Dopo il successo all’ultima Mostra di Venezia esce nelle sale italiane Melbourne, opera prima di Nima Javidi che si ispira ai film di Asghar Farhadi. Su Cinemio la nostra recensione in anteprima.
Melbourne: Una coppia, una svolta, un thriller
Iran giorni nostri: una giovane donna entra in un appartamento di media borghesia per il censimento. Si sofferma sulla soglia di diverse famiglie. Quando la donna va via l’occhio della telecamera riprende i due protagonisti della storia: Sara (Negar Javaherian) e Amir (Payman Maadi già Premio Oscar per Una separazione), una giovane coppia di buona cultura sono in procinto di partire per l’Australia ma una tragedia inattesa influisce sui loro stati d’animo e li induce a prendere delle decisioni.
La pellicola di Nima Javidi che condivide il protagonista con il film Una separazione di Asghar Farhadi riprende il fil rouge della nuova cinematografia iraniana tesa a inquadrare un paese in bilico tra tradizione e spinta verso il futuro. Il film Melbourne, di impostazione teatrale è per la maggior parte ambientato all’interno dell’ordinato appartamento di Sara e Amir con i personaggi collaterali che arrivano segnalati dal citofono o dall’incessante squillo del cellulare, simbolo del progresso.
Il rapporto uomo-donna appare perlopiù paritetico anche se Amir, che comunque impone le sue scelte alla compagna e alle altre donne della sua famiglia si rivela più debole e meno in grado di affrontare freddamente una situazione che gli sta sfuggendo di mano finendo poi con lo scaricare ad altri innocenti le sue responsabilità.
La critica sottile a un regime tuttora maschilista è evidente: un vero cammino verso l’evoluzione positiva è possibile solo abbattendo delle sciocche barriere che impongono a chi magari ha più buonsenso e capacità di fare un passo indietro.
Rapporti di coppia
Come per altre precedenti pellicole dell’ultimo periodo la cinematografia iraniana del secondo decennio del ventunesimo secolo si sofferma ancora sui rapporti di coppia alle prese con un importante turning point e con tutte le inevitabili conseguenze che questo comporta. Sta al pubblico sia del paese di origine che di altra provenienza comprendere come i due coniugi impostino la loro relazione chi prevarica e chi dà un apporto positivo.
L’interpretazione dei due protagonisti è realistica e carica del giusto pathos richiesto dallo sviluppo della vicenda come altrettanto validi sono i comprimari inseriti al momento giusto come in una partita di scacchi (gioco non a caso sembra di origine persiana).
Il nuovo Iran
In bilico tra tradizioni un po’ ottuse e aperture inevitabili verso il progresso e gli agi della vita contemporanea (rappresentati dal cellulare onnipresente e dal portatile con il quale si consulta il più comune portale di ricerca al mondo), Melbourne al di là della sua cornice di thriller psicologico con una strizzata d’occhio ai vecchi film di Hitchcock, inquadra il nuovo Iran che riversa molte speranze nelle nuove generazioni più colte e portate a un rapporto tra pari ma che altrettanto tendono ad allontanarsi per migliorare la propria condizione ed infatti il titolo richiama la città australiana, simbolo di riscatto dove i due giovani sposi si recheranno ufficialmente per un breve periodo.