Speciale BIF&ST: ‘Il conte’ di Adel Oberto

Torniamo a parlare del BIF&ST 2013 e del suo concorso di cortometraggi con Il Conte, cortometraggio tra i più apprezzati al festival. Ne parliamo con il regista Adel Oberto, italiano che vive e lavora a Londra. 

Adel Oberto è nato a Genova nel 1984. Dopo aver vissuto a New York e Genova, mentre studiava Adel all’Università di Pisa, Adel ha diretto e prodotto cortometraggi, videoclips, promos e installazioni artistiche. I suoi film sono stati proiettati e premiati nei festival di tutto il mondo, in Italia ed Inghilterra come in Russia e Cina. Dopo essersi laureato si è trasferito a Londra dove ha studiato e si è diplomato in Regia Cinematografica presso l’NFTS (National Film and Television School). Attualmente vive e lavora a Londra.

Il conte

Un gruppo di fascisti è alla ricerca di Partigiani sui monti. Dopo giorni di cammino, hanno bisogno di riposarsi così il Sergente decide di raggiungere la villa di un vecchio amico, il Conte, confidando nella sua ospitalità. Ma il conte ed il suo maggiordomo nscondono un segreto…

In poco più di 20 minuti Adel Oberto porta in scena una storia ambientata durante la Seconda Guerra Mondiale affrontando con grande maestria e professionalità tutte le problematiche legate al dover riprodurre realisticamente un momento storico altamente impegnativo (e soprattutto costoso) per un cortometraggio. Bravi tutti gli attori, in particolare gli interpreti del conte e del maggiordomo e davvero splendida la fotografia, così realistica nei momenti più cruenti nei quali il regista non si risparmia.

Un’immagine del corto

Le domande al regista

Ciao Adel, benvenuto su cinemio. ‘Il conte’ è ambientato durante la Seconda Guerra Mondiale. Come sei arrivato all’idea del corto e come hai collaborato alla stesura della sceneggiatura?

Ho scritto il soggetto de Il Conte con Michele Cadei, uno dei miei più cari amici e collaboratori (anche lui ospite di questa rubrica n.d.r.). Ci buttammo con entusiasmo in questa nuova avventura come scrittori e ricordo che ero particolarmente attratto dalle storie di guerra. Avevo rivisto film magnifici come Orizzonti di GloriaTutti a casa ed ero rimasto affascinato dalla limpida e, in certi punti, persino feroce logica di pensiero di alcuni dei personaggi raccontati. Con questo cortometraggio volevo raccontare un personaggio posto di fronte ad una scelta morale in una situazione estrema come può essere quella in una situazione di guerra.

Lo scenario della Resistenza italiana era perfetto per la nostra storia, quindi facemmo diverse ricerche. Non ci siamo ispirati a nessun episodio preciso, la storia è inventata. Definito il soggetto, scrissi la sceneggiatura e i dialoghi con uno scrittore inglese di origine cipriota, Andrew Stylianou. Lo stile scarno, asciutto, britannico in un certo senso, dei suoi dialoghi (originariamente in inglese e tradotti da me in italiano), aveva quell’eleganza necessaria a restituire le formalità di quell’epoca.

Il tema storico ha probabilmente reso più difficili le riprese e forse anche più costose (il corto è tra l’altro prodotto dalla National Film and Televison School di Londra). C’è qualche dettaglio della lavorazione che ti va di raccontarci?

L’ostacolo più difficile si rivelò superare la ritrosia da parte della scuola a rilasciare il via libera ad una produzione al di fuori della Gran Bretagna. Questo fu un ottimo stimolo per me e il reparto di produzione, in quanto dovemmo impegnarci a fondo per dimostrare che, grazie a Ryanair e alla gentile collaborazione delle istituzioni locali, era davvero possibile portare a termine con successo un’impresa del genere. Mi venne perfino paventata la possibilità di girare la storia, ambientata nel periodo della Resistenza italiana, in terra inglese e con attori inglesi! Era una soluzione, in un certo senso, in linea con parte della tradizione cinematografica anglosassone, basata su una presunta universalità della lingua inglese, ma ,per questo film, sarebbe stato un vero e proprio disastro…

Il tema storico alla fine non si rivelò un peso eccessivo per la produzione. Il mio corto di diploma rientrò perfettamente nel budget messo a disposizione dalla NFTS. Questo, naturalmente, fu reso possibile dalla rete di collaborazioni che siamo riusciti ad intrecciare in Liguria con la gente del posto. L’amministrazione comunale di Busalla ci diede un grande aiuto, grazie all’assessore Antonello Barbieri, mettendo a nostra disposizione la location del film (la splendida Villa Borzino) e alcuni appartamenti per accogliere parte della troupe in arrivo da Londra e Milano. L’associazione culturale Italia Storica, nelle figure di Giovanni Buongirolami ed Andrea Lombardi, ci fornì le divise della Repubblica Sociale, venendoci generosamente incontro finanziariamenteed istruendo gli attori secondo gli usi militari dell’epoca. Alcuni studenti del Centro Sperimentale di Milano coprirono con straordinarie capacità professionali ed umane diversi ruoli tecnici nei giorni di riprese. E’ stata per me la produzione più efficiente e bella cui abbia mai partecipato e di cui conservo ancora uno bellissimo ricordo.

Un’immagine del corto

Il corto ha partecipato al BIF&ST e a numerosi festival italiani ed internazionali vincendo numerosi premi. Cosa ti hanno lasciato queste esperienze? E qual è stato il complimento più bello che hai ricevuto?

La partecipazione ai Festival è sempre un’esperienza umana e professionale molto importante. Il film ha avuto la sua premiere in Cina, dove ho avuto la possibilità di stringere sincere amicizie con registi e filmmakers di tutto il mondo. Al Festival di Bari non mi sono perso l’occasione di conoscere a fondo un personaggio simbolo del cinema italiano e mondiale come Federico Fellini, grazie alla proiezione dei suoi film e dei documentari incentrati sulla sua persona e sulla sua opera, e di rivedere e fare due chiacchere con il mio professore di NFTS Stephen Frears, a Bari per ritirare un premio alla carriera. Il complimento più bello forse, mi è stato fatto in Francia, durante il Festival di Clergy – Pontoise. Uno degli organizzatori mi confidò con occhi pieni di sincerità di aver individuato nella figura del maggiordomo, durante la scena finale, una delicatezza e sensibilità, a parer suo, degna di Charlie Chaplin. La sparò grossa, ma mi fece molto piacere.

Sei italiano ma vivi, lavori e hai studiato a Londra. Come mai questa scelta?

Sono andato a studiare a Londra presso l’NFTS perchè è una delle scuole migliori al mondo. Riparti dall’Abc dell’inquadratura e piano piano ricostruisci creativamente e scientificamente, in un certo senso, l’intero universo del linguaggio cinematografico, passo dopo passo. E’ stato come scalare una montagna, con il sostegno di un’intera famiglia alle spalle, pronta a risolvere insieme quasiasi problema di tipo creativo, burocratico o produttivo. Mi ero guardato intorno nello scenario italiano, ma, dopo essermi consultato con amici ed aver constatato con miei occhi la decadenza e tristezza dello scenario almeno dal punto di vista della formazione, ho preferito trasferirmi in Inghilterra, dove me la sono potuta cavare con rette ed affitti grazie all’aiuto dei miei genitori. Nessuna borsa di studio, neanche a scherzare.

Un’immagine del corto

E a tal proposito cosa pensi invece del panorama cinematografico italiano e di quello che offre ai giovani registi come te?

In Italia, l’unica cosa che si può e si deve fare è girare film, come se fosse un’ossessione. E’ l’unica cosa che rimane da fare. I personaggi, gli attori, le location, le storie che si possono raccontare in Italia nascono solo qui. Per portare alla luce questi film, l’unica cosa che puoi fare è arrangiarti e cercare di essere gentile con le istituzioni, in modo da ricevere qualche briciola di aiuto per completare la pellicola. Non mi stanco mai di citare come esempio di produzione proprio quella de‘Il Conte, che fu un caso particolarmente fortunato: trovare i soldi e parte delle figure professionali all’estero; girare in Italia con interpreti ed altre figure professionali locali, anche non professionisti; completare la post-produzione ovunque sia possibile  con le attrezzature necessarie, a basso o alto costo, per vestire al meglio questo nuovo lavoro a cui tieni come un figlio.

Quali sono i tuoi progetti futuri? Pronto per un nuovo cortometraggio o per la tua opera prima?

Al momento ho appena terminato il montaggio del documentario Bollezzumme, diretto da Michele Capozzi, sul centro storico di Genova. Sono inoltre impegnato nella scrittura di un thriller low-budget ambientato a Londra, nella scrittura di un gangster movie ambientato nel priodo della Dolce Vita e, in contemporanea, nella post-produzione di un nuovo cortometraggio, auto-prodotto insieme ad alcuni cari amici, che ho diretto insieme a Michele Cadei. E’ stata per entrambi la prima volta in cui abbiamo condiviso la regia di un cortometraggio e si è rivelata anche questa un’esperienza piena di momenti felici ed indimenticabili. Il cortometraggio si chiama Il Pescatore e vede, come bravissimo attore protagonista, proprio Giuseppe Bencini, l’attore non professionista che ha interpretato la parte del maggiordomo ‘chapliniano‘ ne Il Conte.

Il regista Adel Oberto

 

Ringrazio e saluto Adel Oberto e gli faccio, a nome della redazione, un grande in bocca al lupo per i suoi progetti futuri.

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