Il regista di oggi, Giacomo Arrigoni, ha girato un interessante video sulla violenza sulle donne pubblicato anche da Marie Claire.it, ma ha all’attivo tanti altri lavori e vinto numerosi premi. Leggi tutti i dettagli nell’articolo.
Giacomo Arrigoni non ha ancora trent’anni ma ha già lavorato con aziende come Adidas, Fiat, Lancia e tante altre. Regista e sceneggiatore ha lavorato con artisti come Giuseppe Tornatore e Salvatore Nocita. Ha girato diversi cortometraggi e ha nel cassetto, come ci dice nell’intervista, un pò di lungometraggi.
Al buio
Lara (Francesca Faiella), passa le sue giornate chiusa in casa, al buio, a rileggere favole per dimenticare la realtà di violenza che vive, succube del marito. Ma per vivere la propria favola bisogna farsi forza e uscire dal buio.
Mostrare la violenza familiare, quella di cui di solito non si vuole parlare e che si cerca di tenere nascosta, non è facile: il rischio è quello di scadere nel banale. Al buio non è certo questo caso: con l’aiuto di una fotografia soffusa, della musica giusta e di una straordinaria interpretazione dell’attrice Francesca Faiella, nonchè di un impeccabile sceneggiatura, Arrigoni riesce, con questo cortometraggio, a trasmettere tutto il terrore, ma anche la vergogna e l’impotenza che vive chi è vittima di questo tipo di violenza.
E ora le domande al regista
Giacomo, come è nata l’idea del corto?
Volevo affrontare il problema della violenza sulle donne in modo non banale. Soprattutto, volevo parlare di violenza senza mostrarla, ma rendendola palpabile, pulsante sotto la superficie di un’apparente normalità. La favola, con i suoi differenti livelli narrativi e le varie simbologie che si porta dietro, mi è apparsa come il filtro migliore attraverso cui raccontare la storia.
Ho scelto Cappuccetto Rosso perché è una fiaba ormai radicata nel nostro bagaglio di incubi e visioni al punto di essere diventata un archetipo. Questo ancoraggio al vissuto di tutti noi rende la vicenda ancora più intima e aiuta lo spettatore a identificarsi, anche se non ha mai vissuto simili esperienze.
Quali sono state le difficoltà che hai avuto prima e dopo la lavorazione?
Più che difficoltà erano sfide e l’unica che ho sentito come pressante è stata: come trattare la violenza? Come metterla in scena? Volevo evitare le scene gridate, i litigi a squarciagola, le botte e il sangue: volevo focalizzare la mia attenzione sui dettagli e sull’essenzialità.
Al cinema molto spesso quello che non vedi ma che puoi immaginare colpisce di più di quello che è palesemente mostrato (diversamente da quanto accade in televisione, dove si cerca un voyeurismo disperato per attirare l’audience) e questo è il principio che cerco sempre di seguire in ogni progetto e che sta anche alla base di Al Buio.
Ogni piccolo particolare è come la punta di un iceberg e tutto quello che resta invisibile stimola l’immaginazione e accresce il coinvolgimento di chi guarda. Fa pensare, stimola una riflessione. L’essenzialità è stata quindi il principio guida delle scelte prese sia prima, sia durante la lavorazione. Altra sfida, che ogni regista si trova di fronte, è lo scorrere del tempo. Non ce n’è mai abbastanza.
Com’è stato il rapporto con gli attori?
Abbiamo fatto alcune prove nei giorni prima delle riprese, soprattutto per la scena più intensa: il marito che torna a casa ed entra in cucina raggiungendo la moglie alle spalle. I due attori si vedono in scena insieme per pochi secondi ed era fondamentale dare l’impressione che tra loro ci fosse una vita vera vissuta, giorni di violenze, un passato che noi non conosciamo ma possiamo intuire.
La tensione che Francesca e Roberto sono riusciti a creare è stata palpabile, un’onda di energia che sul set tutti hanno percepito. Uno di quei momenti in cui si è testimoni di una magia unica.
Quali sono i riconoscimenti che hai ricevuto?
Al Buio è stato presentato in più di 16 festival in tutto il mondo, proiettato a New York, Los Angeles, Barcellona, Roma, Milano… Ha vinto un Film That Heals Award al Manhattan Film Festival e una Special Mention da Rutger Hauer all’I’ve Seen Films International Film Festival. Gli altri miei corti hanno vinto altrettanti premi e sono stati selezionati e trasmessi in tutto il globo.
E’ notizia dell’ultim’ora che Al buio è stato appena selezionato nella sezione Vetrina ai Corti d’argento che si terranno a Cortina a marzo in chiusura del Cortinametraggio.
Quali sono i tuoi progetti futuri?
Al momento sto lavorando al mio primo lungometraggio da regista: un thriller ambientato a Venezia e intitolato La Maschera della Laguna, che presenterò all’European Film Market di Berlino. Insieme ad una casa di produzione interessata al progetto stiamo cercando dei co-produttori internazionali.
Nel contempo lavoro come sceneggiatore ad una serie di lungometraggi che ho scritto e che sto sviluppando con produttori americani ed europei: un thriller fantastico ambientato in Irlanda, una romantic comedy itinerante incentrata sul binomio amore-cibo e un thriller sovrannaturale che ha come protagonista uno scrittore.
Infine sto mandando avanti un progetto di cortometraggio tratto da un racconto molto intenso, Piedi, di Francesca Esposito, che affronta storie di donne che hanno combattuto e vinto la lotta contro il tumore al seno.
Concludo ringraziando Giacono Arrigoni e facendogli un in bocca al lupo per la sua carriera da regista in attesa di conoscere i suoi progetti futuri.
UN TALENTO PURO:IL MIO DESIDERIO?LAVORARE CON LUI
Grazie Alessandro per aver condiviso il tuo parare su Giacomo.