Torna al cinema, dopo appena cinque anni dalla conclusione della trilogia firmata Sam Raimi, uno dei supereroi della scuderia Marvel più amati e che trova più riscontro nelle diverse generazioni: The Amazing Spider-Man, con la regia di Marc Webb.
La trama
Peter Parker (Andrew Garfield; The social network) da bambino viene inspiegabilmente lasciato dai genitori, che non rivedrà più, con gli zii Ben (Martin Sheen; The double) e May (Sally Field; Forrest Gump). Giunto ormai al liceo, ha una cotta per la compagnia di classe Gwen Stacy (Emma Stone; The help) e viene preso in giro un po’ da tutti, con una spasmodica passione per la fotografia e la scienza.
Quest’ultima passione lo porta a scoprire un mistero attorno alla morte dei genitori che lo porta ad incontrare il dottor Curtis Connor (Rhys Ifans; Anonymous) e lo porta all’inevitabile morso del ragno che lo tramuterà nel supereroe newyorkese dai superproblemi, tra la fondamentale morte dello zio Ben e l’amore per Gwen, figlia del capo della polizia che vuole fermare il vigilante mascherato.
Ed intanto il dottor Connors fallisce un esperimento che lo porta ad orribili conseguenze.
Sam Raimi – Marc Webb
Inevitabile è il confronto con il primo Spider-Man cinematografico firmato Sam Raimi, con protagonista Tobey Maguire (Peter Parker), Kirsten Dunst (Mary-Jane Watson) e Willem Dafoe (Norman Osborn). Ed è impossibile non parlarne con l’uscita del reboot di Marc Webb (500 giorni insieme):
1- IL FILM: Se nel nuovo film ci sono degli effetti visivi migliori ed evoluti rispetto ai tempi, in quello di Raimi c’era un equilibrio nella sceneggiatura e nella continuità della storia nettamente maggiore;
2- L’INTRODUZIONE: Di certo ottima è la resa dark della storia di Webb che introduce il mistero della scomparsa dei genitori di Peter, inedita nella storia di Raimi;
3- IL VILLAIN: L’interpretazione di Willem Dafoe nel primo Spiderman fa assolutamente scomparire l’interpretazione di Rhys Ifans in questa nuova pellicola, un cattivo che non ha l’approfondimento e l’equilibrio sperato, con poco spessore e che si dimentica facilmente;
4- GIOCO DI COPPIA: Quasi alla pari è invece il confronto del rapporto di coppia tra Peter e Mary-Jane nel primo Spiderman e il nuovo Peter e Gwen Stacy in questo. Molto profonda e complicata la prima storia, districata e approfondita nei tre episodi tra dubbi, segreti e profondi sentimenti. Molto “velocizzata” ma dai dialoghi brillanti la seconda, con una straordinaria affinità di coppia tra i due interpreti. Dialoghi che sentono il richiamo di un regista che proprio con la sua commedia prima (500 giorni insieme) trovava nei dialoghi tra i due protagonisti uno dei suoi punti di forza;
5- LA SCENEGGIATURA: Forse si è voluto un po’ troppo in un unico film, tra la resa dark e la resa giocosa e divertente dell’eroe più vicino alle giovani generazioni e questo ha portato a scene fin troppo al limite del possibile, come l’entrare e uscire dalla Oscorp Industries totalmente indisturbati o il rapporto “incompleto” col dottor Connor, opposto al profondo rapporto che si era instaurato come in un crescendo tra Peter Parker e Norman Osborn nel primo Spiderman.
6- COSTUME & FUMETTO: Un punto a favore di Webb di certo è il nuovo costume di Spidey e la maggior vicinanza della storia al fumetto originale, dalla creazione dell’uomo ragno alla tecnologia spara-ragnatela, passando dall’introduzione del personaggio di Gwen Stacy fino alla maggior presenza della polizia newyorkese.
7- IL 3D: Non c’era ancora nella trilogia di Raimi ma lo ritroviamo qui ed è solo uno spreco maggiore di soldi poiché solo in alcune scene finali se né può gustare la resa ma rende tutto il film ancora più cupo e buio di quanto già non sia e diviene, quindi, solo un ostacolo alla visione della storia che, in diverse scene, si può benissimo seguire anche senza gli occhialini.
Trailer del film:
Insomma, questo reboot dell’uomo ragno non è di certo del tutto negativo, anzi lo sforzo di Marc Webb di farlo rinascere malgrado l’immensa potenza che ancora vige della trilogia di Sam Raimi c’è e si vede.
Tra un supergasato Andrew Garfield, un’adorabile Emma Stone, il solito divertente cammeo del buon vecchio Stan Lee (creatore del fumetto), un buon impatto visivo ed una trama tra gag e mistery il film rimane comunque affascinante. E l’inevitabile cliffhanger dei titoli di coda non fa altro che portarci a dire “to be continued…” per una storia che probabilmente non avrà mai fine.
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