Esce oggi al cinema, con la regia di Massimo Venier, la prima trasposizione cinematografica di un best-seller (dal titolo omonimo) di Fabio Volo. Protagonista, oltre allo stesso Volo, una Isabella Ragonese in gran forma.
Il Giorno in Più
di Davide Cinfrignini
Giacomo (Fabio Volo) è un quarantenne apprezzato sul lavoro ma che stenta a trovare una situazione sentimentale duratura. La sua vita muta completamente quando vede una ragazza (Isabella Ragonese) sul tram, di cui si innamora al primo sguardo.
Volo, autore a tutto tondo
Una comunità generazionale abbandonata a sè stessa, che si nasconde dietro frasi preconfezionate e ha bisogno di universalizzare le proprie convinzioni sulla vita per renderle credibili; i nati dal nulla che vogliono un loro posto nel mondo e voglio farsi sentire a tutti i costi.
Coloro che rendono reale una voce diversa, affossata dalla storia, diversa dai populismi di destra e dagli intellettualismi di sinistra, la voce contraria e contrariata del popolo dei sentimenti, che abbandonato da autorità e sedotto da autoritarismi morali, preferisce glissare puntando sulla necessità dell’Amore, che è sempre autentica e mai discriminante. Coloro che si sentono fuori, qualunque sia il posto in cui si trovano.
Non sarebbe sbagliato definire Fabio Volo un degno rappresentante di questa comunità, un Grillo dei sentimenti, che intende sovvertire i ruoli classici della famiglia italiana, un giovane panettiere di Brescia che dopo anni di gavetta tra Tv e Radio decide di mettersi a scrivere libri, colui che pur vendendo milioni di copie non fa letteratura, è protagonista di numerosi film ma non è un attore; maestro di vita per molti, bufala affabulatoria per altri.
Resta il fatto che per la prima trasposizione di un suo romanzo, Volo rifiuta la direzione e sceglie un buon regista, Massimo Venier (Generazione 1000 Euro, Così è la vita), che completa un eccellente squadra di sceneggiatori, composta anche da Michele Pellegrini e la morettiana Federica Pontremoli (Il Caimano, Habemus Papam). Sceneggiatura che per almeno la prima parte del film (girata tra Milano e Torino ) non funziona.
La commedia situazionale condita da sciocchi equivoci e freddure stantie che Venier mette in scena non si integra bene con l’intepretazione ipernaturalistica di Fabio Volo, che risulta inevitabilmente giù di corda nel ruolo dell’impacciato rubacuori alla Hugh Grant. La vera marcia di innesto della pellicola è costituita dall’entrata in scena di Isabella Ragonese.
Fino ad allora la sua Michela era stata una semplice ragazza idealizzata, immagine-angelo, Beatrice stereotipata del Giacomo intepretato da Volo. Con il suo arrivo la pellicola da scialba commedia qual’era stata fino a quel momento, si sposta sul versante del romanticismo e comincia ad illuminarsi di luce propria.
Come se si trattasse di una rivisitazione di Prima dell’alba i due iniziano un appassionante storia d’amore a tempo, con New York al posto di Vienna a fare da sfondo e con ruoli invertiti, Isabella Ragonese è cinica, incompresa ma fatalmente compromessa come il Jesse intepretato da Ethan Hawke mentre Fabio Volo è fragile, disilluso e consapevolmente innamorato come la Cèline intepretata dalla fantastica Julie Delpy.
L’educazione sentimentale di Fabio Volo finisce così per essere allo stesso tempo quantomai genuina, istintiva, imperfetta, popolare, universalizzita, ripetitiva, banale e idealizzata, un frutto acerbo di un pensiero precostituito ma non impersonale, cifra stilistica di quello che è ormai diventato un autore a tutto tondo.
Voto : 6.