Istmo

Istmo: la vita segreta di un traduttore

Dato che l’apertura delle sale cinematografiche è prevista ad oggi al 15 giugno continua l’offerta on demand. Esce il 20 maggio sulla piattaforma Chili, Istmo, di Carlo Fenizi sceneggiato e interpretato da Michele Venitucci divenuto popolare al grande pubblico con il film Tutto l’amore che c’è di Sergio Rubini ( uscito nel 2000).

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Già dal titolo lo spettatore può notare il taglio prevalentemente psicologico del film. Istmo è una lingua di terra piuttosto stretta che collega due territori al contrario ampio ma è anche il punto di incontro tra due cicloni.

L’istmo è quindi una sorta di nowhere’s land ( terra di nessuno) che però permette incontri di realtà diverse separate da una striscia sottile e nel film l’istmo segna il confine tra le due vite del protagonista, un traduttore di film di lingua spagnola che si costruisce una vita parallela come influencer.

Orlando (Venitucci) vive autorecluso nella sua casa in una sorta di personale protratta quarantena ma dalla sua casa passano personaggi svariati perlopiù di sesso femminile con cui lui si rapporta. Si tratta di persone senza dubbio originali, fuori dagli schemi ma solo la giovane rider Marina sembra offrire all’uomo, ormai di mezza età la spinta ad uscire fuori dal guscio, dalla matrice nella quale lui si rifugia e che ben si spiega quando si vede il personaggio a terra nudo in posizione fetale a simboleggiare quanto la casa sia l’utero dal quale è difficile uscire per affrontare la vita.

Il trailer del film

https://www.youtube.com/watch?v=ZrDYI7BKxkA

Un altro personaggio con cui Orlando ha un rapporto piuttosto conflittuale è Amad l’inquilino di colore con il quale condivide l’appartamento, misterioso, enigmaticotuttavia portatore di una identità misteriosa.

La casa di Orlando è ricca di aperture verso l’esterno, dalle piante a riferimenti chiari alla vita marinaresca: stelle marine, cartine, balene e la costante del colore blu nella stanza del protagonista perché l’acqua e il mare da una parte sono simboli del liquido amniotico nostro archetipo e dall’altra simboleggiano invece il viaggio verso l’ignoto e l’ancestrale desiderio che spinge verso la conoscenza, l’albero della conoscenza che portò poi alla cacciata dall’Eden metafora del passaggio da una infanzia protetta a una vita adulta responsabile.

Orlando stesso in quanto traduttore è un ponte tra due culture quella italiana e quella ispanica particolarmente latino americana, sin dall’inizio si vedono sequenze di vecchi film argentini e si sente una popolare canzone Se dice de mì che richiama nel testo a chi è differente e suscita curiosità mista a sdegno nel prossimo. Il protagonista si incontra a sua volta con dei vicini madrelingua castigliana da una famiglia colombiana le cui donne sono dedite a pratiche di magia alla misteriosa Antonia San Juan già interprete del trans Agrado nel film di Almodovar Tutto su mia madre.

Girato quasi completamente nella abitazione di Orlando con la contrapposizione costante tra il colore abbacinante di abiti e scenografie e la situazione claustrofobica vissuta fino alle penultime sequenze il film, pur girato un anno prima dalla situazione vissuta a causa del corona virus, è un ritratto di una vita di solitudine celata dietro le finte relazioni da community, terribilmente lucido e profetico. Pellicola interessante con interessanti chiavi di lettura e spunti di riflessione.

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