Inizia una nuova settimana, finalmente ricca di film da vedere (e fra questi, certamente Fratelli in Erba). Spero che intanto non vi siate persi “Il Sangue Verde”, bel documentario di Andrea Segre che racconta la condizione drammatica degli africani in Italia: che in questi giorni di sparatorie e sgomberi, è utile a spazzare via un bel po’ di luoghi comuni sull’argomento.
Un film come questo dovrebbe essere fatto vedere nelle scuole, ma francamente c’è da dubitarne con l’aria che tira…
… Il dibattito cinematografico è infatti ancora inviluppato sui postumi della Mostra del Cinema, per certi versi inevitabili dopo il quadruplo (e a detta di molti immeritato) flop dei film italiani in concorso. Quello che si aspettava come un momento di orgoglioso riscatto per il nostro cinema – già premiato a Cannes quest’anno con Elio Germano, tra l’altro – si è rivelato una delusione. Ma le polemiche sono divampate dopo che il membro della giuria Gabriele Salvatores, a posteriori, ha sparato a zero sugli sconfitti: “spero che si faccia una piccola riflessione sul cinema che si fa in Italia, in termini commerciali e di qualità”. Esso sconterebbe la carenza inventiva sul piano stilistico, l’incapacità di creare emozioni, e l’eccessiva dipendenza dal Neorealismo e dalla Commedia all’Italiana.
Forse il regista di Mediterraneo avrebbe fatto meglio a tacere, visto che non è mai gran cosa fare di tutta l’erba un fascio. Ma la cosa poteva anche finire qui, non fosse che Mario Martone – cineasta assai serio e rispettato, che era in concorso con “Noi Credevamo” l’ha presa male ed ha replicato alle parole “gratuitamente offensive” di Salvatores. Martone in effetti non ha torto, però – anche nel suo caso – un dignitoso silenzio sarebbe stata una risposta più appropriata. Purtroppo i registi non sembrano avere capito che lo spettacolo bisogna darlo dentro lo schermo, e non fuori.
Ma c’è chi è riuscito a fare peggio di loro.
Eh sì. Il nostro (ahem) Ministro della Cultura, Sandro Bondi – che al Festival nemmeno ci è andato – non ha però resistito alla tentazione di rilasciare anche lui una bella intervista a Panorama per annunciare la sua svolta. “Visto che i finanziamenti sono dello Stato, d’ora in poi intendo mettere becco nella scelta dei membri della giuria del Festival”. Come diceva Luigi XIV, “Lo Stato sono io!”. E giù accuse all'”elitario” Tarantino (anche se ha premiato il film forse meno “elitario” di tutto il Festival). Se prendessimo Bondi alla lettera potremmo aspettarci per l’anno prossimo una giuria presieduta da Sylvester Stallone, coadiuvato da Enrico Brignano e Mara Maionchi: ma per fortuna il Ministro non ne avrà il coraggio, e credo che le sue resteranno parole in libertà. Ce ne ricorderemo solo per dimostrare che, se il nostro cinema non attraversa un momento molto brillante, è pur sempre messo meglio della politica italiana.
(piccola nota a margine: l’unico che si è detto d’accordo con Bondi è stato Vittorio Sgarbi, che lo stesso Bondi aveva appena confermato soprintendente a Venezia. Quando si dice il caso, eh!)
grande massimo, la penso esattamente come te!
Questo ministro Bondi non finisce mai di stupirci, guarda mi sta diventando anche simpatico…
per quanto riguarda Salvatores invece, devo dire che non mi trova d’accordo, effettivamente non si può mai fare di tutta l’erba un fascio come giustamente hai detto tu, anche in Italia, dal mio punto di vista, c’è del buon cinema e del cattivo cinema, il problema semmai è che emerge soltanto ciò che io invece lascerei nell’ombra…
eheheh!