Arriva il 30 aprile su Disney plus e dal 29 aprile anche al cinema Nomadland, il film di Chloé Zhao con Frances McDormand vincitore del Leone D’Oro alla Mostra del cinema di Venezia 2020 e da qualche giorno anche Oscar al Miglior Film, Miglior Regia e Migliore Attrice Protagonista.
Nomadland
Dopo Tre Manifesti a Ebbing, Missouri, Frances McDormand ci stupisce con un nuovo intenso ruolo in Nomadland. L’attrice, in collegamento video alla Mostra del Cinema di Venezia, ha salutato con un ‘Ci vediamo lungo la strada‘ (una delle frasi cardine del film) il Leone d’Oro al miglior film.
La McDormand, oltre ad essere la protagonista, è anche la produttrice del film mentre la regista è invece Chloé Zhao. Un cast tutto al femminile dunque per il premio più ambito a Venezia (e davvero meritatissimo) che è andato ad una donna l’ultima volta nel 2010 (a Sofia Coppola per Somewhere).
Il film racconta di Fern, una donna che, dopo la morte del marito, si vede costretta a vivere in un furgone dopo aver lavorato per una vita insieme a lui per un’azienda costretta a chiudere per la crisi economica. Nel suo viaggio entra in contatto con la variegata comunità dei nomadi che, per scelta o per necessità, vivono in movimento. Per interpretare il ruolo l’attrice ha vissuto realmente per mesi insieme ad autentici nomadi che compaiono nel film.
Il nomadismo
Il film vuole raccontare le disparità economiche del suo paese prendendo spunto dall’omonimo libro di Jessica Bruder. Avere una casa di proprietà è il sogno di molti americani (e non solo) ma per ottenerla spesso arrivano ad indebitarsi a tal punto da perderla e rimanere senza via d’uscita se non quella di vivere per strada. Ma questo è solo uno dei tanti motivi per cui si arriva alla scelta del nomadismo. La storia di Fern e quelle dei suoi compagni di strada raccontate nel film evidenziano dolori ed insofferenze di vario tipo.
I’m not homeless, I’mhouseless.
Non sono una senza tetto, sono solo senza casa.
Frances McNormand in Nomadland
In questa frase c’è il cuore del film e dei suoi protagonisti che, nonostante le difficoltà, si sostengono a vicenda mostrando l’umanità che si cela dietro un piatto di pasta o anche una parola di conforto. Spesso, come nel caso di Fern, la scelta cela un forte dolore, un’assenza che porta a rinunciare a qualunque legame.
Alcuni nascono con anime erranti, attraversando il mondo alla ricerca di un senso o di pace o forse semplicemente di avventura, cercando sempre risposte in posti nuovi tra volti nuovi. Altri ci arrivano al crollo del loro mondo, in risposta al dolore o alla perdita che ha rovinato qualsiasi fede che una volta avevano nel mondo. Che sia per un innato bisogno di esplorare o come risultato di un trauma, i viaggiatori stanchi hanno sempre fornito informazioni non solo sul mondo in cui vivono, ma anche sulla psiche e lo spirito umani stessi.
Un capolavoro di realismo
Chloe Zhao è in grado di ritrarre e comunicare efficacemente i sentimenti di disperazione e solitudine che provano coloro che sono spinti in difficoltà economiche mentre tentano di tenere la testa fuori dall’acqua: l’insicurezza lavorativa del lavoro temporaneo e stagionale che è tanto sporco quanto poco retribuito, la pietà degli altri che offrono un’assistenza che sei troppo orgoglioso per accettare…
La regista ha realizzato un film commovente e forte per l’empatia e la cura che richiede per i suoi personaggi, molti dei quali reali nomadi. Autrice di sceneggiatura, regia e montaggio, Zhao infonde un’estetica autentica in Nomadland che rende la natura empatica del film così reale.
Splendide le musiche di Ludovico Einaudi così come bellissima la scena in cui Fern recita il Sonetto 18 di William Shakespeare (da ascoltare, possibilmente, in lingua originale).
Nomadland è uno sguardo potente a coloro che sono rimasti alla ricerca di qualcosa che la nostra società non riesce a fornire loro. Un film assolutamente da vedere.