E’ andato in scena a Bari dal 20 al 23 febbraio al Teatro Piccinni per Puglia Culture, Edipo Re, forse la più nota delle tragedie di Sofocle, con la regia di Andrea De Rosa.
Edipo Re a teatro
Ritenuto l’esempio più classico di tragedia greca, l’Edipo Re è stato scritto da Sofocle nel 400 a.C. circa. Narrando la storia del re Edipo, uomo amato dal popolo che scopre in un giorno di aver, inconsapevolmente, ucciso suo padre e sposato sua madre dalla quale ha anche generato dei figli, Sofocle mette in scena l’eterno dissidio tra necessità e libertà, fato e colpa.
La modernità di un’opera immortale
Il regista Andrea De Rosa, dopo aver portato in scena nel 2017 Le Baccanti di Euripide, si cimenta ancora una volta con la tragedia greca e sceglie Edipo Re. La traduzione è di Fabrizio Sinisi cui il regista ha chiesto di aggiungere uno dei momenti più intensi dello spettacolo, quello della preghiera al dio Apollo appellato con diversi aggettivi che si ripetono martellanti ad aumentare la tensione emotiva della scena.
Quattro gli attori in scena: Marco Foschi, Roberto Latini, Frédérique Loliée e Fabio Pasquini a cui si aggiungono, per il coro, le voci di Francesca Della Monica e Francesca Cutolo.
Scarna ma densa di significato la scenografia che si avvale esclusivamente di spigolosi supporti metallici a forma di parallelepipedo su cui sono montati faretti e lampadine di varie dimensioni, che con le loro luci bianche e calde accompagnano con maggiore o minore intensità il peso del momento scenico, e dei rettangoli di vetro in parte opachi dietro i quali si nascondono gli attori nei loro dialoghi.
Originale l’idea di affidare ad un solo attore, il bravissimo Roberto Latini, il ruolo di Tiresia e degli altri messaggeri, a significare, secondo il regista, la multiforme manifestazione dell’unico dio Apollo e dei suoi ineluttabili oracoli. Ad interpretare il misero Edipo è invece lo straordinario Marco Foschi che insieme a Frédérique Loliée nei panni della consorte e inconsapevole madre Giocasta, regalano al pubblico momenti di forte intensità.
Poco più di un’ora di spettacolo che lasciano però lo spettatore colpito e direi quasi straziato come strazianti sono i cori ed il dolore dei protagonisti man mano che prendono consapevolezza della dura ineluttabilità del loro destino.