Recensioni film: The American. George, what else?

In una famosa pubblicità italiana, il bel Clooney pubblicizza un caffè con lo slogan “… che altro?”. Ecco, questa frase potrebbe benissimo essere usata per descrivere The American, il film di Anton Corbijn, prodotto e interpretato da George Clooney.Il problema di questa pellicola è che oltre a Clooney non c’è altro. Sì, vabbè, l’Abruzzo, i paeselli sperduti e dimenticati, il turismo da rilanciare dopo il terremoto… Tutte nobili cause, per carità, ma che non giustificano la noia mortale che ti attanaglia sulla poltrona del cinema, intrappolato dall’onnipresente ex pediatra di E.R. che fa gli occhi dolci a una bellissima e ammiccante Violante Placido.

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La trama

Jack è un killer professionista che, dopo una tragica missione in Scandinavia, sceglie di isolarsi da tutto e da tutti per prendersi un periodo di riflessione. Il suo committente russo gli trova un posto in Italia, in un piccolissimo paesino abruzzese; Jack decide però di non essere reperibile nemmeno per il suo capo, pur rimanendo nei paraggi. Un giorno però, al telefono, Jack riceve un nuovo incarico: costruire un’arma che non dovrà usare lui bensì una donna, una killer.

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Nella solitudine più completa, scambiando parole solo con il parroco del paese, Jack porta avanti il suo lavoro e, contemporaneamente, va in cerca di una donna che colmi il suo vuoto. Conosce Clara, prostituta in una casa d’appuntamenti, e se ne innamora, ricambiato. La  quotidianità lo porta a scavare nel suo io più profondo: Jack si rende conto di non avere una vita, di essere solo, di voler cambiare la sua esistenza; decide che quello sarà il suo ultimo lavoro. La vicenda però, si complica, fino a un finale tragico.

Il trailer

Le mie impressioni

Sarò superficiale e scontata ma il film è un vero e proprio déja vu. La storia dell’uomo che vuole riappropriarsi della propria vita, che si innamora della prostituta, che rischia tutto per amore l’abbiamo già vista, già letta, già sentita. La pellicola è un’ode a un onnipresente George Clooney e al (bel) corpo di Violante Placido, che merita un bel voto, riuscendo ad essere convincete nella sua interpretazione. Non sto dicendo che il film non è ben girato o gli attori non abbiano ben interpretato i loro ruoli (bravo anche Bonacelli nei panni del parroco e va assolutamente menzionato il cameo di Filippo Timi, esemplare anche quando compare solo per cinque minuti). Il film è stato realizzato “da manuale”; forse troppo. Tante poi sono le cose che non convincono; la principale è quella della fin troppa riservatezza di Clooney: sappiamo bene che non è facile avere misteri in un piccolo paesino, mentre qui nessuno sembra vedere nulla, accorgersi di morti, inseguimenti, comportamenti strani.

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Belli i paesaggi, belle le inquadrature degli scorci, dei vicoletti, dell’Abruzzo più nascosto. A parte questo, però il film è lento e banale. Clooney è rimasto intrappolato nelle montagne… magari si trova meglio sulle rive di un lago, non credete?

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