La relazione, che potremmo definire (quasi) incestuosa, tra il Presidente Frank Delano Roosevelt (Bill Murray) e la cugina Margaret Stuckley (Laura Linney) si consuma nel weekend del giugno 1939: un fine settimana storico, in cui il Re e la Regina d’Inghilterra faranno visita al Presidente presso il suo cottage di New York, per la prima volta nella storia degli Stati Uniti d’America.
Il regista Roger Michell, già autore di Notting Hill (1999) e Ipotesi di reato (2002), ci regala una commedia in costume elegante, educata, brillante e ben calibrata. Inutile ribadire lo spessore di un attore come Bill Murray, che in questa pellicola è costretto a recitare “solo dalla vita in su”, data la malattia che costrinse Roosevelt su una sedia rotelle. La sua recitazione ironica, colorata da venature intimiste, non è mai eccessiva, come del resto il contributo di Laura Linney, dimessa al punto da risultare difficilmente riconoscibile per chi l’aveva vista in The life of David Gale.
Accanto al duo americano protagonista, un’altra azzeccatissima coppia: quella dei reali inglesi, interpretati da Samuel West (Bertie, ergo Giorgio VI) e da Olivia Colman (Elisabeth Bow-Lion, la moglie). Questi ultimi forse danno luogo alla parte più riuscita del film, la più tagliente e autoironica: dietro le corone, intravediamo uomini fragili, prede delle loro manie e delle loro insicurezze che rendono alcune scene tragicomiche ed esilaranti.
La dimensione visiva – scenografie, costumi – si rifà perfettamente al periodo storico degli anni ’30 e la fotografia risulta di buon livello. L’unico appunto sarebbe da fare agli sceneggiatori, che imprigionano il Presidente Roosvelt in una dimensione privata, che non restituisce allo spettatore un quadro biografico degno di tale nome, ma sicuramente non era questo l’intento della pellicola. In conclusione, un film intelligente, ben calibrato e un po’ furbo che, seppur senza una profondità narrativa straordinaria, si presenta come una commedia garbata e piacevole. Da vedere.