The Coast Guard è un film drammatico sudcoreano del 2002 diretto da Kim Ki Duk e con
protagonisti Park Ji A, Jang Dong Gun e Kim Kang Woo. Il film è stato presentato al 19
Florence Korea Film Fest.
The Coast Guard
La Corea del Nord e del Sud, dopo innumerevoli guerre, sono state separate da dei confini
recintati col filo spinato. Nessuno può oltrepassare il recinto perché verrebbe indicato come
spia e di conseguenza ucciso. In una delle tante basi militari vi è il soldato Kang, un militare
ossessionato dalle regole e dalla vita militare e non vede l’ora di beccare una spia per
ucciderla e ottenere gli elogi dei suoi superiori. Una sera, durante un pattugliamento, uccide
un uomo che credeva fosse una spia mentre in realtà era solo un ubriacone e da quel
momento in poi la sua vita cambierà drasticamente. Un evento tragico che pian piano lo farà
sprofondare nella follia…
Ideologie politiche sbagliate che portano all’eterna guerra tra Nord e Sud
Che le due Coree fossero da sempre in guerra tra loro ormai lo sappiamo tutti. Ciò che non
sappiamo o ciò di cui ci siamo sempre informati meno è cosa ne pensa chi vive proprio lì.
Cosa spinge uno del Sud a odiare uno del Nord e viceversa.
Ma è un odio dettato da inutili
leggi che mirano a proclamare il paese migliore. Ideologie stupide, perché un popolo diviso
rimane un popolo diviso, non ci potrà mai essere la “superiorità“. Essere superiori in cosa
poi, in armamenti?
Però purtroppo queste correnti di pensiero le ritroviamo spesso in chi conduce
una vita militare, abituato a vedere l’altro come il nemico. Viene addestrato per eliminare
“l’altro“, non esiste il buon vicinato, sono spie. Un po’ come successe ai tempi del muro di
Berlino…
Il soldato Kang che il regista ci mostra è un soldato pieno di rabbia sociale, come
se il torto lo avessero fatto a lui e non alla nazione. Il suo è un comportamento dettato dalla
violenza, ma quella violenza gli è stata inculcata senza che se ne rendesse conto, dalla
stessa società che lui intende difendere col mitra.
Il genio di Kim Ki Duk sta tutto lì, nel
portare sul grande schermo non l’origine della guerra ma bensì l’origine della pazzia umana,
quella che ti fa odiare l’altro senza nemmeno avere un perché. Ma come te ne esci da
questo tunnel di odio e disperazione? Solo attraverso un trauma. Devi toccare il fondo per
rinsavire, ma non è detto tu ci riesca poi.
The Coast Guard è lo specchio delle ideologie geo
politiche e militari in cui si riflette il giovane Kang e altri come lui. Una corsa agli armamenti
per uccidere un nemico che non esiste poiché siamo noi i nemici di noi stessi. Ormai è come
se alcune persone abbiano i paraocchi e non riescano a guardare oltre, le paure si
trasformano in ossessioni e la paranoia ci rende schiavi di una guerra tra potenti.
The Coast Guard per me è il film più cupo che il regista abbia mai fatto, la scena dell’uccisione della
spia sembra la scena di un film horror.
Non è il classico film di guerra in cui i soldati soffrono
di stress post traumatico, qui il racconto prende strade ancora più buie e la colonna sonora
del film, malinconica, ci accompagna inesorabilmente verso la morte. Perché chi odia o è
portato a odiare, non potrà conoscere altro destino diverso dalla morte…
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