Il 16 aprile in occasione dell’anteprima del suo film, Indovina chi sposa mia figlia, che si è tenuta a Bari e a Gravina di Puglia, Lino Banfi e il produttore Cristiano Bortone hanno incontrato la stampa per parlare della loro esperienza tedesca. Ovviamente Banfi ha intrattenuto i giornalisti con la sua solita verve comica e a noi di Cinemio ha riservato una sorpresa.
Uscirà prossimamente nelle nostre sale Indovina chi sposa mia figlia, divertente commedia su diversità culturali e integrazione, di co-produzione italo tedesca, girato in parte a Gravina di Puglia, finanziato dall’Apulia Film Commission e prodotto in Italia da Cristiano Bortone per Orisa Produzioni. Il film diretto da Neela Leana Vollmar e interpretato da Lino Banfi, Sergio Rubini, Christian Ulmen e Mina Tander, è stato presentato a luglio dell’anno scorso al Festival di Monaco di Baviera, e poi distribuito in più di 400 sale in Germania dove ha riscosso un grande successo.
Nell’intervista rilasciata in conferenza stampa al Cineporto di Bari, Lino Banfi ci parla dei retroscena del film.
L’incontro
Sono venuti tutti a casa mia: la regista Neela Leana Vollmar è una bella ragazza di trent’anni, alta 1, 95. In realtà di quel gruppo di tedeschi, il più piccolo di statura era alto 1,90!
Parlavano tra di loro in tedesco e ogni tanto sentivo ‘Banfi’. Chiedo di che parla il film e mi rispondono che è tratto da un libro di Jan Weiler che in Germania ha avuto tanto successo, ha venduto un milione e mezzo di copie. E’ la storia autobiografica di un giornalista che chiede la mano della figlia di un italiano che vive in Germania da molti anni, di origini pugliesi e apparentemente sgorbutico, perchè vittima di diffidenza ed astio da parte dei tedeschi che, nonostante gli anni passati lì, continuano a considerarlo uno straniero: in realtà però si è sposato lì, ha avuto dei figli, adora quel paese e ha imparato ad apprezzare i loro modi di fare.
La storia era bella, mi è piaciuta, ‘ti arriverà la sceneggiatura italiana’ mi hanno detto. ‘Torniamo tra qualche giorno e parliamo di contratto’ ha detto Cristiano.
‘Però c’è particolare…’ dice questa Neela, la regista, ‘c’è possibilità…se tu volere…provare a recitare in tedesco?’ . A me è venuto da ridere perchè non conosco una virgola di tedesco, non ero mai stato in Germania neanche per turismo. Gli rispondo ‘non me la sento, non ho vent’anni’ è già difficile memorizzare alla mia età, ho 74 anni, anzi tutti si meravigliano che riesco a tenere a mente 20, 30 pagine, mi basta leggerle un pò. Però in una lingua che non conosco è assurdo.
Gli ho detto: ‘facciamo una prova, così per ridere, però sicuramente poi reciterò in italiano. Ma il personaggio è uno che parla male il tedesco?, le chiedo ‘Beh vive in Germania da 40 anni quindi male no, però ha le sue convinzioni, alcune cose le dice a modo suo’ mi risponde.
Le riprese
Il primo giorno di ripresa dovevamo partire per la Puglia: il mio futuro genero è colto, i genitori sono laureati e tutte queste cose erano pugnalate per me che ero di origini umili, ignorante, per di più pugliese. Dato che ne avevo passate tante in Germania gli dico: ‘se tu vuoi sposare mia figlia vieni in Puglia, conosci la mia famiglia, se sopporti questi nostri modi di fare allora va bene‘.
Volete sapere perchè il libro si chiama Maria, non gli piace? Perchè mia madre novantenne, dice questa frase a mia sorella zitellona ogni volta che rimpinzano il protagonista di cozze, orecchiette, tutte cose che lui non ha mai mangiato e che sembra non gradire.
Ritorniano al primo giorno di ripresa: dovevo dire ‘gli automobilisti tedeschi hanno un brutto carattere, passano come pazzi, gli italiani invece sono gentili’ e al successivo passaggio di un’automobile ad alta velocità avrei dovuto gridare ‘Strunz!’. Il ciak andò bene e tutti mi fecero i complimenti incitandomi a continuare.
Il secondo giorno sentite un pò che è successo…
Continua a leggere la seconda parte dell’articolo in cui si parla delle riprese in Italia, con altre divertentissime clip.
Intanto ecco un saluto di Lino Banfi ai fan di Cinemio
Copyright foto: AGPhoto. Leggi l’articolo di Repubblica su Lino Banfi
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