A Clint Eastwood si devono alcuni dei film più importanti degli ultimi anni, ed è inevitabile che da ogni sua nuova uscita ci si attenda un capolavoro.
Come pochi altri Eastwood si è specializzato nel raccontare storie di eroi imprevisti, spesso disperati, e quasi sempre destinati alla sconfitta.
Ma stavolta è diverso.
Scopri qui la grandezza di questo film.
il protagonista della vicenda è Nelson Mandela, uno che come pochi altri ha lasciato un’impronta vittoriosa sulla storia contemporanea.
La grandezza di Mandela è sempre stata oggetto di ammirazione in tutto il mondo, e sarebbe dunque fin troppo facile limitarsi ad esaltarne la grandezza.
Ma “Invictus” non è (e non vuole essere) una biografia del primo presidente nero del Sudafrica: vuole invece raccontare una storia minore, senz’altro secondaria rispetto alle vicende politiche, ma al tempo stesso profondamente simbolica.
Morgan Freeman che interpreta Mandela in un fotogramma del Film
E proprio in questo 2010 che attende i mondiali di calcio in Sudafrica, l’attenzione di Eastwood si sofferma un altro campionato del mondo ospitato dal Sudafrica: quello di rugby che ebbe luogo nel 1995, appena un anno dopo l’elezione di Mandela.
Le circostanze allora erano ben diverse, e il film si apre infatti con la descrizione di un paese ancora profondamente diviso tra bianchi e neri, e forse sull’orlo della guerra civile.
Mandela (impersonato con la consueta classe da Morgan Freeman) è in pratica l’unico a credere nella possibilità che il Sudafrica possa diventare una “rainbow nation”, ovvero un’unica nazione-arcobaleno della quale tutti si sentano di fare parte.
Una sfida apparentemente impossibile, che il protagonista è però determinato a vincere attraverso una serie di mosse spiazzanti: come quella investire buona parte del suo tempo, e la sua stessa immagine, per supportare la partecipazione della nazionale sudafricana ai mondiali di rugby.
E in effetti, per la maggior parte del film sembra che Mandela non abbia nient’altro in testa che il successo della squadra.
Perché il rugby, dunque?
Perché questo sport era allora il simbolo perfetto dell’apartheid:
era lo sport preferito dei bianchi, mentre i neri praticavano il calcio (gli stessi giocatori della nazionale erano tutti bianchi con l’eccezione di uno).
La scommessa di Mandela è quella di farlo diventare uno sport di tutti, e per questo ordina al capitano della squadra – un Matt Damon così tozzo da essere quasi irriconoscibile – di vincere il titolo:
e quella che era una squadra di brocchi inizia gradualmente a scoprire la propria forza.
Non starò a spoilerarvi il resto ovviamente, ma spero di avere reso l’idea.
Dietro il presidente sudafricano è facile riconoscere l’attuale America di Obama, e la sua capacità di sconfiggere per prima cosa la rassegnazione e lo scetticismo.
Potrebbe essere questo il vero tema di “Invictus”?
Credo però che il vero tema di Invictus vada al di là della vicenda politico-sportiva, e sia di carattere religioso.
Se il film precedente era in sostanza una grande vicenda di espiazione (vedi a questo proposito la scheda di Gran Torino su Cinemio), qui si affronta un altro nodo centrale del cristianesimo: il perdono.
E nessuna figura come quella di Mandela, nella storia contemporanea, incarna (ottimisticamente) il concetto:
nel suo caso l’espiazione c’è già stata, nella forma di una prigionia quasi trentennale nelle carceri dell’apartheid.
Invictus racconta quello che c’è dopo la liberazione, e che è forse ancora più difficile da realizzare.
Ogni sua parola e piccolo gesto di Mandela – che Freeman riesce a rendere il più possibile quotidiano e “normale” – è volta alla riconciliazione con gli ex nemici, alla necessità di “stupirli con la compassione” come unica alternativa alla vendetta.
(immagini tratte da mymovies)
complimenti all’articolo: non avevo pensato all’aspetto religioso del film
grazie! in effetti i film che preferisco sono quelli dove si trovano diversi livelli di lettura… è anche un buon motivo per rivederli 😉
interessanti i risvolti che hai trovato! purtroppo non sono ancora riuscita ad andare a vederlo, ma quando sarà cercherò di guardarlo anche attraverso la tua lettura!
complimenti!