Overlord è un film del 2018 diretto da Julius Avery. Protagonisti del racconto sono: Jovan Adepo, Wyatt Russell e Mathilde Ollivier.
Prodotto da J.J. Abrams, il lungometraggio è stato distribuito nelle sale italiane a partire dal 14 novembre del 2018 ed ha incassato globalmente, più di 41 milioni di dollari. Dopo la tiepida accoglienza, la pellicola è stata aggiunta al catalogo Netflix.
Overlord
Seconda guerra mondiale, D-Day. Un gruppo di paracadutisti deve distruggere una stazione radio al fine di facilitare l’invasione delle truppe di terra. I soldati si fanno strada e riescono a raggiungere un villaggio ai piedi del trasmettitore. Ciò che non sanno, è che un laboratorio è situato al di sotto del complesso, progettato per condurre spaventosi esperimenti.
War movie
Un ibrido il progetto del cineasta australiano. Una creatura che, per più di quaranta minuti, presta il fianco agli stilemi tipici del War movie. A tratteggiarla però, non sono le ampie distese naturali o città desolate, bensì dei luoghi che si restringono sempre più attorno ai malcapitati, soffocando gli stessi e reprimendo qualsivoglia distanza. Nel contesto di guerriglia, vengono introdotti personaggi primari e secondari: impegnati a raggiungere la stazione radio il prima possibile. Non si assiste a una caratterizzazione particolarmente tridimensionale, ma a una raffigurazione efficace di ogni componente. I soldati statunitensi risultano dunque identificabili e ciascuno presenta peculiarità (fisiche e comportamentali) che lo distinguono dal compagno.
Durante la prima parte, la squadra dovrà fare i conti con imboscate, mine antiuomo e pattuglie tedesche. La tensione perciò, si fa immediatamente palpabile e Avery adegua la regia al ritmo angosciante della narrazione. Il manipolo di americani entra in contatto con un gruppo di nazisti per mezzo di una figura femminile: “corteggiata” da uno dei capitani nemici. Di conseguenza, la dimora della donna diviene metaforicamente un campo di battaglia: uomini del Führer da una parte e militari a stelle e strisce dall’altra. Per fortuna, la giovane troverà il soldato Boyce a sostenerla sotto il fuoco incrociato. Se i conflitti armati, gli scontri corpo a corpo e la natura della produzione sembravano delineare, fino a questo punto, qualcosa di ordinario…ecco che giunge il cambio di rotta.
Zombie movie
Nella seconda metà, gli spazi si fanno ancor più asfissianti: dalle campagne si passa a un piccolo borgo, per poi giungere ai marcescenti cunicoli al di sotto di un laboratorio segreto. L’autore sfrutta al meglio le strutture e le scenografie per tradurre in chiave filmica (di genere) l’orrore dell’Olocausto. Così come per gli ebrei, anche i cittadini del caseggiato vengono privati del proprio letto e costretti all’orrendo volere di una volontà superiore. È ovvio che il tema della sperimentazione rievochi nello spettatore i campi dì concentramento, ma la tragedia è contestualizzata adeguatamente al tono della pellicola e agli eccessi che l’horror impone.
Una volta infiltrati nel complesso, la cinepresa non indugia su capi recisi, placente artificiali e soggetti la cui conformazione fisica risulta alterata. A capo di tali atrocità, un sergente che punta alla creazione di un Terzo Reich pressoché invincibile. Il concept dei mostruosi guerrieri si attesta sui canoni classici del filone, impreziositi notevolmente da un buon make-up e da un adeguato apporto di plasma. I mutamenti dei tessuti restituiscono la giusta dose di disgusto. A tal proposito, la metamorfosi di un comprimario appare in un primo momento notevole, salvo poi eccedere in un utilizzo massiccio della CGI.
Altro punto di forza dell’opera è il sonoro. Infatti, nitido e potente si dimostra l’impatto delle pallottole e, in egual misura, lo scricchiolio delle assi di legno, le urla dei deformati o le esplosioni. La componente acustica è altresì centrale, colma di variazioni e stimoli portanti.
Overlord: Good movie
Il direttore d’orchestra elabora una commistione di generi che svolge ottimamente il proprio dovere. I ritmi compassati dei quaranta minuti di apertura, permettono di raccontare ed esporre tanto i protagonisti quanto l’ambientazione che li circonda. Una volta che il quadro è completo, si può virare verso lidi orrorifici tanto cari a noi cinefili.
Gore e splatter prendono il sopravvento all’interno della chiesa fortificata, mentre la fotografia scandisce lo scorrere del tempo. L’oscurità si ritrae lentamente e le prime luci del giorno illuminano pallidamente i volti dei nostri. La lotta per conseguire uno scopo comune si rivela una battaglia per la sopravvivenza, contornata da echi di follia e da un’ironia di fondo che permea alcuni dialoghi. La facciata da War movie ricalca giustamente alcune sequenze ispirate a “Salvate il soldato Ryan”, ibridando quest’ultime allo spirito di “Bastardi senza gloria”. Il fattore horror si rifà invece, alla lunga tradizione di fumetti e videogiochi a tema: sobbalza alla mente l’immaginario composto da Call Of Duty. In conclusione, Avery confeziona un prodotto in grado di intrattenere e divertire lo spettatore. Il film col quale inauguriamo il mese della paura.
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