Secondogenito del pittore impressionista Pierre-Auguste Renoir, Jean non poteva far altro che ereditare la lezione artistica del padre.
Appassionatosi di cinema “grazie” ad una ferita riportata in guerra (la Prima Guerra Mondiale, ndr), Renoir divenne uno dei maggiori esponenti del realismo poetico, corrente cinematografica nata nella Francia degli anni ’30 che pone le basi del cinema moderno.
“Se alcuni paesaggi e certi costumi ricordano i quadri di mio padre, – disse lo stesso Jean a proposito di Une Partie de Campagne – la ragione è semplice: perché l’azione è ambientata all’epoca e nei luoghi in cui mio padre ha lavorato molto; e poi perché io sono suo figlio e dai propri genitori si è fatalmente influenzati. Ho rifatto dunque uno studio del gesto dei pittori della sua generazione.”
La trama del film
Nei giorni scorsi ho potuto assistere alla proiezione di questo film di soli 40 minuti, a noi meglio noto come La Scampagnata, la cui copia restaurata è stata acquisita dalla Fondazione Cineteca Italiana di Milano.
La trama deriva dall’omonima novella di Guy de Maupassant: il commerciante parigino Monsieur Dufour (Andrè Gabriello) decide di trascorrere una giornata in campagna con la sua famiglia, pranzando in riva al fiume presso l’osteria del signor Poulain (Jean Renoir).
Due giovani canottieri ed esperti seduttori, Henri (Georges St.Saens, alias Georges Darnoux) e Rodolphe (Jacques Borel), avvicinano e corteggiano la moglie e la figlia di Dufour, Juliette (Jeanne Marken) ed Henriette (Sylvia Bataille), portandole sul fiume in barca.
Mentre la madre e Rodolphe vogliono solo divertirsi un po’, la figlia ed Henri si innamorano; passa un anno, e scopriamo che il loro amore è stato purtroppo ostacolato da Anatole (Paul Temps), il socio di Monsieur Dufour a cui Henriette è stata costretta a sposarsi.
Così le inquadrature ci fanno “vedere” i sentimenti
Il film è uno tra i più vividi esempi di impressionismo tradotto nel linguaggio cinematografico: la vita quotidiana dei personaggi, fatta di vizi ed ambiguità tipici della società borghese del tempo, è immersa in una natura molto simile a quella dipinta da Pierre-Auguste Renoir.
La stessa natura isola i personaggi, svelando la tragedia che conteneva in realtà fin dall’inizio: attraverso una spettacolare carrellata sul fiume sferzato dal temporale estivo, il regista interrompe bruscamente l’esplosione della passione tra i giovani.
L’atmosfera bucolica della campagna, rallegrata dalla fine e sottile comicità dei protagonisti, acquista allora un tragico senso di rassegnazione di fronte alle imposizioni della società.
Un progetto cinematografico un po’ travagliato
La pellicola venne girata nel 1936, tuttavia, come ci viene annunciato da un cartello all’inizio del film, molte furono le ragioni che portarono Jean Renoir ad abbandonare il progetto.
Innanzitutto, le riprese vennero effettuate, in puro stile impressionistico, quasi esclusivamente in esterno (ciò che in pittura si definirebbe “en plein air”); ma le condizioni climatiche di quell’anno non furono delle migliori (anche se il temporale di cui sopra ha sicuramente regalato una delle scene più intense).
Inoltre, pare che tra l’attrice Sylvia Bataille e Jean Renoir non corresse buon sangue, nonostante avessero già lavorato assieme sul set di Le Crime de Monsieur Lange (“Il Delitto del Signor Lange”, 1936).
Il produttore Pierre Braunberger e la montatrice, nonché moglie di Jean, Marguerite Houllè-Renoir decisero di riprendere il lavoro, con l’autorizzazione del regista esiliato, nel frattempo, negli Stati Uniti.
Il film venne presentato al pubblico solo nel 1946 (in Italia uscì nel 1962).
L’eredità di questo grande artista non è andata perduta nel corso degli anni: il suo insegnamento è giunto, tanto per fare dei nomi, a maestri quali Vittorio De Sica, Jean-Luc Godard (a cui il nostro Massimo Balducci ha dedicato un curioso post non molto tempo fa), Roberto Rossellini, e nondimeno Luchino Visconti, che fu tra l’altro uno degli assistenti alla regia proprio di Une Partie de Campagne.
che belli i tuoi salti nel passato alice.
questi sono passi obbligati per chi ama davvero il Cinema (con la C maiuscola)
più che altro spero che qualcun’altro a parte noi/voi si interessi e apprezzi questi vecchi film, prima o poi…