Felicia. La Mafia Uccide, il Silenzio Pure: questo il titolo del travagliato film di Gregorio Mascolo, che ha avuto il coraggio di raccontare gli anni successivi alla morte di Peppino Impastato fino alla condanna del suo assassino Gaetano Badalamenti. Non senza difficoltà. Leggi i dettagli nell’articolo.
Felicia. La Mafia Uccide, il Silenzio Pure
E’ un caso del destino che la data scelta per la pubblicazione dell’articolo coicida quasi con l’anniversario della morte di Felicia Impastato, morta il 7 dicembre del 2004.
Quando si dice la magia del cinema…
Queste le parole di Gregorio Mascolo quando gliel’ho comunicata. Gregorio ci tiene davvero tanto al suo film ed è per me un vero piacere parlarne perchè varrebbe davvero la pena di vederlo. Il film infatti racconta, in modo intenso e dettagliato, i difficili anni, quasi un quarto di secolo, che vanno dalla morte di Peppino Impastato fino alla condanna del suo mandante, Gaetano Badalamenti, attraverso gli occhi di Felicia, madre di Peppino, straordinariamente interpretata dall’attrice Angela Vitale. Ma anche il resto del cast non è da meno, pur non essendoci nomi noti al grande pubblico.
Con la precisione di un documentario e con l’intensità di un film drammatico vediamo trascorrere i giorni di questa donna, all’apparenza così fragile, fortemente decisa a fare giustizia a suo figlio. Accanto a lei il figlio Giovanni, la nuora Felicetta e tutti gli amici e compagni più vicini a Peppino. Molto bella la fotografia, soprattutto quella degli esterni, che ci fa rivivere i luoghi in cui Impastato è vissuto ed è tragicamente morto, grazie anche all’intensa musica di Antonio Mascolo.
Ma per capire davvero quanta passione e quanto lavoro c’è dietro questo film preferisco lasciare la parola al suo regista.
Le parole di Gregorio Mascolo
Con la speranza di non scivolare nella, a volte inevitabile, retorica, dico che fare un film che parlasse di Felicia, la mamma di Peppino Impastato, è stato per me un dovere, un’esigenza: è stato fare la cosa giusta. Ho conosciuto Felicia nel 2001 incontrandola nella sua casa di Cinisi, la casa dove ha vissuto Peppino, e dalla quale se allunghi un braccio, puoi toccare quella di Badalamenti, il carnefice di Peppino. La mia mente vola al ricordo di quelle lunghe ore, perlopiù notturne, trascorse assieme a Felicia che non si stancava mai di raccontarmi del figlio Peppino verso il quale oltre all’amore naturale di mamma, nutriva rispetto ed ammirazione.
L’idea del film
L’idea di fare un film su Felicia dopo il grande successo del capolavoro di Marco Tullio Giordana, I cento passi, rappresentava per me un’impresa ardua ed ambiziosa, tuttavia la molla scattò quando Salvo Vitale (amico e stretto collaboratore di Impastato n.d.r) ebbe a dirmi:
Sai, il vero film i cento passi, inizia da dove è finito il film i cento passi.
Quella frase mi colpì profondamente, capii che valeva la pena raccontare una storia che molti non conoscevano e cioè una serie di interminabili e straordinari eventi che travolsero la vita di Felicia, Giovanni, il fratello di Peppino, i compagni rimasti fedeli ai suoi ideali, che dedicarono la loro esistenza a una lotta senza quartiere per affermare il senso ultimo del martirio di Peppino.
Per la stesura della sceneggiatura ci sono voluti 4 anni, con non poche difficoltà, in quanto ho dovuto ricostruire una vicenda giudiziaria molto complessa costituita da rinvii, archiviazioni e depistaggi, durata circa 24 anni, prima di giungere alla condanna all’ergastolo di Gaetano Badalamenti. Ma ciò è stato possibile grazie alla preziosa collaborazione di Giovanni e Felicetta Impastato, Salvo Vitale, Umberto Santino e Anna Puglisi, Giovanni Russo Spena, Salvatore Lo Bue ed infine Franca Imbergamo, Pubblico Ministero nel processo contro Badalamenti. A loro, io non sarò mai sufficientemente grato.
Le riprese
Per circa un anno sono andato in giro portando con me la sceneggiatura, accompagnata dal mio grande entusiasmo. Inutile dire che non ho trovato nessuno disposto ad aiutarmi per la realizzazione del film altrettanto inutile dire a chi l’ho proposta. Alla fine il film l’ho realizzato. Mi sono inventato un progetto d’impresa e dopo averlo sottoposto ad alcuni amici, vecchi compagni di scuola e non, insieme abbiamo costituito la Dream film Italia, e quindi, investendo i nostri risparmi, per un totale di 120.000,00 euro, abbiamo prodotto il film.
La decisione di usare, per l’opera filmica, attori non professionisti, ha compiuto il miracolo di dare vita a un’Opera di straordinario impatto visivo, forte intensità drammatica e commovente verità, suscitando a Cinisi un entusiasmo senza precedenti. Raccontare le difficoltà durante la lavorazione risulterebbe molto complesso, oserei dire che è stata una difficoltà assoluta. D’altra parte io lo sapevo in anticipo perché qualcuno me l’aveva detto.
Ricordo di una telefonata fatta al maestro Marco Tullio Giordana per partecipargli la decisione dell’inizio della lavorazione del film comunicandogli anche la somma di denari che avevo a disposizione. Lui mi rispose categorico: è una pazzia. Solo in seguito avrei capito, e sulla mia pelle, la saggezza di quella frase. Ritengo perciò che più che raccontare le difficoltà sia meglio raccontare gli episodi positivi che mi hanno aiutato e dato la forza necessaria per andare avanti durante le 4 settimane di lavorazione.
Terminiamo qui la prima parte dell’intervista. Leggi la seconda parte per conoscere il seguito dell’avventura di Gregorio Mascolo.
Grande Gregorio Mascolo