L’uomo nel buio-Man in the dark è una pellicola del 2021 per la regia di Rodo Sayagues seguito dell’omonimo film del 2016. E uscito nelle sale italiane l’11 novembre 2021 distribuito da Sony pictures.
Nei panni del protagonista ritroviamo Stephen Lang affiancato dalla giovanissima Madelyn Grace, alla sceneggiatura il regista del primo film Fede Alvarez e da notare alla produzione un nome altisonante per quanto riguarda l’horror, il maestro Sam Raimi.
L’uomo nel buio-Man in the dark
Il film è ambientato otto anni dopo gli avvenimenti del primo capitolo e Norman Nordstrom (Stephen Lang) cerca di ricostruirsi una vita, una famiglia. Di fatti lo vediamo vivere in una nuova casa di periferia a Detroit affiancato da sua figlia Phoenix (Madelyn Grace) intento ad addestrarla alla sopravvivenza aiutato dal fedele cane.
La quotidianità di questa strana famiglia verrà interrotta da un gruppo di ex militari intenti a rapire la bambina, Norman farà di tutto per proteggerla.
Il trailer del film
Un film sulla redenzione
Questo secondo capitolo da subito si pone come un film che vuole mostrare l’evidente cambiamento di Norman, che in seguito agli eventi di 8 anni prima ha cambiato carattere prendendo coscienza delle atrocità compiute in passato. Di fatti la prima sequenza ci fa vedere il protagonista nei panni di un padre estremamente apprensivo, anche troppo, intento nell’addestrare la figlia, una figura ben distante dallo stupratore e omicida del primo film. A conferma di ciò si arriva all’intervallo con il dubbio di chi abbia effettivamente ragione sulla questione riguardante Phoenix.
Il rapporto con la bambina funziona, e grazie alle inquadrature frontali che esaltano il suo viso fanciullesco si empatizza immediatamente con lei. Molto brava Madelyn Grace nelle scene d’azione e nell’interfacciarsi con uno Stephen Lang in splendida forma.
Il personaggio interpretato da Brendan Sexton III (Raylan) risulta molto macchiettistico ma funzionale ai fini della trama, lui e i suoi compagni servono semplicemente da miccia per innescare il percorso che porterà Norman al perdono.
La componente tecnica purtroppo non è all’altezza del primo film, la regia fa un evidente passo indietro mettendo in scena sequenze d’azione molto confusionarie e togliendo quella componente torture porn di cui era intriso il precedente capitolo. La fotografia non collabora risultando troppo scura al punto da non far comprendere al meglio alcune dinamiche. Inoltre viene meno tutta la tensione e la sensazione di pericolo che si percepiva nel primo film poiché risulta tutto estremamente prevedibile.
Il film è comunque interessante, preso insieme al precedente è un bel progetto con alla base un’idea riuscita quello di ribaltare il punto di vista del protagonista che passa da antagonista ad antieroe per poi finire con il perdono definitivo.