Presentato fuori concorso al festival di Cannes ecco Mr. Beaver, il nuovo film di e con Jodie Foster, che vanta una breve ma già interessante carriera da regista. Insieme a lei nel film Mel Gibson. Leggi la nostra recensione in anteprima.
A cura di Daniele Meloni
Mr Beaver
Walter Black (Mel Gibson), amministratore delegato dell’azienda di giocattoli ereditata dal padre, soffre di un’acuta forma di depressione che lo porta in maniera rapida a non relazionarsi più con la sua famiglia e con tutte le figure che lo circondano. Sfinita da questa situazione insostenibile, la moglie (Jodie Foster) decide di mandarlo via di casa e Walter si ritroverà da solo nel momento più basso della sua vita. Solo grazie all’aiuto di un pupazzo marionetta a forma di castoro che Walter troverà la forza per uscire da questa malattia.
Onore al merito a Jodie Foster
Dalla sola trama del film si potrebbe pensare di trovarsi di fronte ad una favola irreale ma è proprio da qui che partono gli elogi alla Foster che racconta la storia con molto realismo con una regia attenta ed essenziale. La vera chicca del film infatti è proprio la storia perchè lo sceneggiatore Kyle Killen scrive con la leggerezza di un bambino un racconto di rara profondità e ha il coraggio di trattare un tema sempre snobbato come quello della depressione e di usare il pretesto del pupazzo per farci capire che uscirne è molto più complesso di quello che si pensa.
Walter Black si dovrà mettere in gioco per vincere la battaglia e lo farà anche a caro prezzo perché nella vita non è vero che “Everything’s gonna be alright”, anzi tutto non va sempre come abbiamo sognato. Interessante anche il secondo blocco del film, quello che tratta le vicissitudini del figlio maggiore di Black e della sua storia d’amore con Norah sua compagna di scuola, fatti apparentemente secondari ma che alla fine spiegano ancora di più il significato della storia principale.
A tutto questo dobbiamo aggiungere un ennesimo merito di Jodie Foster, in questo film anche nelle vesti della moglie forte e spaventata del protagonista, cioè la scelta di Mel Gibson come Walter Black. Come nel film anche nella realtà Gibson ha passato un periodo di depressione dovuto ai suoi criticati film ed alla sua vita vissuta sempre sopra le righe, ed è proprio per questo che nei panni di Black si muove in maniera realistica, regalandosi e regalandoci una prova da grande attore a tratti commovente per la sua potenza e fragilità al tempo stesso in un ruolo quasi “doppio” e a dir poco complesso.
Per concludere un film da vedere classico nella messa in scena ma originalissimo e coraggioso per quello di cui parla e per come lo fa, una piccola perla da non farsi sfuggire.
Il film mi è piaciuto molto. Ho trovato bellissimo e profondo il discorso scritto dal figlio di Walter Black per la propria ragazza (Norah) che questa poi legge alla fine del proprio anno scolastico. Mi farebbe piacere averne il testo, ma non so come fare per averlo. Di spessore non comune, a mio avviso, tutta la trattazione del tema della depressione.
Grazie per il commento Renato 🙂