Qualcuno da amare: uno scorcio di vita reale ma senz’anima

Uscirà al cinema il 24 aprile, il nuovo film del regista culto Abbas Kiarostami, Qualcuno da amare, una ‘breve’ storia tra una ragazza e un pensionato.

Trama

Akiko è una studentessa, con un fidanzato gelosissimo e per arrotondare, ogni tanto, si prostituisce. Una sera, complice la preparazione per un esame da dare e l’arrivo in città della nonna, non vuole andare con un cliente e dopo una litigata con il suo pappone, decide di andare. Il cliente sarà un vecchio professore in pensione. Akiko troverà di più in lui, invece del solito lavoro.

Pro e contro

Prima di crocifiggere regista, storia e film in generale, cerchiamo di analizzare il prodotto:

NON è sicuramente un film per tutti, e anche per quei pochi che possono considerarsi amanti dei film di nicchia, troveranno in questo Qualcuno da amare, un film difficile da capire, interpretare o semplicemente, apprezzare. Lo stile si presenta molto freddo (come la fotografia), quasi distaccato e la lentezza della pellicola è una particolarità che diventerà difetto in tutta la seconda parte del film.

Se nella prima mezz’ora tutto risulta molto significativo, pieno di umanità e interessante, scopriamo che sono emozioni e sensazioni che non avranno risposta o un continuo. Tutto si presenta come ragionamenti interiori ed esteriori (sembra quasi che i protagonisti si rivolgano allo spettatore, ponendo i classici temi umani) che permeano in quei secondi di pellicola, per continuare a fare tante altre domande o ragionamenti, senza mai avere una sua logicità.

Qualcuno da amare, è nel dettaglio, un film che non pretende nulla, non chiede nulla e non dice nulla, ma tutto questo non è per una mancanza registica o di sceneggiatura, ma sembra, ad occhio esterno, fortemente voluto. Può risultare significativo il concetto della ragazza fidanzata che di nascosto di prostituisce, che per ‘lavorare’ non può vedere la nonna, se non scrutarla da lontano, da dentro il taxi che la sta portando dal cliente, o nell’avere come ‘collega’ una ragazza che ama quello che fa e che lo pratica con scioltezza, sia fisica che verbale, ma tutto si ferma in quel secondo in cui ci accorgiamo di cosa vuole trasmettere quella scena.

Eppure, non è tutto da buttare.

Ad una seconda analisi, immergendoci in un pensiero strettamente orientale, non abbiamo altro che la tipica situazione di un uomo (in questo caso una ragazza), all’interno di una spazio ristretto (ristorante, automobile, appartamento) che altro non è una rappresentazione della sua personalità, del suo essere, del suo vivere.

Lo spazio in cui vivono questi personaggi, non è altro che un’estensione di loro stessi.

Qualcuno da amare è quindi questo, un’estensione di temi già trattati, ma volutamente raccontati senza un’anima, perchè sembra rispecchiare la filosofia dove non è importante il messaggio finale, ma quello che provi durante tutta la visione del film.

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