Torna nelle sale cinematografiche italiane oggi 14 Gennaio il nuovo film che vede il personaggio Rocky Balboa, interpretato ovviamente ancora da Sylvester Stallone, affrontare una nuova sfida nel mondo del pugilato. Solo che stavolta non sarà lui il diretto interessato, e questo cambia l’intera visione che avrete di Creed – Nato per combattere.
Creed – Nato per combattere
Adonis (Michael B. Jordan; Chronicle, Fantastic 4), figlio di Apollo Creed, ha nelle vene lo stesso sangue del padre e decide di affidarsi proprio a Rocky Balboa (Sylvester Stallone; I mercenari, Il grande match) per crescere e farsi un nome e non restare all’ombra del padre.
Trailer del film:
Sly all’angolo
Nel 2006 tornava Sylvester Stallone, davanti e dietro la macchina da presa, per riprendere in mano la sua carriera con i due ruoli che gli avevano donato fama e il maggior riconoscimento tra il pubblico: John Rambo e Rocky Balboa. La risposta del pubblico era stata forte e, il mostrare un Rocky ‘adulto’, saggio ed introspettivo, per quanto la trama era di per sé discutibile, aveva toccato il cuore del pubblico e dei nostalgici della saga.
Di lì in poi Sly è tornato, con la trilogia de I mercenari, puntando molto sull’accettazione della propria identità di superstar e di idolo generazionale e, in quanto tale, funzionante anche grazie al confronto con le nuove generazioni, in un discorso anche metalinguistico che abbiamo visto in diversi film dove duetta sia con i colleghi (Schwarzennegger, De Niro) e sia con le nuove leve del genere (Jason Statham, Jason Momoha). Quindi un ottimo punto di partenza, nella decisione di chiudere la saga di Rocky con Rocky Balboa (2006), è stata quella di un Rocky da ‘spalla’ al vero protagonista di questo film, figura anche usata come specchio strumentalizzato per lo stesso Rocky: Creed, figlio dell’Apollo Creed che per primo sfidò il nostro nel primo, iconico, film.
New Generation
E’ Michael B. Jordan a prendere in mano questo ruolo e a ‘servire’ a Stallone la sua vittoria al Golden Globe come Miglior attore non protagonista e una sofferenza ed una saggezza che forse mai così Rocky aveva mostrato di avere: c’è sempre Adriana, c’è sempre il suo ristorante, la sua casa, la sua palestra, il suo nome. Ma adesso, tutto ciò che Rocky è stato, dalla tanto attesa musichetta al vederlo malamente risalire sul ring per allenare la giovane leva, serve a far crescere il figlio di Apollo, e probabilmente a redimere delle colpe passate, come quasi a scusarsi (lo stesso Stallone) con i fans della saga per alcuni capitoli meno riusciti e ripetitivi.
Confezione
E’ un film che i fan della saga apprezzeranno molto, forse il migliore dopo il primo capitolo. E’ il Rocky che Stallone si era ripromesso di mostrare nel precedente film ma che solo qui, tra lunghi ed imperfetti piani sequenza e frasi fatte, riesce ad esprimere totalmente sé stesso e, per la prima volta, a combattere senza dover salire sul ring, consapevole della propria età, del proprio passato, di ciò che è stato e che soprattutto oggi è.
E’ un Sylvester Stallone maturo, che si fa dirigere e che lascia spazio al giovane e talentuoso Michael B. Jordan (promettente futura star hollywoodiana) e alla sua ragazza (interpretata da Tessa Thompson), per seguire la linea narrativa forte del primo capitolo ma con una consapevolezza maggiore, con una saggezza maggiore e una ridensificazione di tutto ciò che ha funzionato sino ad oggi in una delle saghe più famose del cinema americano pop.