Il rosso e il blu: speranze deluse nel mondo della scuola

Dopo alcuni anni di assenza Giuseppe Piccioni, regista delicato e intellettuale, torna alla regia con un film sul mondo della scuola ispirato da un   romanzo di Marco Lodoli. Leggete qui la nostra recensione.

Uno sguardo cinico ma realistico sul mondo della scuola

 

 

 

 

 

 

 

Roma, inverno. Siamo davanti a un qualsiasi liceo della città. Una donna entra nell’edificio scolastico ancora deserto: è Giuliana, dirigente scolastica scrupolosa e rigida. Fuori studenti  e professori si incamminano all’ingresso. Tra essi c’è il nuovo supplente d’italiano Preziosi e l’anziano professore di storia dell’arte Fiorito, solitario, cinico e svuotato.

La storia parte dall’incontro-scontro tra due diverse mentalità e tra due modi opposti di intendere il “fare scuola”: Preziosi è pieno di buona  volontà, ma soprattutto all’inizio non riesce a fare breccia nella scolaresca che è molto eterogenea. Tra gli studenti della quarta F, la classe che è affidata al supplente c’è un rumeno, timido e garbato, primo della classe che però perde la testa per una ragazza sbandata, Ciacca, un ragazzo borioso che però nasconde una insperata sensibilità e Mordini, ribelle e provocatoria che dietro il suo atteggiamento di sfida cela il disagio per la situazione di disoccupato del giovane padre e il dolore per la prematura scomparsa della mamma.

C’è anche lo studente abbandonato dalla madre nubile che Giuliana, preside di ferro, per senso del dovere prima, per umanità poi prende a cuore imparando a far calare le sue difese.

Un anno scolastico scorre analizzato con cinico realismo: molti, troppi ragazzi sono scontenti, sfiduciati e non investono come dovrebbero nel mondo della scuola perché sentono che studiare “non serve” al loro futuro.Non è un caso che il più bravo della classe sia Adam, lo straniero, figlio di un benzinaio onesto e grato a tutto ciò che è riuscito a ottenere in Italia.

Generazioni a confronto

Nel film la categoria dei docenti è analizzata e vivisezionata con ironia: c’è la prof quasi sessantenne che è geneticamente programmata per il suo mestiere a partire dal look paludato, sempre munita di occhialini di lettura d’ordinanza e molto fuori dal tempo, c’è la quarantenne docente per sbaglio, persa nei suoi pensieri, vincitrice di concorso solo perché forse dotata di buona memoria, e poi ci sono Fiorito e Preziosi,uno che dopo aver studiato, appreso tutto lo scibile, si ritrova a meditare il suicidio perché convinto di non aver costruito nulla; l’altro sognatore e pieno di energie.

I ragazzi sono ripiegati , maturi e stanchi: Adam è spinto a compiere atti estremi per l’amore di una ragazzina dolente ma che forse chiede troppo e non è giustificabile, vittima della finta easy life del suo tempo, Mordini non sa risollevarsi dalle sue sconfitte e persino Preziosi contribuisce ad affossarla, il ragazzino abbandonato Enrico Brugnoli, è sicuramente più adulto della sua dirigente scolastica, in apparenza coriacea, ma in realtà fragile e insicura.

Un lavoro di squadra ben riuscito

 

 

 

 

 

Il mondo della scuola è stato spesso saccheggiato sia dal cinema che dalla letteratura anche perché è un aspetto pulsante della società. La buona riuscita del progetto dipende dalla storia e anche dai suoi interpreti e in questo il film di Piccioni può dirsi  di buon effetto. Malgrado possa essere scontato e stereotipato sia per i “tipi” descritti che nella contrapposizione tra i “vecchi” e i “giovani” per dirla con Pirandello, conta su una buona squadra di attori che sanno passare con il giusto tono dall’ironia e la spensieratezza ai momenti drammatici e più seri.

Sicuramente attraente per gran parte del corpo docente attualmente alle dipendenze del Ministero dell’Istruzione, è comunque consigliato a tutti prescindendo dall’interesse che si possa avere sul mondo della scuola perché valido esempio di cinematografia coniugata all’impegno sociale.