E’ da qualche giorno terminata l’edizione 2014 del BIF&ST ed è naturale intervistare i vincitori della sezione Cortometraggi del festival. Iniziamo oggi con Gianni Gatti che con il suo Gli Uraniani si è aggiudicato la menzione speciale.
Gli Uraniani
Girato in un elegante bianco e nero nel formato in voga negli anni ’30 (1.33:1) in cui è ambientato, Gli Uraniani racconta il tema dell’omosessualità in un’epoca nella quale non esisteva nemmeno il termine per definirla (da qui il titolo). Un’attrice famosa (Sandra Ceccarelli) va a rilassarsi su una spiaggia lontana dai curiosi insieme alla sua dama di compagnia (Nina Torresi) e si imbatte in un eccentrico pittore (Pippo Delbono) che la aiuterà a scoprire i suoi reali sentimenti.
Questa la motivazione del premio: Per l’eleganza della confezione, la forza delle interpretazioni, per l’enunciazione di un tema che non si appoggia su un giudizio morale, e infine per il sottile e acutissimo gioco metacinematografico che si fonda nell’iscrizione di questo piccolo film nell’ambito di un progetto più ampio e di grande ambizione.
Intervista a Gianni Gatti
Ciao Gianni, benvenuto su cinemio. Iniziamo dal soggetto de ‘Gli Uraniani’ e alla sceneggiatura, scritta insieme ad Antonio Cecchi: come sei arrivato all’idea del corto e come avete collaborato per la stesura della sceneggiatura?
La sceneggiatura de Gli Uraniani è stata scritta grazie ad un premio del Festival di Cinema Mediterraneo di Montpellier. Di fatto si è trattato di una residenza di scrittura in Normandia. Quello che avete visto è solo il primo dei cinque episodi che compongono il film. All’origine di questo primo episodio c’è un racconto di Antonio Cecchi con il quale collaboro da anni. Grazie alla nostra intesa, il lavoro di adattamento cinematografico è stato particolarmente stimolante.
Il cast, sia tecnico che artistico è davvero di altissimo livello e hai avuto la possibilità di avere sul set attori del calibro di Pippo Delbono, Sandra Ceccarelli e Nina Torresi: come li hai scelti e com’è andata con loro sul set?
Per una storia ambientata alla fine degli anni Venti cercavo dei volti che ci aiutassero a fare questo viaggio nel tempo. La bellezza austera di Sandra Ceccarelli, il tormento del suo sguardo sono perfetti per interpretare il ruolo di un’attrice dannunziana. Nina Torresi, invece, sembra venuta fuori da un film del realismo poetico francese. Per il personaggio interpretato da Pippo Delbono era necessario un attore che avesse una cifra disturbante e tenera al contempo: una sorta di Michel Simon nei film di Renoir e Jean Vigo. Senza contare che l’omosessualità dichiarata di Delbono, in qualche modo contribuisce a dare dignità ad un personaggio di questo tipo. Riguardo a Michele Di Siena, l’ho scelto vedendo un suo provino su internet. Viene da una formazione teatrale e quando l’ho incontrato mi ha fatto pensare a Metello di Bolognini. È il miglior cast che avrei potuto avere e non riesco a immaginare il film senza questi attori.
Che puoi dirci invece del cast tecnico (tutti professionisti di altissimo livello)?
Sì, da una parte è stato estremamente rassicurante lavorare con dei professionisti di tale portata, ma c’era anche la paura di non essere all’altezza. Alcuni di loro, Massimiliano Nocente (lo scenografo), Emanuele Cecere (suono) e il direttore della fotografia, Antonio Grambone, sono compagni di scuola del Centro Sperimentale. Insieme alla montatrice Simona Paggi e al costumista, Luigi Bonanno, si sono appassionati al progetto investendo il loro tempo senza risparmiarsi. Non ultimo il maestro Pasquale Catalano che ci ha regalato delle musiche straordinarie.
Com’è andata la lavorazione del corto? Ci sono degli aneddoti che ti va di raccontarci?
Qualche giorno prima delle riprese, Pippo Delbono ha subito un grave lutto. Fino alla sera prima delle sue pose non sapevamo se sarebbe arrivato. L’ultimo giorno delle riprese, invece, abbiamo festeggiato il suo compleanno sulla spiaggia.
Il corto è girato in un elegante bianco e nero ed in un formato d’epoca: è stata una scelta stilistica legata all’ambientazione storica o c’è anche qualche altro motivo?
Sì, abbiamo voluto rifarci all’immaginario cinematografico legato a quegli anni, raccontando però dei personaggi omosessuali che in qualche modo il cinema di quegli anni ha sempre negato. Un’operazione metacinematografica, con un forte valore politico.
Quando hai presentato il corto, hai parlato di un progetto per un lungo: vuoi raccontarcelo in dettaglio?
‘Gli Uraniani’ ambisce ad essere un lungometraggio. Quello che si è visto al festival è solo il primo episodio. I quattro che seguiranno, faranno riferimento ad altrettanti generi cinematografici, ognuno dei quali sarà legato ad un diverso momento del secolo scorso. Il tema dell’omosessualità e la spiaggia costituiscono il leitmotiv di tutto il film.
Oltre a questo progetto ne hai altri nel cassetto?
Ce ne sono di sicuro, ma per ora tutte le energie sono dedicate al completamento de Gli Uraniani.
Infine una domanda sul BIF&ST che ti ha visto vincitore della Menzione Speciale. Com’è stata questa esperienza?
Il Bif&st è un festival estremamente caloroso. Il corto ha avuto un’enorme attenzione. Il fatto poi di aver ricevuto un premio è stato un segnale importante. Un incoraggiamento a completare il film per i produttori (Dario Formisano per Eskimo e Flavia Parnasi per Combo Produzioni), l’organizzatore Christian Scacco (e la sua squadra) e per tutti quelli che hanno investito in questo progetto.
C’è un complimento che ti è rimasto più nel cuore?
Senza dubbio la motivazione espressa della Giuria nell’attribuire questo premio. Ma anche le considerazioni divertite di un ragazzino in sala per il quale l’inconsueto linguaggio del film non ha affatto ostacolato la comprensione della storia.
Ringrazio Gianni Gatti per la disponibilità rinnovando i complimenti per il premio e facendogli un grande in bocca al lupo per il suo progetto per il lungo.