Unsane di Steven Soderbergh – Realtà o incubo?

Il nuovo film di Steven Soderbergh Unsane, thriller psicologico, presentato al Festival di Berlino prima e al BIF&ST 2018 dopo, è un esperimento ben riuscito. Il regista ha scelto di girare l’intero film con un iPhone e in solo due settimane.

Unsane

Unsane di Steven Soderbergh

Unsane

di Francesca Napola

Lo spettatore vede una corsa in un bosco, una fotografia ed esposizioni irregolari e fa conoscenza con Sawyer Valentini, la protagonista di questo film (Claire Foy). Una ragazza, labile e logorata psichicamente, la quale lavora come analista per un’azienda finanziaria. Fredda e sicura di sé sul lavoro, è in preda a un attacco di panico quando un incontro serale stava per concludersi a casa sua.

Perché lei è ossessionata da un incubo ricorrente personificato in uno stalker, al quale per sfuggire cambia addirittura città. La povera Sawyer continua a vederlo tra la gente e anche noi spettatori entriamo in simbiosi con la protagonista. Un dramma molto ben riuscito e interessante, carico di tensione, di ansia, di tormento, su di un tema super attuale.

Sawyer cerca aiuto presso un istituto che offre assistenza psicoterapeutica, scelta giusta; qui la donna, per errore o per leggerezza, firma dei documenti e viene ricoverata in una struttura per malati di mente e con impiegati che la vogliono internare solo per profitto. Il regista ci mette di fronte ad un sistema sanitario corrotto e mal funzionante, ma non predica, mostra solo la realtà.

L’ incubo di Sawyer continua: in questa clinica viene a contatto con il suo stalker, purtroppo nessuno le crede. La tensione dello spettatore sale, l’empatia con la protagonista diventa sempre più forte. Soderghen mostra una vittima che non smette di essere vittima e per metà pellicola si resta con il dubbio se si tratti di allucinazioni isteriche o della verità. Un vero incubo.

Unsane – il trailer

Soderghen costringe lo spettatore a seguirlo, a correre, a cambiare direzione insieme a Sawyer. Unsane confonde realtà e incubo, lucidità e paranoia, e lo stesso spettatore non riesce a capire cosa sia vero o cosa sia finzione.

Come succede nella rete, nei social media, Unsane vuole essere proprio ciò , la dipendenza dal cellulare, dalla rete, dai social media e che è difficile cambiare, fa perdere le proprie tracce, bisogna abbandonare Facebook, Whatsapp e ogni cosa ci venga in mente per non essere trovati. Alla fine del film, lo spettatore vede la sua protagonista che non è più vittima ma che è pronta a reagire con la violenza.

E ritroviamo Sawyer che ha ripreso la sua vita con segni di pazzia e ossessione che sono proprio suoi, ormai..

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