Un’intervista da parte di un gruppo di giornalisti giapponesi è il pretesto che permette a Fellini di far vedere il suo cinema da dietro la macchina da presa: questo è il fulcro centrale di quello che il regista appellò come un filmetto, ma che in realtà nasconde tutta la filosofia del grande maestro.
La trama
Tutto ha inizio di notte negli studi di Cinecittà: tra fumo finto e cineprese su carrelli elevatori, Fellini cerca di girare una scena nella quale rievoca un sogno. Intanto arriva una troupe di giapponesi che vogliono intervistarlo e grazie a loro iniziamo a scoprire trucchi e segreti del suo mestiere.
Il maestro ha in mente un film sul suo arrivo a Cinecittà nei primo anni ’40 per intervistare una famosa star e nella parte di se stesso da giovane ha chiamato un giovanissimo Sergio Rubini. Un salto in sala trucco e poi si gira. Più tardi ci porta alla ricerca dei personaggi per il suo prossimo film (America di Kafka): per i provini arrivano uomini e donne di tutte le età beccati per caso in metropolitana.
Nel frangente da una finestra spunta Marcello Mastroianni che nei panni di Mandrake sta girando una pubblicità. Quale migliore occasione per andare con Rubini e Mastroianni a trovare Anita Ekberg nella sua villa alla periferia di Roma?
Intervista
Seguendo Fellini nelle sue attività, passiamo dai set cinematografici di Cinecittà a riprese in movimento tra paesaggi romani e bucoliche periferie, scoprendo tra attrezzi di scena e cartapesta, i retroscena della preparazione di un film. Ma questa è solo un’aspetto del film perchè Fellini, come un abile giocoliere ci fa passare dal mondo frivolo e spesso comico del cinema alla realtà: e allora ci ritroviamo con Mastroianni e Rubini a casa di Anita Ekberg e insieme a loro rivediamo alcune scene de La dolce vita.
Le donne felliniane
In questi pochi minuti di film è secondo me lampante l’amore e la devozione che Fellini aveva per le donne (quelle che Rubini nel suo intervento ha chiamato le donne felliniane). Ritroviamo una Anita Ekberg ovviamente più invecchiata ed appesantita rispetto a quando ha girato il film che l’ha resa famosa: eppure, nonostante il confronto con se stessa trent’anni prima, Fellini riesce a darle un fascino ed una dolcezza incredibile:
Il sogno e il sorriso
Come è anche incredibile la visione onirica che Fellini sa mettere in ogni suo film: sia che ci troviamo sul set che fuori, la sensazione è sempre quella di vivere la scena come se fossimo in un sogno. Può quindi capitare per esempio di ritrovare la troupe improvvisamente sotto la pioggia costretta a montare un campo provvisorio dove dormire mentre fuori piove.
Non mancano poi le scene comiche, come quelle dei discorsi in macchina tra Fellini, Rubini e Mastroianni o dei due operai che stanno allestendo un set:
Le critiche
Alcuni hanno voluto vedere nell’Intervista una forma di autocompiacimento del regista, quasi che, con narcisismo, avesse voluto trasportarci nella grandezza del suo mondo.
Altri hanno sottolineato la sua profetica visione del futuro della televisione: in una scena alcuni indiani con antenne televisive al posto delle lance attaccano la troupe, a voler significare l’attacco al cinema delle reti televisive.
Concludendo
Intervista è stato il penultimo film di Fellini (è del 1987), dalle sue parole un film
Anomalo, asistematico, irripetibile, girato in presa diretta, un film sul cinema, sulla sua magia, sui suoi incantesimi, sulle luci, sulle ombre, sull’illusione, sui sogni che sono il cinema. Non ha mai fatto film di ricordo (neppure Amarcord lo era) ma sempre di memoria e siccome il cinema si è preso tutta la mia vita, parlando di cinema, parlo di me. I miei sono film di memoria: i ricordi sono aneddoti e possono venire alterati a seconda dello stato d’animo del narratore, la memoria invece è come il sentimento, è te stesso, quello di cui sei fatto, lascia intravedere quel passato che porti sempre con te è come uno spessore, una profondità maggiore del presente.
Vorrei riprendere le parole che Sergio Rubini ha detto parlando dei film del Maestro: i film di Fellini sono sempre stati descritti come difficili, eppure rivedendoli ora sono di una semplicità incredibile.
Intervista è uno di questi: ti immerge in questo sogno che è la produzione di un film dandoti l’impressione di entrare ed uscire dal set, di guardare il film da spettatore e poi di entrarci da attore.