In occasione dell’uscita, lo scorso 11 aprile, de La città ideale, opera prima da regista dell’attore Luigi Lo Cascio, ecco un suo confronto con Ivano De Matteo, regista de Gli equilibristi, entrambi al BIF&ST 2013 per presentare i loro film.
Erano entrambi in concorso i film di Ivano De Matteo e Luigi Lo Cascio. Il primo, Gli equilibristi, nella categoria lungometraggi: De Matteo, infatti, non è alle prime esperienza dietro la macchina da presa, essendo anche documentarista e regista anche in TV, e con una lunga esperienza di attore.
Il secondo, La città ideale, nella categoria Opere prime e seconde, in quanto primo lungometraggio di Luigi Lo Cascio che, pur essendo più noto come attore di cinema e teatro, ha avuto già esperienze registiche seppur solo a teatro.
Incontratisi al BIF&ST per presentare i rispettivi film hanno intrattenuto il pubblico con un confronto da artisti di spessore.
L’esperienza da registi
Qual è la molla che ha fatto scattare in loro la voglia di diventar registi? Ecco la risposta di entrambi
Le commedie: perchè in Italia vanno solo quelle?
Riccardo Tozzi, fondatore della casa di produzione cinematografica italiana Cattleya, Tozzi rispondendo ad un intervento ha detto che il cinema italiano è monocromatico, monotono, vanno solo le commedie. Ecco cosa ne pensano i due registi:
Gli attori registi
Come mai, sempre più spesso, troviamo attori che scelgono di cimentarsi anche da registi? Nel video che segue la mia domanda e le risposte di Ivano De Matteo e Luigi Lo Cascio
Siena città ideale
A proposito del suo film La città ideale, ecco la risposta di Luigi Lo Cascio alla domanda sul motivo per cui ha scelto proprio Siena come ‘città ideale’ del protagonista:
Il rapporto con i senesi è stato ottimo, è stata una bellissima esperienza. La mia intuizione di Siena è nata subito, coincide con l’idea del film perchè non mi viene in mente una città che come Siena in Italia o nel mondo (perchè noi siamo il paese dei comuni, delle ‘città ideali’, fatte secondo un trattato che le precede) sia l’archetipo della civiltà urbana. Siena è la città per eccellenza che, grazie alla custodia del minimo ciottolo, del minimo angolo di strada da parte dei contradaioli, è rimasta intatta, a misura d’uomo.
Anche Palermo ha avuto un piano regolatore, uno dei primi in Europa, scandita da due assi cartesiani; poi all’interno di ogni quadrante c’è un caos, ma un desiderio di ordine, qualcosa di ortogonale, c’era anche a Palermo alle origini. Se invece vai a Siena hai l’impressione di essere ripiombato nel Medioevo o nel Rinascimento. Il mio personaggio da Palermo sceglie Siena perchè rappresenta una delle ultime realtà superstiti di questa relazione tra uomo e ambiente che ricorda i vecchi archetipi di civiltà urbana.