Respect. Un fim di Liesl Tommy, con Jennifer Hudson, Forest Whitaker, Audra McDonald e Mary J. Blige.
La storia della regina del Soul, dal 30 settembre 2021 al cinema.
R-e-s-p-e-c-t!
C’era una volta una bambina che tutti chiamavano Ree. A questa bambina piaceva tanto cantare, soprattutto le canzoni gospel.
C’era una volta una bambina di nome Ree, che passerà alla storia come Aretha Franklin.
E proprio da questa bambina inizia Respect. Aretha Franklin, Ree Ree per tutti. Una bambina di 10 anni con la voce di una trentenne, una bambina che ha passato dei traumi che avrebbero spezzato chiunque, ma non lei. Lei, con una fede incrollabile, che c’è anche quando è convinta di averla orami persa. Il padre predicatore Battista, che controlla e guida le vite delle figlie, la cui casa è sempre un via vai di personalità di spicco della comunità.
Ma qualcosa di brutto, che mai dovrebbe capitare a una bambina, succede ad Aretha. Qualcosa di così brutto che le genera dentro dei demoni, delle paure insormontabili, che torneranno ricorrenti nel corso di tutta la sua vita. Demoni che cerca si scacciare in tutti i modi, che che a volte la trascinano a fondo; demoni sempre presenti, anche al colmo del suo successo. E in questo film percorriamo al suo fianco tutte le tappe e tutti i demoni che ha dovuto affrontare.
C’era una volta una bambina di nome Ree, che alla fine del film sarò un mito di nome Aretha Franklin.
Trailer del film Respect
Cosa porta una donna a diventare una delle più grandi voci della storia delle voci?
Inizio col dire che Respect dura troppo. Dura veramente troppo, due ore e circa 20 minuti di film, sono davvero pesanti da portare a termine. Si, anche se si stà parlando della vita di un mito come Aretha.
Continuo poi col dire che a questo film manca la scintilla. Quel qualcosa che ci porta a dire che gran film.
Non lo so, sembra mancare un’anima a questo film. Un buon film certo, ma un grande film è un’altra cosa.
Forse la durata, forse gli attori che sullo schermo non creano la giusta alchimia. Fatto stà che la mancanza di brividi si sente. Un documentario fatto a film, una serie di eventi raccontati e recitati.
Forse avevo aspettative troppo alte io, non so. Ma il film mi è sembrato annacquato, smussato. Troppe canzoni, sembra un concerto più che un film. Discorsi accennati, che mancano di passione. Uno su tutti? La lotta per i diritti civili, qui resa sciapa, all’acqua di rose. Una Jennifer/Aretha che non convince, se non quando canta.
Tutto il film sembra avere un velo di buonismo, bravissima Jennifer Hudson quando canta le canzoni…
Ma le manca la scintilla, il fuoco che Aretha aveva dentro; forse il problema non è nemmeno nella durata smisurata, forse il problema è che mancano i brividi.
Brividi che si avevano in Judy, altro biotopic su un’altra immensa cantante. Ma mentre in Judy Renée Zellweger era immensa nella sua bravura, e sullo schermo illuminava tutto e tutti, in Respect Jennifer Hudson sembra essere capitata per caso. Le manca l’anima, ci prova ma non arriva.
Insomma diciamocelo,bravi tutti, ma Aretha Franklin è tutta un’altra storia, un’altra classe e soprattutto un altro fuoco, Respect un film vorrei ma non posso.
Dispiace, e dispiace un sacco.