Recensioni film: “A Dangerous Method”, un passo indietro per David Cronenberg

Scopri qui la recensione  del film “A Dangerous Method“, in uscita nelle sale il 30 settembre.
Questo post ti sarà utile per capire se andare o no a vedere al cinema questo lavoro di Cronenberg.

Qui tutti i dettagli.

A Dangerous Method: La recensione del film

di Davide Cinfrignini

a dangerous method la locandina

Zurigo 1904: Carl Gustav Jung ( Michael Fassbender) è un giovane psichiatra che vive con sua moglie Emma (Sarah Gadon) , incinta del loro primo figlio, presso l’ospedale Burgholzli.

Quando gli viene data in cura la diciottenne Sabina Spielrein (Keira Knightley), decide di curarla con il metodo sperimentale creato da Freud e noto come psicanalisi.

Grazie alla risoluzione del caso Spielrein, Jung inizia ad intraprendere un fruttuoso rapporto d’amicizia con Freud (Viggo Mortensen), che decide di mandargli in cura il collega, Otto Gross ( Vincent Cassel).

Gross è uno psichiatra tossicodipendente e contrario alla repressione dei propri istinti sessuali. L’efficacia dei suoi argomenti convinceranno Jung ad intraprendere una relazione sessuale con la Spielrein, abbandonado il suo rigore etico e la fedeltà verso la moglie.

Il trailer del film

Un passo indietro per David Cronenberg

A Dangerous Method” è una pellicola analitica, specchio deforme della vita di tre esseri viventi passati alla storia, condensata da elementi grotteschi, ironici e realistici ma che mantiene uno stile asciutto ed essenziale.

Christpher Hampton ( sceneggiatore anche della versione teatrale da cui è tratto il film) non riesce a conferire particolare umanità ai “suoi” personaggi, impantanandosi su dibattiti intellettuali e dispute ideologiche, non permettendo alle figure storiche che delinea di poter avere una dimensione autonoma sul grande schermo ma lasciandoli essere dei semplici surrogati delle persone realmente esistite, che cercano di rappresentare.

Il problema è che i personaggi rimango solamente tali, iper-professionali, ironici o passionali che siano, nella loro quotidianeità e nei loro rapporti privati non si scorge niente di reale, di intimo, di profondamente umano.

La finzione del cinema sembra prevalere e anestetizzare la sensibilità dello sceneggiatore Premio Oscar , schiavo del fascino dei personaggi che porta in scena.

Le questioni morali, le dispute filosofiche, gli interrogativi psicoanalitici tra Jung e Freud, l’influenza diretta e non che la Spielrein ha avuto nei confronti dei due intellettuali sono questioni prive di valore, i dialoghi sono dei contenitori vuoti, in un contesto in cui non si costruisce un rapporto empatico che possa legare spettatore e storia narrata.

Il meccanismo di azione-reazione che domina le vicende della pellicola non fa che acuire la prevedibilità e l’imbarazzante schematizzazione del carattere psicologico dei personaggi.

Un passo indietro per David Cronenberg (regista della pellicola) dopo le ottime prove di ” A History of Violence ” e di “La promessa dell’assassino”, che rimane ingabbiato dalle formalità e dalla poca incisività della sceneggiatura, di cui risente anche la direzione degli attori, particolarmnete impalpabile Michael Fassbender mentre constantemente e superfluamente ” sopra le righe” Keira Knightley.

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