Animata da un moto di fiducia, e anche da un certo (anche se poco) ottimismo, nei giorni scorsi sono entrata in sala per gustarmi “Il figlio più piccolo”, l’ultimo film di Pupi Avati. Non nascondo i miei pregiudizi nei confronti del regista bolognese ma stavolta, prima di sedermi sulla poltrona, mi sono spogliata di ogni preconcetto, visto che “Il Papà di Giovanna” è stata una pellicola più che buona, a tratti anche sorprendente. “Il Figlio più Piccolo”, dicevamo: poco più di un’ora di… pura noia.
La Locandina del Film
Dal mio punto di vista (di appassionata del grande schermo, non certo di esperta), la pellicola che voleva mettere a confronto sogno e realtà, idealisti e “furbetti del quartierino” non è riuscita nel suo intento; almeno, non del tutto.
La storia in breve
Raccontando le vicende di un uomo a capo di un impero economico basato esclusivamente su raccomandazioni e connivenze politiche che, alla fine, per provare a salvarsi la pelle, sfrutta il suo figlio minore nato dal suo primo matrimonio (un ragazzo che vive totalmente al di fuori della realtà), Pupi Avati è spinto da uno spirito nobile ed elevato, che però non trova riscontro nel film.
I Protagonisiti
Per portare la sua storia al cinema, Avati ha riproposto la formula (già adottata con successo ne “Il Papà di Giovanna“, con Ezio Greggio) dell’attore comico che recita un ruolo drammatico; mentre Greggio è stato capace di sorprendere lo spettatore, Christian De Sica non si è dimostrato, secondo me, all’altezza della situazione, restando costantemente sottotono.
“Il Figlio più piccolo” (seppure interpretato da un cast di alto livello) è un film che non va “oltre”, non è incisivo.
in definitiva racconta una storia a mò di romanzetto.
L’Italia fatta da uomini “piccoli” e poveri d’animo trova nell’ultimo film di Pupi Avati solo un abbozzo; forse il film meriterebbe un sequel.
Photo Credits:
MyMovies per Ezio Greggio.
MyMovies per Christian De Sica.
invece a me ha sorpreso e piaciuto…