Happy End di Michael Haneke

Presentato nella Selezione Ufficiale all’ultimo Festival Internazionale del Cinema di Cannes, il nuovo film di Michael Haneke arriva nelle sale italiane dal prossimo 30 Novembre, con protagonisti il grande Jean-Louis Trintignant e Isabelle Huppert: Happy End.

Happy end

Happy end

TRAMA “HAPPY END”

Il racconto segue la vita e i problemi quotidiani di una famiglia dell’alta borghesia a Calais in contrapposizione a ben altri problemi che il mondo a loro attorno deve altrettanto affrontare.

Trailer di “Happy End”:

NERO

É un Haneke sempre più cupo e pessimista, quello di Happy End. Proseguendo una parabola che potrebbe portare inevitabilmente al distacco stesso dal mezzo cinema, attraverso questo voyeurismo su una società ormai nichilista e distaccata dalle cose e dalle emozioni stesse, il regista austriaco affronta un discorso sul  mezzo-cinema che si limita ormai oggi ad inquadrare una realtà che ha di gran lunga superato la fantasia.

É quindi la piccola protagonista del film che apre il discorso, riprendendo banalmente ciò che vede attraverso il proprio cellulare. E, allo stesso modo, Haneke “limita” la macchina da presa con inquadrature fisse e una luce quanto più naturale, per lasciare che siano le azioni ma soprattutto le idee che portano a quelle e le conseguenze delle stesse a raccontare di personaggi che sembrano già corpi senz’anima, fantasmi di epoche e vite passate ormai lontane.

Cambia il registro narrativo e formale del regista dal suo ultimo film Premio Oscar nel 2013 Amour e decide qui di chiudere, probabilmente, la sua visione sul mondo con un’opera che è tanto esplicita e chiara quanto ermetica e autoconclusiva e che trova nei silenzi un proprio ritmo ed una propria (fredda e lucida) identità.

Dal patriarca interpretato da Trintignant costretto sulla sedia a rotelle, ormai anziano e desideroso solo di morire alla figlia interpretata dalla Huppert, a capo dell’azienda del padre e con i mille problemi che questo comporta sino al fratello di lei che, passato a seconde nozze, ha problemi con la figlia del primo matrimonio che viene a vivere con lui dopo la morte della madre.

Proprio la ragazzina diventa la chiave di lettura del racconto di Haneke, sintomo di una generazione che ha ogni possibile chiave di lettura sulle cose ma non per questo ha intenzione di parteciparvi, combattere e provare a cambiarle e, proprio per questo, assistiamo unicamente al suo inevitabile deterioramento. Un cinema duro e diretto, per un cineasta che qui sembra davvero giungere alla fine di una parabola preannunciata sin dai tempi di Funny Games. Happy End? Di certo End ma sicuramente non Happy.

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