Zombie contro zombie è un film del 2017 diretto da Shin’ichirō Ueda e interpretato da Takayuki Hamatsu, Harumi Shuhama, Yuzuki Akiyama e Kazuaki Nagaya. Conosciuto nel mondo con il titolo One cut of the dead, è costato appena 25 mila euro, arrivando a incassare in patria poco più di 27 milioni di euro. Da poco tempo inoltre, è disponibile in streaming su una nuova piattaforma digitale creata da MYmovies, fareastream.
Zombie contro zombie
All’interno di un edificio abbandonato, una troupe sta girando un film sugli zombie. Ad un certo punto però, la troupe viene attaccata da veri zombie e le cose si complicano…
I 37 minuti più ingannevoli della storia del cinema
L’inizio del film è come quello di tanti altri prodotti con un basso budget. Scarsa recitazione, trucco inguardabile, sceneggiatura assente e una trama poco “credibile“. I primi 37 minuti del film ci fanno pensare all’ennesima cafonata fatta per guadagnare due spicci. Tutti lo abbiamo pensato, anch’io.
Girato tutto senza tagli, con una telecamera “in prima persona” dove non si sa se ridere o piangere, per la quasi banalità di alcune scene.
Non è un horror, non è un’avventura, non è una commedia. Allora cos’è? Per 37 minuti non riusciamo a capire assolutamente nulla, fin quando il film subisce una trasformazione, da cinema “amatoriale” si trasforma in metacinema.
Ci immergiamo in un film dentro a un film, riuscendo a cogliere tutti i particolari che prima ci erano sfuggiti. Un cambio di registro azzeccatissimo, che rendono la pellicola una delle migliori horror comedy che abbia mai visto…
Zombie contro zombie abbatte gli stereotipi del cinema di genere
Se siete appassionati di Horror, più nello specifico, di film horror con zombie, saprete già la miriade di titoli esistenti al mondo. Zombie ninja, guerrieri, palombari (zombie 2), maniaci, insomma di tutto e di più. Li abbiamo anche visti ovunque, dall’interno di un centro commerciale, al vagone di un treno.
Forse papà Romero non si aspettava questo boom “mediatico“, o forse sì e ci sorride da lassù… Il problema di fondo è che essendo un genere già rivisitato un milione di volte, è assai difficile restare originali. Anche perché la storia è sempre quella, un morto vivente che insegue la vittima finendo col “mangiarla“.
In alcuni casi, l’originalità non sta nel genere ma nell’ambientazione, come per esempio accade in Train to Busan. Il film risulta “nuovo” non per la storia e nemmeno per l’ambiente in cui è stato girato, ma bensì per la capacità in cui si destreggia su due generi (horror e commedia), confondendo (almeno all’inizio) lo spettatore.
Vengono spezzate le catene che lo legano a un mockumentary qualsiasi, chiamando a recitare anche lo spettatore, che si ritrova coinvolto in un “crimine” senza eguali. Una prima mezz’ora illogica, dove l’horror non fa l’horror, fa a pugni con la commedia, dando vita ad uno degli spettacoli
più belli degli ultimi anni.
Un film che, fatto con due spicci, risulta più originale di chi spende
milioni per raccontare il nulla. Il film è la metafora del cinema contro il cinema stesso. Un film dentro a un film, per spiegarne tutte le dinamiche, gli imprevisti, una messa in scena kubrickiana che ha conquistato il cuore di molti, compreso il mio!
Giudizio personale
Pochi film riescono a spiazzarmi, a confondermi e a meravigliarmi. Con un inizio assai “improponibile“, riesce a cambiare marcia divenendo quasi un cult. Esilarante, spassoso, divertente, complice, illogico, reale, geniale, ingannevole, sono solo alcuni degli aggettivi che meglio descrivono questa pellicola. Un meraviglioso full immersion
in un film, che film non è, almeno in parte. Dire mi è piaciuto è riduttivo, perché le emozioni che lascia sono molteplici e ricche di sfumature…
Se il film ti è piaciuto, dai uno sguardo alle altre nostre recensioni “orientali” come Snowpiercer e gli altri articoli della mia rubrica.