One Second è un film del 2020 diretto da Zhang Yimou e con protagonisti Liu Haocun, Fan Wei e Yi Zhang. Il film è stato presentato in anteprima al Festival del Cinema di Roma.
One Second
Un uomo, dopo essere scappato di prigione, inizia un “viaggio metacinematografico“, alla ricerca di una pellicola in cui la figlia recita una piccolissima parte. Quel viaggio, farà da sfondo ad una storia culturale/sociale, raccontando sia l’amore di un padre che l’amore per il cinema.
Bentornato Zhang Yimou
Diciamo che negli ultimi anni, non è che Zhang avesse diretto chissà quali meraviglie, anzi…
Io, affezionato a film quali “La foresta dei pugnali volanti” o a “Hero” o ancora a “Lanterne Rosse“, non riuscivo a capire il perché di quel obrobrio di The Great Wall, un film che secondo me, oggi, odia anche lui. In One Second si sente proprio tutto il desiderio di ritornare a fare cinema, orientale ovviamente. One Second è un film, nel film, dentro a un
altro film.
Sembra complicato detto così, ma per farvela più semplice, è un film che parla di amore e passione per il cinema (che ci rende uguali e abbatte le disuguaglianze) fatto da chi il Cinema lo ama e ne fa per certi versi, un racconto autobiografico. Per Zhang, una pellicola non ha solo il compito di intrattenere, può essere utilizzata per creare delle lampade vintage.
Perché per Lui, non esistono limiti, il cinema se lo porta pure a casa…
One Second, the way for wellness
Lo sfondo storico e sociale in cui è ambientato il film, oltre a dare quel tocco autobiografico che accennavo prima, fa da catalizzatore per l’evoluzione dei personaggi. Dapprima, una storia quasi “comica” in cui l’uomo, alla ricerca della pellicola, viene costantemente derubato da una ragazzina, dando vita a inseguimenti alla Gianni e Pinotto, per poi finire sul drammatico, quando poco a poco sia le storie, sia le emozioni dei personaggi escono fuori.
Assistiamo ad una vera e propria evoluzione, cinematograficamente e umanamente parlando. Perché se all’inizio, la cinepresa ci regala lunghi piani sequenze, con inquadrature desertiche come se volesse estraniarci da quel “mondo” fatto da rocamboleschi inseguimenti, in un secondo momento, quando la pellicola è finalmente pronta, le inquadrature si restringono, in sala non ci sono solo gli attori ma anche noi. Quel “cinegiornale” in fondo, è anche nostro. Che sia questa “la cura per il benessere“? Un modo forse per dire, che seduti in sala, siamo tutti uguali…
Mr. Movie
Mr. Movie è uno dei personaggi chiave, un nome particolare e mi piace pensare sia la proiezione del regista stesso. Un suo modo per essere anche “attore“. Mr. Movie è colui che ha girato l’intera pellicola, compreso il fotogramma in cui appare la figlia del protagonista.
Per via di alcuni problemini, il suo cinegiornale viene quasi del tutto rovinato, ma lui, che di mestiere fa il proiezionista, non si perde d’animo. Riesce, grazie all’aiuto di TUTTI, a riparare tutte le pellicole. In queste sequenze, si vede tutto l’amore per il cinema, tutta la dedizione nel non arrendersi, tutta la passione e la cura che si ha, nell’avvolgere una pellicola dentro una bobina. Secondo dopo secondo.
E quel secondo, è anche l’unico, in cui appare la figlia del protagonista. Ma un secondo può durare un’eternità nel cinema, Mr. Movie lo sa e decide di regalare a quell’uomo, un secondo che sembra non finire mai… Perché la vita è fatta di momenti ed il cinema di secondi, perché One Second è una dichiarazione d’amore come non se ne vedevano da anni…
Se il film ti è piaciuto, dai uno sguardo alle altre recensioni “orientali” della mia rubrica.
il numero di film che migliorano la nostra vita e ci danno forza…