; il lungo è un figlio che accompagni per anni. Tra tutti gli aneddoti, ricordo sempre con piacere e con una certa malinconia gli addii a film finito e le lacrime di gioia delle persone che hanno lavorato a questo film. Gli attori, la troupe e gli abitanti di Torremaggiore che ci hanno ospitato. Ogni abbraccio a fine set è stato carico di emozione.
E per concludere uno sguardo al futuro. C’è già un nuovo lungometraggio nel cassetto?
Attualmente sto lavorando alla distribuzione del film e a diversi progetti che coinvolgono la mia società di produzione, la Underdog Film. Ovviamente il tempo che mi rimane a disposizione lo sfrutto per scrivere quello che spero sarà il mio secondo film. Finora posso dire solo che sarà una storia molto diversa da ‘Amoreodio’, che avrà tre protagonisti, ognuno impegnato ad affrontare un momento di transizione della sua vita. E il tema del corpo è l’elemento cardine di tutte le vicende.
L’intervista ai protagonisti Francesca Ferrazzo e Michele Degirolamo
Come è stata l’esperienza sul set?
Francesca: Questo film mi ha cambiata! Ne sono stata completamente assorbita, sia dal punto di vista temporale che da quello artistico! I ritmi sono stati folli ma, lavorare con un gruppo di persone meravigliose, professionisti motivati da una smisurata passione, ha reso tutto questo possibile! E poi sono stata davevro fortunata ad intraprendere questo viaggio insieme a Michele Degirolamo, un ragazzo e attore straordinario con il quale ho legato sin dal primo giorno.
Michele: L’esperienza sul set è stata davvero piena, si è creato un gruppo unito, una sorta di famiglia, un forte senso di appartenenza a qualcosa in cui credavamo tutti, in poco tempo è diventato il film di tutti, c’era un grande ascolto e complicità tra tutti i reparti: una vera squadra. Non è facile trovare un ambiente tale sui set, un ambiente in cui sentirsi protetto e libero. E’ stata davvero una condivisione totale di ogni fase, di ogni umore. Anche grazie a questo io e Francesca (Ferrazzo) ci siamo ‘trovati’ subito, e scattata una fiducia totale a livello professionale e personale, tutto ciò ci ha permesso di essere liberi nel dar vita ai nostri personaggi.
Che rapporto hai instaurato con il regista?
Francesca: Un rapporto di fiducia e di stima reciproca! C’ è stata una grande intesa. Mi ha guidata, lasciandomi, però, anche molta libertà. Cristian aveva ben chiaro tutto ciò che cercava e sapeva esattamente come ottenerlo da ognuno di noi!
Michele: Con il regista, Cristian Scardigno, si è instaurato un rapporto di grande intesa, mi bastava un suo sguardo o una parola per capire quello che voleva. E’ un regista che sa ascoltare l’attore, sa capirne le esigenze e non da per scontato nulla.
Francesca, come hai vissuto l’esperienza del premio ad Annecy?
Con grande stupore! Proprio non me lo aspettavo!!! Il festival di Annecy è un festival molto prestigioso e aver ricevuto questo riconoscimento è stato un grande risultato per me e per il film! Quando mi hanno comunicato la notizia non sono riuscita a trattenere le lacrime..mi sono commossa lo confesso!