“Exit Through the Gift Shop”, di Bansky (prima parte)

Oggi è la vigilia di Natale, e come dice il proverbio, bisogna passarla a guardare i nostri film preferiti… Beh, forse non dice proprio così, ma tra una mangiata e un brindisi sarebbe comunque un’ottima idea. E siccome avevo già promesso di recensire l’esordio cinematografico di Bansky, il celebre street artist inglese, colgo l’occasione di farlo proprio in questa giornata: perché in fondo è una sorta di parabola, anche se di natalizio ha molto poco.

Tanto per cominciare, va ricordato che Bansky – per quanto famosissimo – è un artista anonimo, nel senso che non se ne conosce l’identità e nemmeno il volto. “Exit Through the Gift Shop”, tuttavia, lo vede di fronte alla telecamera per buona parte del tempo: debitamente incappucciato e in penombra, trova così il modo di non rivelare il suo segreto, e al tempo stesso di fare da voce narrante alla vicenda.

Fin dalle prime battute, il regista/artista mette le mani avanti: “Non è Via col vento”, spiega, per mantenere basse le aspettative. E così spiazza subito tutti, perché chi lo conosce potrebbe aspettarsi qualcosa di folgorante, esplosivo, capace di lasciarti sbalordito con le sue intuizioni. Qui, al contrario, sceglie di non sbalordire, ma di raccontare una storia apparentemente semplicissima: quella di un ragazzo che voleva girare un documentario su Bansky, ed ha finito per essere egli stesso il soggetto di un documentario di Bansky su di lui.

Il soggetto in questione si chiama Thierry Guetta, è di origine francese e vive a Los Angeles. E’ un tipo molto bizzarro ma innocuo, con una strana mania per i filmini fai-da-te: ne gira continuamente, in famiglia, con gli amici, in qualsiasi situazione della sua vita. Ad un certo punto, questo bizzarro francese inizia a filmare gli street artists (i “graffittari”) che vanno in giro di notte clandestinamente alla ricerca di muri da segnare con le proprie opere: solitamente con lo strumento dello stencil.

Per tutta la prima parte del film, dunque, seguiamo quello che praticamente doveva essere il documentario di Guetta: incontriamo gli artisti che lui ha filmato, e seguiamo le loro avventure notturne. Tra gli altri si nota Shepard Fairey, che in seguito diventerà celeberrimo per avere creato questa immagine di Barak Obama:

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(fine prima parte – continua)

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