Lungo di durata ma mai noioso, splendido per la fotografia e le riprese della campagna inglese, un film piacevole, ma non eccezionale, consigliato ma non lodato.
Qui scopri una doppia recensione delle nostre due collaboratrici che hanno visto il film. E in più una recensione di Antonella Molinaro come guest blogger.
Scegli tu quale preferisci e segnalacelo nei commenti a fine articolo.
Dopo “Schindler’s list” e “Salvate il soldato Ryan” Steven Spielberg torna a una tematica bellica con “War horse”.
Storia di sentimenti forti e di amicizia…
di Francesca Barile
Il regista sposta l’azione dalla seconda alla prima guerra mondiale, ma, nonostante le scene di battaglie e una seconda parte che si occupa prevalentemente delle situazioni nelle aree del conflitto, Spielberg respinge l’etichettatura di film di guerra per definire piuttosto “War horse” una storia di sentimenti forti e di amicizia.
In primis colpisce lo speciale rapporto che si crea tra il giovane Albert e il puledro Joey, mezzo purosangue di straordinaria bellezza poi il rapporto che si crea tra Joey e un altro splendido cavallo purosangue nero come un tizzone “incontrato” in guerra.
Per amicizia Joey, acquistato dal padre di Albert nelle sconfinate e verdissime colline del Devon,”accetta” di arare un campo brullo e pietroso “contro” la sua natura di purosangue abituato a correre senza vincoli e più tardi quando per i debiti di famiglia sarà venduto come cavallo di guerra per “amicizia” verso uno splendido cavallo suo compagno di sventure gli insegnerà a tenere il giogo e a trainare l’artiglieria.
…ma anche di guerra
La seconda parte del film è dominata dall’asprezza della guerra: la scena dell’assalto ai soldati dell’impero prussiano sciabola sguainata dell’esercito a cavallo è maestosa e altrettanto sconvolgente il piano lungo con corpi ammassati a carcasse di cavalli uccisi dalle mitragliatrici nemiche.
Un manicheismo di fondo domina la storia: i prussiani sono crudeli e spietati, privi di sentimenti.
Quei pochi che si ribellano alla logica della guerra vengono soppressi senza pietà: capita ai due giovani fratelli che disertano per prendersi cura di Joey e del suo compagno, capita al sergente impietosito dai due poveri cavalli, distrutti e sfiancati dall’immane fatica; i “buoni” sono in genere i contadini , dediti a pacifiche attività bucoliche ( il nonno della sfortunata bimba francese Emilie o Albert) e ovviamente i soldati inglesi, leali e coraggiosi.
Ai cavalli il regista attribuisce una forte identità di genere: un rapporto di amicizia tanto solido e forte quale quello che si crea tra Joey e il suo compagno nero è poco verosimile nel mondo animale soprattutto tra maschi dominanti.
Si torna quindi all’antropomorfismo che sin da Fedro ha sempre caratterizzato le storie edificanti: attribuendo ad animali sentimenti “umani” si vuole dare delle lezioni di vita.
Una seconda recensione per questo film, un altro punto di vista
di Beatrice Campagna
Tratto dall’omonimo romanzo per ragazzi (un best-seller) di Michael Morpurgo, edito nel 1982, “War horse” racconta una storia “classica” (un rapporto speciale tra un uomo e un animale) ed ha in sé tutti gli elementi per essere considerato una grande opera cinematografica.
Visivamente è un film che colpisce: straordinaria fotografia, panoramiche su scenari naturali di rara bellezza.
La ricostruzione dell’epoca storica è molto curata e realistica, belli i costumi, gli effetti; di grande spessore la colonna sonora, realizzata dal cinque volte premio Oscar John Williams.
Il regista non ha bisogno di presentazioni: Spielberg, con “War horse”, dirige il suo 43esimo film e ancora una volta sceglie di raccontare con le immagini una storia difficile da dimenticare, che sia espressione di forti valori e buoni sentimenti.
Ci troviamo in Inghilterra, l’anno è il 1914. Ted Narracot è proprietario di alcuni ettari di terreno, ha una moglie di nome Rose e un figlio, Albert.
Un giorno, non curandosi della propria difficile situazione economica, acquista un cavallo ad un prezzo piuttosto elevato.
Ne fa dono ad Albert, che inizierà ad occuparsene con molta attenzione; decide di chiamarlo Joey e si impegna ad addestrarlo, con ottimi risultati.
Joey è infatti un cavallo molto abile, un purosangue identificato da“calzini bianchi” sulle quattro zampe e una macchia sul muso che ricorda la forma di una croce. Il loro rapporto cresce con il tempo, insieme lavorano, corrono, condividono la bellezza delle campagne inglesi.
Ma un giorno il padre di Albert, per pagare dei debiti, si trova costretto a vendere il cavallo all’esercito inglese, in quanto la prima guerra mondiale era alle porte.
Albert non può fare niente per evitare la vendita di Joey, il cui nuovo proprietario è il capitano Nicholls.
Da qui parte la storia del loro straordinario viaggio di ricerca: non perderanno mai la speranza di ritrovarsi.
Joey in guerra rivela tutta la sua forza e il suo coraggio, cambiando in meglio la vita di coloro che incrociano il suo cammino.
Albert si arruola, partendo per il fronte in cerca dell’amico che gli è stato tolto.
Il trailer del film
Nonostante lo scenario di fondo sia la Grande Guerra, Spielberg ha dichiarato:
questo è un film d’amore, non di guerra. Una storia sull’amicizia, la devozione, la lealtà.
Questa opera si configura infatti come uno spettacolo indimenticabile per un pubblico di tutte le età: sono escluse infatti scene di pura violenza e spargimenti di sangue.
Commovente e coinvolgente, parla essenzialmente di sentimenti ed è ricco di tematiche da approfondire.
Una di queste, è sicuramente il dibattito etico sull’impiego dei cavalli nelle guerre; spiega Spielberg:
A me interessava raccontare il mondo bellico prima della grande rivoluzione tecnologica, quando i cavalli erano i compagni di trincea dei soldati e portavano un sostegno reale alle truppe.
Dopo i conflitti del ’15-’18 questi animali sono tornati a pascolare nei campi.
Ed è forse lì che sarebbero dovuti sempre stare. In realtà non lo considero un film di guerra. Anzi, è decisamente un film anti-guerra, e che dà speranza.
Il cast è composto da Jeremy Irvine, che interpreta Albert, scelto da Spielberg per le sue
qualità ineffabili, che l’hanno subito reso diverso dagli altri, per la sua autenticità di fronte alla telecamera.
Peter Mullan è il padre del protagonista e troviamo Emily Watson nel ruolo di Rose, la madre; Tom Hiddleston è il capitano Nicholls; il cavallo Joey, in realtà, è interpretato da otto esemplari in tutto, ma principalmente da due: Abraham e Finder, addestrati da Bobby Lovgren.
A completare il cast troviamo David Thewlis, Niels Arestrup, Eddie Marsan, Benedict Cumberbatch, David Kross.
La recensione di Antonella
Leggi infine la recensione di Antonella Molinaro come guest blogger della testata Fermenti Divi.
Quale di queste recensioni ti piace di più?
Dai il tuo giudizio nei commenti qui sotto.
un film orripilante,noiso fino alla morte,profondamente insignificante.due ore di banalita’ incredibili che deridono l’intelligenza dello spettatore.personaggi ridotti a maschere senza alcuno spessore.la fotografia si,dovrebbe esserci ma e’ sprecata in un colore pastoso e fastidioso che ricorda vagamente quella de “il mago di oz” (1938).Sceneggiatura inesistente. Storia assurda e inverosimile.
Sarebbe da vera e propria censura (non fanno cosi negli USA con i film europei che cercano di intervenire nella loro politica?) in quanto e’ fin troppo evidente l’interesse a rinfocolare un inesistente odio antitedesco,vera ragione di quest’opera,con una lettura storica semplicemente sciocca.
un gran brutto film,un altro capitolo da aggiungere alla mediocre filmografia di Spielberg. Che nostalgia per Kubrick.
Torna a casa Lassie.
Il giudizio di Ettore e di uno che capisce poco di cinema, se lo poteva risparmiare. E molto difficile non salvare nulla di un film di Spilberg. E’ un Po come Celentano, oggi per fare odiens o per farsi notare bisogna esprimersi cosi’.
umh….. aspettavo questo film, dopo aver letto il libro e vista la trasposizione teatrale a Londra, non sono contentissimo.
Ben fatto ovviamente ma figlio di un’epoca che ha dimenticato lo spessore in ogni sua manifestazione, ormai i fim sono dei lunghi trailers con buona pace di David Lean. Lawrence d’Arabia dove sei? Quello era un film.
Altro punto negativo l’eccessiva marcatura dei caratteri nazionali,tedeschi cattivi, inglesi eroici, francesi agresti, manca un italiano con il mandolino e ci sono tutti.
Il racconto originale non é così banale.
Amo e conosco i cavalli e per anni ho montato, animali così li trovi nei fotoromanzi
per ragazzine equestri, Joey sembra più un cane.
Ma alla fine mi sciolgo davanti ad una scena con carica di cavalleria……
e mi tocca dare la sufficienza. Il regista é giovane e si farà ;¬)
Peccato che certi artisti non capiscano quando arriva il momento di ritirarsi, guastando così l’ottimo lavoro svolto in passato.
Quasi settanto milioni di dollari di budget, e si vede, certamente ci sono dei buoni momenti, ma guardando il simpatico Joey, più intelligente di Einstein e più simpatico di Jerry Lewis mi veniva voglia di farmi un bel piatto di picula.
Un film appena passabile.
Grazie a tutti i lettori di cinemio che hanno voluto offrire il loro punto di vista su questo film.
Invito le collaboratrici di questo blog sul cinema, Beatrice e Francesca a dire la loro, rispondendo a tutti, per creare una buona discussione in merito a questo film.
Questo è uno spazio dove tutti possono dire quello che pensano sui film che hanno visto, continuiamo la discussione ;).
Neanche a Mr.K è piaciuto molto…sentite qua
http://s3.amazonaws.com/cinemio/podcast/Mr.K-17-febbraio+2012.mp3
In genere cerco di essere neutrale nei miei giudizi..mi fa piacere che il film abbia originato una bella discussione…in linea di massima condivido quanto detto da molti.
Il film di Spielberg è un melodramma da cassetta che punta su sentimenti forti, la recitazione è classica con qualche punta interessante nella protagonista femminile Emily Watson, che tra l’altro anni orsono si distinse in uno splendido film di Lars von Trier. Giocare con gli animali è come dice lo spot di un gratta e vinci voler vincere facile: i bambini adorano cavalli et similia, le donne sensibili piangono, gli uomini amano le scene di impatto e tutti sono contenti ma gridare al capolavoro è come gridare “al lupo al lupo”….