La rubrica “Evergreen: non l’hai ancora visto” ci porta alla scoperta di film intramontabili. Scopri il perché, almeno una volta nella vita, bisogna vederli.
Oggi parliamo di Arancia Meccanica.
Andiamo alla scoperta di una delle pellicole più eclettiche del panorama cinematografico di sempre. Il film ha diviso il pubblico di due categorie: quelli facenti parte della prima sono scettici e titubanti a tal punto da ritenerlo scandaloso e oltraggioso; quelli facenti parte della seconda elogiano il lungometraggio ritenendolo uno dei migliori di sempre nonché un capolavoro senza tempo.
Ci schieriamo senza riserve con l’opinione di quest’ultimi. Ecco cosa ne pensiamo.
Stanley Kubrick è conosciuto per esser stato un regista rivoluzionario, eccentrico, folcloristico e fuori dagli schemi. Deve senz’altro gran parte della sua fama ad Arancia Meccanica che ricevette diverse candidature all’Oscar (miglior film, miglior regia, miglior sceneggiatura non originale e miglior montaggio).
Dall’adattamento del romanzo di Anthony Burgess, la pellicola creò grande scalpore alla sua distribuzione negli anni ’70, e date le tematiche trattate finì per diventare icona del disagio politico, culturale e generazionale di quei tempi.
Tuttora è oggetto di discussione e sembrerebbe non voler passare mai di moda.
ARANCIA MECCANICA: Il disagio sociale nell’intraprendere delle decisioni aldilà delle costrizioni
di Giuseppe d’Angella
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La vicenda è incentrata sul personaggio di Alexander DeLarge e la sua eccentrica combriccola, di cui è il leader. Quest’ultimi (soprannominati “Drughi”) si riuniscono e creano scompiglio nella loro città utilizzando delle forme di violenza gratuite e capricciose. Poi, dopo aver terminato i loro atti bellicosi, la comitiva si riunisce al solito bar a rifornirsi di latte+ (un bevanda con sostanze stupefacenti), a rilassarsi e a rigenerarsi dopo le “fatiche” della serata.
Alex viene messo in discussione dal suo gruppo e, in una delle sortite offensive ad una villa di una vecchietta, viene incastrato da uno dei suoi compagni che in precedenza aveva dimostrato dissapori. Finisce in prigione e aderisce ad un programma speciale di rieducazione finanziato dallo Stato, con la promessa di uscire non appena terminata la procedura sperimentale. A quel punto Alex dovrà patire le conseguenze della sua scelta.
Arancia Meccanica tocca diversi aspetti fondamentali dell’umanità, offrendo spunti interessanti riguardo vari argomenti. C’è il disagio famigliare di un giovane comune, la società pilotata dal sistema politico che a sua volta pilota la popolazione, ma più di tutto racconta la necessità di un qualsiasi individuo a ritagliarsi un ruolo, un qualcosa che faccia di lui un’identità e il disagio che comporta il non sentirsi realizzati, il non aver raggiunto tale scopo.
Kubrick vuole raffigurare l’insensata voglia che porta l’essere umano a trasgredire, a farsi ammaliare da tutto ciò che è proibito, che ci viene vietato. Lo fa attraverso un unico comune denominatore: la violenza. Il regista statunitense va’ oltre l’inutile ricerca del “giusto e sbagliato”; non si pone il problema di definire cosa è corretto, o auspicabile, e cosa non lo è.
Più semplicemente, mette lo spettatore di fronte alla sua incapacità di reagire alla tentazione di trasgredire, di sentirsi in dovere di essere superiore agli altri, attraverso l’inganno del sopruso e della sottomissione.
È buffo come i colori del vero mondo diventano veramente veri soltanto quando uno li vede sullo schermo.
-Alex-
Quando l’individuo non riesce a fermare questa sua stramba tendenza a trasgredire, deve essere educato, indottrinato e costretto a seguire delle regole, delle linee guida. Ma cosa succede se per farlo, viene privato della sua identità, delle sue convinzioni? Se per evitare che possa lasciarsi andare a oltraggiose tentazioni, debba adottare loschi stratagemmi che lo privino di qualsiasi volere e pensiero?
La voglia, e la capacità, di imporre il nostro volere e le nostre convinzioni sono delle caratteristiche che dovremmo avere a prescindere da qualsiasi legge che le imponga. Kubrick non si sbilancia sul definire cosa sia giusto e sbagliato perché questa risposta risiede già in ognuno di noi, senza che qualcun altro con lestofanti marchingegni ci cambi il modo di essere e di affrontare le vicissitudini quotidiane.
L’umanità non è nata per farsi del male a vicenda e per elevarsi a discapito di altri. Quando questo accade, c’è qualcosa che non va’ e l’individuo preso in considerazione deve essere aiutato affinché non adotti comportamenti lesivi per se e per gli altri. Ma questo “aiutare” non dà il diritto a nessuno di utilizzare quel disagio per fini che vanno oltre lo stesso, che sia politico, sociale, economico e così via. Qui, la pellicola delinea una forte critica alla società e alle persone che si servono di essa.
Arancia Meccanica è un film che non ha avuto, o meglio, che non ha paura a dire come stanno le cose. E’ un’eredità importante che uno dei più grandi cineasti di sempre ci ha lasciato e non morirà mai così come il mito dello stesso regista.