Lincoln: ennesimo Spielberg, grande patriottismo ma non da Oscar

A meno di un anno dall’uscita del debole e stucchevole “War Horse”, Steven Spielberg torna al cinema con un film patriottico che si è già accaparrato ben dodici nomination all’Oscar, tra cui miglior film e miglior regia: arriva in tutte le sale d’Italia Lincoln.

Trama

Malgrado avesse tutta l’aria del biopic, il film del regista americano si sposta soprattutto sulle strategie politiche con cui il sedicesimo, e più famoso, presidente degli Stati Uniti d’America Abramo Lincoln (Daniel Day-Lewis; Il petroliere, Nine), riuscì a far promuovere l’altrettanto celebre tredicesimo emendamento della costituzione che abolì definitivamente la piaga della schiavitù. Tutto ciò mentre avvengono gli ultimi scontri della terribile guerra di secessione.

Trailer del film:

Solito Spielberg con un grande cast

Primo punto di merito che va dato alla nuova pellicola di Spielberg è di certo la brillante ed intensa interpretazione del protagonista Daniel Day-Lewis che ha tutte le carte in regole per portare a casa una nuova statuetta dall’Academy dopo quella vinta nel 2008 per “Il petroliere”. Accanto a lui il cast è ricco e vivace: si passa dalla consorte Sally Field ad un immenso Tommy Lee Jons (uno dei più stretti alleati del presidente).

Imponente è anche la fotografia, i costumi e la messa in scena che mostrano una visione chiara di un regista che chiaramente sa il fatto suo, con oltre mezzo secolo di film alle spalle. Alcuni dei temi cari a Spielberg si ritrovano anche qui: tra tutti, il rapporto padre-figlio che rende umano l’icona che è Lincoln, tra il rapporto ispido e tormentato con il figlio più grande (Joseph Gordon-Levitt; 50/50, Il cavaliere oscuro – il ritorno) e quello dolce ed affettuoso con il più piccolo (Gulliver McGrath; Hugo Cabret, Dark Shadows).

Fievole ritorno, lontano dai capolavori

Detto tutto ciò è giusto considerare le corpose due ore e trenta di film dai dialoghi serrati e continui che però lasciano comunque lo spazio allo spettatore di godersi un riposino di dieci, venti minuti dove, soprattutto nella prima parte del film, si tende a mostrare un Lincoln eroe di un popolo, un uomo senza sfumature, un uomo che conosce le necessità e le debolezze del proprio popolo ed agisce di conseguenza, rendendosi quindi superiore alla massa. Diciamocelo francamente, le pellicole che hanno fatto di Spielberg il maestro che è (al di là dei successi commerciali) sono ben altre. Basta citarne due, neanche tanto lontane nel tempo: Scindler’s List e Munich.

Siamo infatti qui lontani da quella profondità, da quel chiaroscuro, da quella forza visiva e quel coraggio assoluto di un regista che aveva tanto da dire ed avevo il coraggio di fare. Qui ci troviamo davanti ad una storia che si conosce bene, estremamente patriottica ma che, è giusto dirlo, viene mostrata con una prospettiva inedita, divertente, commovente, drammatica. Tutto ciò, però, non basta a farne un capolavoro, come non basta a donargli addirittura dodici nomination all’Oscar. E non basta neanche la (ebbene sì) solita, ripetitiva colonna sonora del grande John Williams. A mio modesto parere, per quanto un buon prodotto, serve ben altro per rendere grande la narrazione di una storia. E Spielberg è capacissimo a farlo. Non in questo caso, però.

Clip e featurette dal film

Intervista a Sally Field, candidata all’Oscar come miglior attrice protagonista:

Path to Freedom

Ecco un video che riassume i momenti salienti della Guerra di Secessione e del processo di abolizione della schiavitù negli Stati Uniti d’America:

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