Arriva nelle sale italiane oggi 23 Novembre il sesto film di Michael Cuesta, adattamento dell’omonimo romanzo di Vince Flynn, scrittore americano (morto prematuramente) che ha impostato la sua carriera attraverso le vicende di stampo thriller/politico del personaggio di Mitch Rapp, protagonista del film American Assassin.
American Assassin
Mitch Rapp (Dylan O’Brien; Maze Runner Saga) è uno studente che ha appena chiesto alla donna che ama di sposarlo. Poco dopo un attacco terroristico gliela porterà via. Mitch così vorrà unicamente vendicarsi con coloro che gli hanno causato tanto dolore. La CIA decide di affidarlo ad un loro uomo, Stan Hurley (Michael Keaton; Birdman, Spider-man: Homecoming), perché lo addestri e lo prepari ad un caso di terrorismo internazionale.
American Assassin – il trailer
Universo di carta
Ammettiamolo subito: American Assassin è un film riuscito a metà. Se la regia di Michael Cuesta riesce ad essere contenuta e attenta, tanto lucida nell’espletare e approfondire la tematica legata al terrorismo su scala mondiale e le motivazioni che ci stanno dietro, uno studio delle parti (in questo perfetta la prima sequenza), quanto ritmata e non banale nella costruzione dei momenti puramente action, i problemi sono da riversare proprio nella scrittura e nel casting.
Il film è una trasposizione del romanzo omonimo (del 2010) che narra delle origini del personaggio che lo scrittore Flynn si porterà dietro fino alla morte per ben 16 opere: Mitch Rapp è un giovanissimo Jack Ryan, entra nella ligia e ambigua struttura della CIA eppure mantiene un’identità propria e anarchica pur di giungere alla cosa giusta da fare.
In questo però, purtroppo, lo script non trova un equilibrio tra l’attraversare le dolenti e calde tematiche mai tanto attuali e la linea romanzata sulla vita di Rapp e sul rapporto con il suo mentore, un Michael Keaton quanto mai in forma. E l’altro problema è proprio questo: purtroppo Dylan O’Brien non riesce ad essere un Mitch Rapp tanto incisivo quanto il suo compagno di scena e, a fine film, si dimentica molto facilmente tanto quanto perde di forza la possibilità di far partire da qui una serialità su un personaggio tratteggiato per cliché in scrittura e messo in scena senza personalità né appeal.