A poco più di un anno dall’uscita di Quando c’era Berlinguer, Walter Veltroni torna alla regia con I bambini sanno, un docufilm che fotografa in maniera minuziosa e poetica il mondo visto dai più piccoli.
I bambini sanno
di Claudia Romito @Percorsi Up Arte
I bambini sanno, e Walter Veltroni li ascolta paziente. La voce del regista interroga 39 bambini tra i 9 e i 13 anni, alla scoperta di punti di vista nuovi su grandi temi universali.
Inserito nella cornice poetica del primo sguardo di un bambino al mare, il film si snoda tra le voci e i volti dei giovani protagonisti a cavallo tra infanzia e adolescenza. Un’età meno spensierata di quanto gli adulti tendono a ricordare. I bambini incontrati da Veltroni raccontano le loro piccole grandi difficoltà quotidiane, i loro sogni e le loro riflessioni. Amore, morte, dio. Le domande sono quelle di sempre, le risposte sono quelle del tempo presente. Da Piombino a Lampedusa, da Roma, a Milano, davanti alla telecamera paziente di Veltroni compaiono figli di imprenditori, di pescatori, di badanti.
I ragazzi provengono da famiglie diverse, case diverse, ma giungono a conclusioni spesso simili. Bambini saggi, forse un po’ meno spontanei dei loro coetanei intervistati anni fa. Chi scimmiotta un po’ i grandi, chi esagera un po’, perché davanti alla telecamera qualche bugia scappa a tutti. Quello che emerge è comunque un interessante spaccato sul mondo dei bambini di oggi e, di riflesso, sull’universo degli adulti.
“I grandi non capiscono mai niente da soli e i bambini si stancano di spiegargli tutto ogni volta”. Con questi versi de Il piccolo principe di Saint-Exupery, si apre il film, che vuole essere un nuovo tentativo di far chiarezza nel confuso mondo di quei capoccioni dei grandi.
“Spero che lo vedano i nostri genitori, così ci capiranno meglio” – si legge sulla locandina.
Il complimento più bello, diventato lo slogan de I bambini sanno, è nato da una bambina, che lo ha formulato dopo essersi riconosciuta nelle parole dei suoi coetanei. Il film si apre con una carrellata di immagini tratte da film famosi sull’infanzia. Una sequenza di montaggio che unisce idealmente bambini di oggi è di ieri, che corrono attraversando la storia del cinema. Dal bambino de I 400 colpi, passando per Io non ho paura fino a Kaos dei fratelli Taviani.
L’interessante selezione introduce la tematica, un po’ come una sigla. Poi il format si fa piuttosto statico: bambini seduti nelle loro camerette, parlano rivolti alla telecamera fissa davanti a loro. L’attenzione è tutta sui volti, che si stagliano sulle indistinte camerette. La messa a fuoco selettiva ritaglia le facce in primo piano, oscurando i dettagli sullo sfondo. Solo alla fine quelle camerette prenderanno vita, mostrate dai loro stessi piccoli abitanti che, impugnate macchine fotografiche e smartphone, invitano lo spettatore a conoscere il loro habitat.
Durante il film I bambini sanno si ride, si riflette e un po’ ci si commuove. Il grande pregio di Veltroni regista è quello di porsi sullo stesso livello dei piccoli intervistati, e non guardarli dall’alto in basso. La telecamera guarda i bimbi negli occhi e quando si innalza, è solo per volare alta sui pini di Roma. Non c’è giudizio, non si cerca di sminuire o ridicolizzare. Si ride di piccole ingenuità, ma senza quella malizia che spesso accompagna questo genere di operazioni, volte troppo spesso a mettere i bambini in difficoltà per il solo divertimento dei grandi.
L’operazione di Veltroni con I bambini sanno, al contrario, è estremamente premurosa e forse fin troppo politicamente corretta. I bambini sanno esce nelle sale il 23 marzo 2015.