E’ arrivato finalmente in Italia da venerdì 23 marzo, il pluripremiato film argentino Cosa piove dal cielo? (titolo originale Un cuento chino). Per l’occasione ecco un’intervista esclusiva per cinemio a Ignacio Huang, protagonista del film.
Le domande a Ignacio Huang
Ciao Ignacio. Innanzitutto grazie per aver accettato di rispondere alle mie domande. Parlami del tuo personaggio: qual è stato il modo in cui lo hai affrontato?
Il mio personaggio è un giovane artigiano cinese che, dopo aver perso la sua fidanzata in un incidente assurdo, decide di recarsi in Argentina in cerca del suo unico parente: lo zio. Arrivato lì incontra un argentino, Roberto, che decide di aiutarlo in questa ricerca.
Quando ho saputo dell’audizione di Sebastian ho pensato ‘questa è l’occasione di una vita, è quasi magica, è impensabile che un regista argentino scriva di un personaggio cinese e lo faccia agire con Ricardo Darin!‘. Sono 9 anni che lavoro come attore e non avrei mai immaginato di riuscire ad ottenere una tale opportunità.
E’ quasi magia, sembra che il personaggio di Jun sia stato scritto apposta per me, perché anche io sono un designer, sono molto sensibile e vengo da un luogo lontano. Quindi capisco come ti senti a non capire nulla di ciò che dice la gente.
Come è stato lavorare con Ricardo Darin, già protagonista di un film che ha ricevuto un Oscar come miglior film straniero?
Ricardo, che affettuosamente chiamano Erorto come nel film è come un fratello maggiore per me. Quando sono con lui mi non sento di essere vicino ad una star. Al contrario, è una persona così semplice e di compagnia, che non ho sentito alcuna pressione girando con lui, azi ho imparato molte cose da lui.
E’ una persona molto intelligente e prefezionista, e penso che uno dei motivi per cui andiamo molto d’accordo è perché siamo entrambi capricorno, ed entrambi abbiamo l’ascendente in Capricorno.
Come é stato interpretare una storia così attuale che ha a che fare con l’integrazione?
Sono grato per aver partecipato a questo film. Siccome sono un immigrato, la questione dell’integrazione culturale è un tema che vivo ogni giorno. Penso che la differenza sia un tema (un problema) molto attuale, soprattutto nelle grandi città del mondo dove gli stranieri si trovano in ogni angolo.
Mi congratulo con artisti come Sebastian Borensztein, che sono interessati e impegnati a parlare di questo tema, perché ci crediate o no, ben pochi osano parlarne. E ‘molto più offensivo l’atteggiamento di ignorare o non vedere gli stranieri, quindi non comprenderli (ci) nella società. Come immigrato in Argentina, ciò che più voglio è che la società mi includa e mi consideri.
Cosa ne pensi del cinema low budget e quale pensi sia la sua prospettiva per il futuro?
Fare film è un diritto di tutti come l’aria che respiriamo. Il cinema indipendente è un settore che non è contaminato (ancora) dal mercato. In questi film si può ancora dare priorità al talento all’idea e alla libertà di espressione, dal momento che il cinema indipendente è libero da formule di successo commerciale. Ma il grosso problema è la diffusione.
Se solo si potesse avere un certo equilibrio tra la formula di film che ha tutto (sale, stampa e pubbliche) e film indipendente che ha così poco (nessuno vuole proiettarlo, nessuno vuole diffonderlo e nessuno vuole vederlo): so che suona come un’utopia, ma credo che se c’è un percorso da fare, dovrebbe iniziare dal pubblico.
Educare il pubblico a vedere più film alternativi ed apprezzarli e sostenerli penso che sia l’unico modo in grado di generare un cambiamento fondamentale.
Cosa ne pensi del grande successo ottenuto specialmente al Festival del Cinema di Roma?
Quello di Roma è stato il primo premio che abbiamo ricevuto. Sono saltato di gioia quando l’ho saputo. Non potevo crederci, perché quando il film è uscito in Argentina, nonostante il consenso del pubblico non avevamo avuto quello della critica che aveva definito Un cuento chino un piccolo film noioso. Quindi quando abbiamo vinto a Roma, e non solo il premio del pubblico ma anche quello della giuria non non ho avuto bisogno di altre spiegazioni.
Ho sempre avuto fiducia nel film, perché tutti abbiamo fatto del nostro meglio e siamo molto orgogliosi di quello che abbiamo realizzato. Ma so anche che non è un film di successo, ci siamo impegnati a raccontare una storia insolita che non rispetta nè il genere commedia nè quello drammatico, ma nel mix ne è venuto fuori qualcosa di diverso.
Ora, con il sostegno del pubblico argentino e del pubblico di molti paesi in cui il film è uscito, dei premi che abbiamo vinto in tutto il mondo (compreso il Premio Goya), inizio a pensare che in Argentina ci sono molti ciarlatani che si definiscono “critici di cinema” ma non hanno nemmeno il livello intellettuale per farlo.
Quali sono i tuoi progetti per il futuro? Ti piacerebbe lavorare in Italia?
Nel futuro immediato farò parte di una importante serie televisiva argentina, dove tra l’altro è la prima volta, in questo tipo di serie, che danno a un personaggio orientale una parte fissa. Il mio è un personaggio un pò pazzo e molto divertente ed è una sfida completamente nuova per me.
Inoltre è probabile che inizino le riprese di un’opera prima chiamata “Balneario La Salada“. E ‘un film di un giovane regista cinese-argentino, Juan Martin Hsu, e tratta il tema dei nuovi immigrati in Argentina negli ultimi 15 anni: gli orientali e quelli che provengono dai paesi vicini.
Lavorare in Italia sarebbe un sogno, immaginare di essere nel paese di Sophia Loren e Marcello Mastroianni. Io non sono stato personalmente in Italia e sono molto desideroso di conoscere Roma e le città dello stivale.
Ho avuto la fortuna di incontrare Emiliano Ravenna durante la sua visita qui a Buenos Aires, ci siamo incontrati in una serata dove abbiamo parlato molto di cinema, siamo diventati buoni amici e stiamo progettando di girare un film. Ma ancora non sappiamo se lo faremo in Italia o in Argentina.
Prima di concludere ringrazio Ignacio Huang per la disponibilità ed Emiliano Ravenna per averci messo in contatto con lui ed invito tutti i lettori a non perdersi Cosa piove dal cielo?