Due delle peggiori paure che tutti cerchiamo di scongiurare nella vita sono sicuramente quelle di rimanere bloccati in bilico su una seggiovia in montagna e di un’avaria mentre si sta facendo un viaggio in aereoplano.
Ecco che, come a voler esorcizzare tali paranoie, escono due piccoli prodotti cinematografici, a basso costo, che ci fanno vivere proprio le angosce che non vorremmo mai, “Frozen” e “Altitude (Panico ad alta quota)”.
Ispirato da un romanzo a fumetti del canadese Kaare Andres, qui anche regista alla sua prima prova, “Altitude” (Panico ad alta quota)” ci porta all’interno di un piccolo aereo noleggiato per un week-end tra amici; durante il volo la strumentazione comincia a non funzioare ed una tempesta (che fa deviare il film verso l’horror-creature) porta i passeggeri a delle improbabli scelte. “Altitude” pur non avendo dietro di se una struttura produttiva hollywoodiana ma lavorando sulle ansie e sulle fobie dei protagonisti, riesce, con pochi effetti speciali, a colpire soprattutto nella rappresentazione di tali paure.
Non risulta difficile allo spettatore immedesimarsi nelle vicende del film e non provare disagio durante il susseguirsi delle scene, anche in virtù del fatto che, tutti, prima o poi, con certe esperienze dobbiamo averci a che fare.
Con “Frozen” ci trasferiamo sulle montagne dello Utah, durante un fine settimana all’insegna dello sci; il film dell’americano Adam Green (già conosciuto con l’horror “Hatchet”) narra la storia di tre amici che rimangono bloccati su una seggiovia, sospesi per un intera settimana, costretti a trovare un modo per non morire congelati e sopravvivere ai lupi che pian piano si radunano sotto i loro seggiolino.
Presentata al Sundance Film Festival la pellicola, dotata di una buona fotografia e di un cast all’altezza, rimane forse un pò “sospesa” nella sceneggiatura lasciandosi però guardare, fino alla fine, con trepidante suspance.
Come accade per molte piccole produzioni indipendenti i due film non hanno avuto ancora una distribuzione italiana, intenta invece a spalleggiare i vari Muccino, Moccia; ci auguriamo, ancora una volta, che si possano vedere sul grande schermo anche opere minori ma degne di interesse, senza dover attendere le uscite in dvd o le spasmodiche ricerche dei film in rete col rischio di venir bollati come ladri o pirati assetati di film.
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