Il regista di oggi, Michele Pastrello, affronta nel suo ultimo cortometraggio dal titolo Ultracorpo un tema difficile e coraggioso. Nell’articolo tutti i dettagli insieme all’intervista al regista e al protagonista del cortometraggio, Diego Pagotto.
Michele Pastrello ha debuttato nel 2006 con Nella mia mente, miglior cortometraggio al PesarHorrorFest che è stato selezionato in numerosi festival internazionali come Puchon International Fantastic Film Festival (PIFAN). Il suo terzo cortometraggio, 32, sempre nel genere thriller-horror, ha partecipato al Courmayeur NoirFest e all’IschiaFilmFest è ha vinto il premio come miglior cortometraggio al ToHorrorFest.
Il suo ultimo corto, Ultracorpo ha ricevuto numerosi riscontri positivi da critica e pubblico ed è stato presentato al PIFAN e, in Italia, al FantasyHorrorAward 2, al Fantafestival, all’ArcipelagoFilmFestival e al Roma3FilmFestival.
Ultracorpo
Umberto (Diego Pagotto) vive da solo,passando il tempo tra lavoro, cura di sè e prostitute. Per racimolare un pò di soldi accetta di andare risolvere un problema idraulico in casa di un omosessuale (Felice C. Ferrara) la cui vicinanza lo turba. Ma all’improvviso la situazione gli sfugge di mano…
Girato in maniera impeccabile, Ultracorpo è un thriller psicologico davvero molto interessante. Forse un pugno allo stomaco per i palati più sensibili, affronta con coraggio due temi, quelli dell’omosessualità e dell’omofobia, che a malapena vengono affrontati nei lungometraggi.
Grazie all’uso di sequenze horror molto efficaci, Pastrello introduce lo spettatore nelle fobie e negli incubi del protagonista rendendo il girato ancora più accattivante. Bravissimi infine i due protagonisti, capaci di alternare con maestria le parti di vittima e carnefice.
Le domande al regista
Ultracorpo affronta coraggiosamente temi scottanti come il sesso e l’omosessualità. Come sei arrivato a questa idea e com’è avvenuta la genesi del corto?
E’ una domanda difficile Antonella. Perché non so consapevolmente come sono arrivato all’idea portante di Ultracorpo. Forse alcuni fatti di cronaca mi avevano colpito e la mia mente li aveva registrati. Ma anche certo cinema del passato che è rimasto impresso nella mia mente, soprattutto quello thriller-horror a cui sono personalmente legato.
E’ il caso non solo de L’invasione degli Ultracorpi, che cito espressamente, ma soprattutto di Cruising di William Friedkin. Ecco, posso dire che il trattamento riservato a quel film – allora tanto boicottato dagli ambienti omosessuali – sia stato riservato, nel piccolo, anche al mio Ultracorpo, dato che il mio short è certamente complesso, ma assolutamente contro l’omofobia.
Ciò nonostante nessun festival o associazione legata al cinema gay ha voluto proiettarlo. La cosa mi rattrista, ma sono anche giunto alla conclusione che sia un problema loro. Ultracorpo parte da un concetto di fondo: “Chi ha paura non fa che sentir rumori” è l’aforisma iniziale del cortometraggio. Ecco, il protagonista del mio film, vede “rumori” ovunque, tranne che dentro di sé.
I cortometraggi, spesso autoprodotti, hanno il problema di dover fare affidamento su un budget ridotto. Tu hai avuto questo problema?
Certamente. Ultracorpo aveva un budget irrisorio, ciò nonostante quello a cui io non transigo sono la forma, che deve essere quanto più vicina al cinema “ufficiale”, e il casting. Non giro mai un film se non ritengo di avere attori che possano esprimere pienamente quello che ho immaginato. Poi le problematiche sono spesso di strumentazione e soprattutto temporali (se si pensa che i 29′ di Ultracorpo sono stati girati in 6 giorni…).
Ci sono aneddoti particolari che vuoi raccontare?
Beh, qualcosa sì. La prima cosa è che nel film c’è il piccolo ruolo della prostituta. E’ una scena visivamente casta, anche se ovviamente allude ad un rapporto orale. Mi sono trovato con aspiranti attrici e attrici che, prima volevano lavorare con me, poi, letta la parte, si sono date alla macchia (ride).
La seconda è che appaio tanto serioso nell’opera filmica, quanto in verità sono cretino nel set. Potrebbe non sembrare, dato anche il mio carattere riservato ad occhi esterni, ma c’è un Leslie Nielsen in me: non so se la cosa sia sempre gradita agli attori (ride ancora).
Quali sono i tuoi progetti futuri?
Sto sviluppando un progetto, sempre di short, ma assai più commerciale e dinamico di Ultracorpo e 32. Una cosa in cui mi concentrerò più sull’azione, sul mero intrattenimento, anche se ancora probabilmente non per il pubblico politicamente corretto. Ma il mio progetto principale per il futuro è di non mollare. Quest’ultimo è il più ambizioso, quando non velleitario.
Termina qui la prima parte dell’intervista al regista Michele Pastrello. Tra qualche giorno, nella seconda parte, l’intervista e le osservazioni sul corto del protagonista Diego Pagotto.